Cerchiamo di capire qualcosa

di Rosario Amico Roxas

Cerchiamo di capire qualcosa in questo guazzabuglio di nuova politica del dialogo che Berlusconi vorrebbe proporre per condividere con l’opposizione la responsabilità di scelte impopolari.
Il nodo cruciale è il governo della Sicilia, dove vige una situazione paradossale, con alleanze inedite e contrastanti quelle che regolano il governo centrale.
In Sicilia Lombardo sta dimostrando di volere andare avanti per la sua strada, evitando le trappole delle alleanze che non dialogano, bensì impongono le proprie esigenze.
Lombardo ha chiesto al PdL di ridurre la rappresentanza di sette assessori a sei, in quanto un assessorato vorrebbe assegnarlo a persona di sua fiducia, possibilmente lontano dai giochi di equilibrismo tra potere politico e potere mafioso. Ma si tratterebbe proprio dell’Assessorato alla Sanità, quello che gestisce il maggior volume di denaro pronto-cassa; molto più dei lavori pubblici che lasciano tracce delle malvessazioni, nelle gare truccate e nelle assegnazioni formalmente corrette che nascondono i veri beneficiari. Alla Sanità tutto è più semplice, perchè già ampiamente collaudato: forniture, convenzioni esterne motivate dalla “premura” a servire le esigenze dell’utenza, incarichi, consulenze, con relativo spreco di denaro che finisce in mani ai soliti notissimi. Il PdL ha fatto muro contro questa ipotesi, specialmente alla luce di indicazioni che vorrebbe come Assessore un “esterno”, con documentate esperienze di lotta alla mafia e di conoscenze dell’entroterra che costituisce il brodo di coltura della malasanità siciliana.
Una ipotesi del genere confermerebbe la volontà di Lombardo di iniziare sul serio a ridimensionare il potere occulto per restituire credibilità alle istituzioni malate. Una terapia d’urto destinata a fare rumore, molto rumore...troppo rumore.
E’ a questo punto che si inserisce la dialettica mafiosa, con il suo linguaggio fatto di mezze parole, di accenni, di cose dette e non dette ma destinate ad essere capite da chi “ha orecchie per sentire”.
Senza alcuna ragione apparente Dell’Utri, nel pieno della campagna elettorale, esordì con la nota affermazione “Mangano è stato un eroe”, provocando un putiferio che avrebbe potuto danneggiare l’andamento della campagna; ma, evidentemente, c’era l’urgenza di mandare un messaggio.
La risposata arrivò con la puntualità di una cambiale; fu lo steso Berlusconi a confermare l’eroismo di Mangano, il noto mafioso condannato all’ergastolo per duplice omicidio, perchè non avrebbe parlato contro lo stesso dell’Utri e contro Berlusconi. A quanti si capisce la terminologia mafiosa, l’eroismo di Mangano sarebbe da attribuire più all’omertà, al silenzio della connivenza e allo storno delle responsabilità. Ma cosa c’è dietro l’affermazione di Dell’Utri e dietro la conferma (controproducente) di Berlusconi ?
A suo tempo il governo Berlusconi fu tenuto sotto tiro da Previti, il quale, senza mezzi termini ricattò il governo affinchè legiferasse in modo da escludere al medesimo i giusti rigori del carcere. Sopravvisse come parlamentare più di un anno, quando un altro condannato in via definitiva, privo di protezioni sarebbe stato cacciato immediatamente.
Quindi furono le leggi ad personam per evitare che si concretizzasse la minaccia :“Insieme hanno operato e insieme sono caduti”, messaggio chiaro e perentorio inviato al capo del governo, dallo stesso Previti, scritto in forbito latino. Adesso tocca alla eroicità di Mangano che non ha parlato, ma solo per chiarire che potrebbe non essere più il tempo dei “eroi”: la strada per l’inferno è lastricata da questo genere di eroi. Attivandosi una politica come quella che vorrebbe Lombardo molti eroi si stancherebbero di esprimere eroismi a potrebbero essere stimolati a “cantare”; così Berlusconi risponde immediatamente ., confermando l’eroismo di Mangano perchè servono molto più gli “eroi” che i canterini pentiti.
Ma quella di cantare è una esclusiva del cavaliere, anche se canta solo accompagnato da Apicella e esibisce versi melensi che suscitano gli applausi di Bondi Calderoli, Emilio Fede, Bruno Vespa, della Brambilla e della Carfagna, e tranquillizzano gli aspiranti eroi.

Rosario Amico Roxas



Domenica, 18 maggio 2008