Uomini e topi
QUESTO È UN ARTICOLO VOLGARE

di G.C.C.

Il ricordo della serietà di De Gasperi. Perché Beppe Grillo oggi e non ieri. Il «Vaffa-scuola»


Il «Vaffanculo-day» dell’attore Beppe Grillo che ha entusiasmato centinaia di migliaia e forse milioni di italiani adulti, trova chi, prudentemente, oggi lo sintetizza in «Vaffa-day» o lo spreme nello storico «V-day» e anche «V…». I mass media sembrano avere un rigetto per la volgarità dell’espressione, dei gesti e dei concetti di bassa lega esplosi in piazza a Bologna l’8 settembre, e proseguiti, sempre più grevi, con attacchi al Papa, su internet. Qualcuno, almeno formalmente, ci ripensa. Sono esclusi quegli studenti che non vogliono gli esami di riparazione e pensano che il «Vaffa-scuola» sia il meglio per il loro futuro.

Qualcuno si domanda come mai l’attore abbia sollevato le folle durante il governo di Prodi, nel cui Parlamento siedono gli stessi partiti che per cinque anni hanno sostenuto o contrastato il governo di Berlusconi-Fini-Bossi. I partiti sono gli stessi, la massima parte dei loro componenti non è cambiata: perché, dunque, il «Vaffanculo-day» non è stato portato in piazza sotto il berlusconismo? Perché voler distruggere i partiti oggi - mentre si cerca di tappare i buchi, finanziari e morali, lasciati dal centrodestra - e non ieri, quando i forzisti, i leghisti e i neofascisti facevano di tutto e di più?

È vero che, contestato pubblicamente da un giovanotto che aveva idee diverse dalle sue, Berlusconi lo fece individuare dai poliziotti della sua scorta e lo denunciò all’istante, facendolo processare per frenare sul nascere qualsiasi italiano che avesse voglia di protestare. Molti italiani restarono interdetti e molti altri si impaurirono. Ma è anche vero che Beppe Grillo non è un italiano qualsiasi e una sua contestazione clamorosamente pubblica come quella di Bologna, sotto il governo Berlusconi-Fini-Bossi avrebbe avuto un impatto popolare di ben diverse proporzioni.

Nessuno può aver dimenticato le «battute» dei vari Calderoli e Borghezio e i nodi scorsoi sventolati dai leghisti in Parlamento. Nessuno può considerare comiche le intenzioni di un leader di partito come Bossi, che minaccia di mandare a Roma dieci milioni di lombardi e dieci di veneti, per una guerra di liberazione della Padania, contro i partiti «romani». Soprattutto se sono gridate al microfono davanti a una folla plaudente.

Stiamo ai fatti: il caso Grillo è di oggi. La volgarità non sta soltanto nella parola, ma anche nelle offese e nelle idee. Berlusconi ha promulgato leggi, ha fatto proposte, ha detto frasi, ha fatto gesti in pubblico, ha raccontato barzellette in consessi dove nessun Cavour o De Gasperi avrebbe nemmeno osato fiatare, così da far parlare di sé i mass media di mezzo mondo. Basta sfogliare i giornali. È difficile sostenere che in quel modo l’Italia fosse rappresentata degnamente all’estero. Quello era il mondo di Grillo.

Mentre il Papa torna a condannare il profitto per il profitto, l’ex premier raccomandava agli italiani di «consumare per far girare l’economia». E il suo ministro delle Finanze invece di invitare al risparmio e a un maggior rispetto per i lavoratori, «cartolarizzava» i beni pubblici cioè li vendeva ai privati «per fare cassa». La volgarità veniva fatta passare per finanza di fantasia.

Per concludere. Pippo Baudo, presentatore di spettacoli, a suo dire, nazionalpopolari, che raccolgono milioni di famiglie davanti alla tv, secondo quanto hanno riportato i quotidiani dopo la trasmissione del concorso di Miss Italia, ha affermato: «Ci sono programmi fondati solo sul culo. Si potrebbe dire che vediamo una tv di merda» (v. "City", 1° ottobre). Qualcuno ha scritto «m…». Civile o volgare, questo è anche il nostro mondo.

G.C.C.



Sabato, 13 ottobre 2007