Sicilia
Vox populi

di Rosario Amico Roxas

IN questa bella mattinata primaverile del 2 marzo si ripete la funzione domenicale dell’incontro dei soliti personaggi viciniori, tutti seduti al medesimo tavolo nel bar sotto casa.
E’ la funzione del caffè mattutino e degli immancabili commenti alle notizie più attuali della cronaca. C’ è il più “alletterato” che sfoglia il quotidiano e annuncia il tema della discussione ripetendo i titoli in grassetto.
Dei bambini di Gravina non vuole parlare nessuno, come se un pudore nascosto lo impedisse; si ode solamente un commento condiviso “poveri figghi”.
Poi si passa agli argomenti del giorno, come se lì, in quel baretto alla periferia residenziale di Caltanissetta, si dovessero risolvere i problemi della regione e della nazione (e meno male che non si vota anche per il parlamento europeo, altrimenti si risolverebbero anche i problemi europei).
Una notizia appare più ghiotta delle altre: “L’arresto dell’ex deputato e assessore regionale Lo Giudice dell’UDC” ordinato proprio ieri 1 marzo.
Sono le coincidenze che non convincono; il parlamentare è stato condannato a 16 anni e 4 mesi di reclusione per accertata appartenenza alla cosca mafiosa dell’agrigentino; ma non da semplice esecutore di ordini, non con un incarico stagionale o precario come quello che lo Stato garantisce ai suoi giovani, ma con funzioni direttive, da funzionario se non da dirigente.
Gli furono trovati in casa 500 milioni delle vecchie lire al momento del trapasso dalla lira all’euro; non volendo manifestare la proprietà di un simile malloppo, lo tenne in case, scambiando periodicamente le lire; ne giustificò l’esistenza con i parsimoniosi risparmi di “una vita di lavoro”, ma non seppe motivare la ragione per la quale ne scambiava un po’ per volta, a secondo delle esigenze.
Mandato di cattura motivato da “possibilità di reiterazione del reato”.
Certo la magistratura deve usare tutti gli accorgimenti diplomatici per non incorrere nelle accuse di emettere provvedimenti “ad orologeria”; l’occasione delle elezioni regionali non deve essere turbata da inquinamenti giudiziari; così diventa possibilità, ciò che nella “vox populi” è certezza.
Il redattore del quotidiano che il gruppetto sta esaminando e commentando deve essere un furbo; uno di quelli che non dice, ma lascia capire.
Infatti la notizia dell’arresto di Lo Giudice è collocata in terza pagina con la medesima evidenza dell’altra notizia circa la liberazione di Riina Junior e delle rimostranze del sindaco di Corleone per tale inquietante presenza. Perché collocate graficamente accanto e con medesima evidenza ?
C’è una connessione fra le cose ? Arrivano i commenti.
Ormai è chiaro che la liberazione di Riina serve per ricompattare “cosa nostra” dallo sbando in cui si ritrova, proprio adesso che necessita la maggior compattezza possibile per condurre il gregge nei pascoli prescelti.
Ma Lo giudice perché arrestato ?
La domanda diventa: “Lo Giudice perché arrestato adesso?”.
Ovviamente si è trattato di un atto dovuto, che non poteva passare sotto silenzio, ma effettuato con il minor danno possibile. Dove sta la coincidenza ?
Nella transumanza del sindaco di Agrigento e dell’intera giunta comunale dalle fila dell ‘Unione, dove è stato eletto, a quelle berlusconiane che suonano la carica presso tutti gli avamposti dove è possibile reclutare voti; voti, non consensi, purchè si vinca.
Lo Giudice ha abitato a Canicattì, nell’agrigentino, libero di muoversi a piacimento; casualmente avviene quella transumanza; la gente mormora, ha capito, allora bisogna mettere una pezza; così dall’alto, molto dall’alto, viene dato il via libera alla magistratura di operare secondo legge , liberata dalle pastoie burocratiche gestite da abili e ben introdotti avvocati.
Manca la ciliegina sulla torta , ma viene fornita dallo stesso Berlusconi, impegnatissimo a fare l’imbonitore nelle piazze , nei cinema, nelle TV private, ripetendo la medesima solfa, dove l’argomento centrale, in Sicilia, è il ponte sullo stretto, che si farà, si impegna a farlo, è un obbligo d’onore.
Parla al “Popolo delle Libertà” affinche “chi ha orecchi da intendere intenda”.
Quel ponte, preventivato per 5 miliardi di euro, con buona partecipazione europea, finirà con il costare 50 miliardi di euro; la messa in opera preventivata 6/7 anni, durerà non meno di 50 anni, cosa che sancirà una alleanza generazionale tra mafia e politica, impegnatissimi come si ritroveranno nella gestione di un miliardo di euro l’anno (2000 miliardi delle vecchie lire) che si ripeteranno puntualmente per i prossimi 50 anni.
Sotto banco è stata anche promessa la “umanizzazione” del 416 bis (viene chiamata così).
A questo punto i commenti si sprecano e i fatti vengono assemblati in una sorta di itinerario unico,
consequenziale, coerente, previsto e predisposto:
· scarcerazione di Riina Junior per ricompattare le fila;
· arresto di Lo Giudice, ma solo dopo avere gestito la transumanza degli amministratori agrigentini;
· reiterazione della promessa sul ponte sullo stretto sul quale sono già stati investiti miliardi nell’acquisto dei terreni limitrofi all’opera; lì sorgeranno alberghi, ville, perché la regione in combutta con il nuovo sindaco e la nuova amministrazione (quella precedente è stata dichiarata dismessa) modificherà quei terreni rendendoli aree edificabili.
I discorsi si fanno troppo seriosi, c’è veramente di che preoccuparsi per l’avvenire dei nostri figli e per molti di noi anche dei nostri nipoti; così si passa dal serio al faceto…
Il più “camurriusu” stuzzica l’avvocato in pensione:
“ma tu, come una volta, riesci ad avere due rapporti sessuali ?”
risponde l’avvocato in pensione: “Si, certo, ma alla seconda …sudo”
“Ma cosa c’entra il sudare” incalza il “camurriusu”,
“C’entra, c’entra” ribatte sconsolato l’avvocato in pensione, ”perché la seconda mi tocca nel mese di luglio”.
Cos’ arriva l’ora di pranzo.


Rosario Amico Roxas



Domenica, 02 marzo 2008