Politica
11 OTTOBRE 2008. IO C’ERO.

di Vincenzo Lombardo

C’ero, anzi ho voluto esserci. Nonostante gli anni, nonostante gli acciacchi. 15 ore di pullman all’andata, 16 ore al ritorno, perché- tanto per cambiare, l’autostrada del sole,interrotta, ci ha costretti a fare un giro turistico supplementare lungo la costa ionica. Ho voluto esserci per dire che i vinti non sono sconfitti una volta e per sempre; per dire che l’invisibilità creata dai mass media, servi dei poteri forti, era una violenza, che essi non dovevano avere ragione. Per dire che quando si possono tagliare a fette l’ingiustizia, l’iniquità, l’arroganza del potere, il sopruso dei potenti è un crimine stare a guardare, è una complicità insopportabile essere passivi.
Eran trecento…..mila! Giovani e non, forti della volontà di contrastare la deriva autoritaria che ha imboccato il governo di centro destra, la voglia dei padroni di stracciare ogni diritto dei lavoratori, la protervia dell’uno e degli altri di precarizzare l’esistenza di milioni di persone. Non erano eroi romantici belli ed aitanti. In massima parte erano corpi di persone normali che avevano scolpita in viso la difficoltà del vivere quotidiano, la rabbia di essere trattati con disprezzo dal potere dominante.

Incredibile, ma vero: erano in massima parte comunisti. Migliaia e migliaia di bandiere rosse di Rifondazione Comunista e del PdCI. Ogni altra rappresentazione della manifestazione è un falso propagandistico. C’erano anche esigue minoranze, importanti compagni di strada con i quali è giusto e necessario raccordarsi per altre battaglie comuni contro avversari comuni: le forze reazionarie del centro destra, ma anche il moderatismo PDista che fa da complice sponda al reazionario Berlusconi.
Perfino Di Pietro può essere un temporaneo compagno di strada su alcuni temi come la difesa della democrazia, l’affermazione della legalità contro il concetto aberrante secondo cui l’illegalità può diventare legge solo perché un parlamento asservito ai voleri del despota vi appone il sigillo del voto parlamentare. E infatti raccoglieremo assieme all’Italia dei valori, oltre che con Pdci, SD,i democratici di Parisi, le firme per abolire il così detto lodo Alfano, quell’obbrobrio per cui la legge è uguale per tutti tranne che per Berlusconi, il quale, per paura di apparire ridicolo e perdere la sua personale battaglia, vi aggiunto anche i presidenti di Camera e Senato e il capo dello Stato.

C’erano anche pochi generali senza esercito, quelli che hanno portato la sinistra per la prima volta nella storia democratica del paese, fuori dal parlamento. Si aggiravano spaesati tra la gente incazzata, abbozzavano sorrisi di circostanza, avrebbero voluto stringere migliaia di mani, ma facevano la fine del personaggio dantesco che, volendo abbracciare un’ombra, gli ritornavano le braccia sul petto. E’ andata così secondo tutti quelli che hanno partecipato alla manifestazione; per tutti, tranne che per un inviato di Repubblica, il quale non ha trovato di meglio che far dire a quei generali senza esercito che quella marea di gente costituiva un avvertimento per le segreterie di Ferrero e Diliberto. Non ha detto il servitore del potere che il più celebre e responsabile di quegli ex generali è stato vivacemente contestato e lui ha alzato i tacchi e se n’è andato. Servi e ipocriti giornalai da quattro soldi. Non ha detto, non hanno detto che quel popolo marcava una cesura netta col rivoluzionarismo parolaio, con le chiacchiere da salotto, con le elucubrazioni mistiche che hanno depotenziato la carica agonistica di migliaia di militanti e di centinaia di migliaia di elettori, spinti tra le braccia dell’astensionismo o addirittura della reazione leghista.

Io c’ero, e ne approfitto per raccontare una verità che sbugiarda quella del regime.
No so come andrà a finire. Una cosa è certa: l’11 ottobre 2008 è iniziata un’altra storia. L’antagonismo sociale, uscito dalle aule parlamentari, entrerà nelle pieghe della società e questa non potrà che trarne vantaggio.

Vincenzo lombardo



Martedì, 14 ottobre 2008