Affinché la legge sia uguale per tutti

di Rosario Amico Roxas

L’uguaglianza di fronte alla legge si rivela, ogni giorno di più, come una mera ipotesi assoggettata ad una miriade di eccezioni, che ne vanificano l’impianto democratico.

Se un cittadino qualunque, un “signor Nessuno” detentore per la Costituzione del potere, riuscisse, attraverso un qualche trucco sempre possibile, ad esprimere più di una volta la propria volontà elettorale, sarebbe penalmente perseguibile avendo commesso un reato previsto dal codice penale.

Così non accade per il parlamentare che nella sede deliberante esercita, oltre al suo diritto, anche quello del vicino di scranno che alla presenza in aula ha preferito la presenza negli affari suoi.

E’ il triste spettacolo dei cosiddetti “pianisti” che alterano i risultati delle votazioni facendo diventare maggioranza parlamentare quella che maggioranza parlamentare non è.

Camera e Senato rappresentano la palestra di queste esercitazioni, contro le quali i rispettivi presidenti dovrebbero prendere seri e rigorosi provvedimenti.

Rispettando le cariche istituzionali, ma esprimendo per intero le critiche ai politici che le rappresentano, notiamo il disinteresse a neutralizzare questo indegno spettacolo.

Alla Camera, addirittura, il presidente ha programmato un escamotage che dovrebbe impedire il fenomeno; vorrebbe far montare un pulsante suppletivo a quello già esistente, per costringere il parlamentare musicofilo a mantenere impegnate entrambe le mani, così da essere costretto a far finta di essere una persona democraticamente corretta.

Praticamente come mettere all’ingresso di una banca il divieto di ingresso ai rapinatori !

Basterebbe, invece, dilatare e applicare la legge corrente, anche, e in particolar modo, a questi personaggi, troppo convinti di essere al di fuori e al di sopra delle leggi.

Il semplice cittadino che usa la tessera del fratello gemello per votare due volte, in fondo non altera il risultato elettorale in maniera significativa; mentre il parlamentare che fa il pianista sposta l’esito di una consultazione, alterandone il risultato.

Allora tale comportamento andrebbe punito come reato, e non si deve parlare di rimbrotti o temporanee sospensioni, ma di decadenza del mandato parlamentare per indegnità democratica e conseguente cancellazione dalle liste elettorali e dichiarazione di perpetua ineleggibilità.

Faccio appello al solo gruppo che oggi può avere la vocazione alla legalità, cioè all’ IDV e all’on. Di Pietro, perché venga presentato un disegno di legge in tal proposito e venga posto ai voti.

Si dirà che verrà certamente bocciato; ne sono convinto, ma si evincerebbero le motivazioni nelle dichiarazioni di voti e si identificherebbero i gruppi che, bocciando la proposta di legge, manifestano l’intento di proseguire nel malcostume.

Rosario Amico Roxas



Venerdì, 20 giugno 2008