Tra elezioni e lotta politica

di Giulio Vittorangeli

[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli@wooow.it) per questo intervento.]


Allo stato attuale non sappiamo, con certezza, come si concluderanno le elezioni.

Se ci aspetteranno (come sembra probabile) altri cinque anni di berlusconismo, che vuol dire l’assestamento definitivo di atteggiamenti malsani e di comportamenti odiosi, di valori finti e di norme sbagliate, in una parola di una atmosfera culturale francamente irrespirabile. O peggio, contagiosa. La storia si ripete sempre due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa; in questo caso Berlusconi ci mostrera’ (se guidera’ l’Italia per la terza volta, quindi anni dopo il suo ingresso in politica) cosa ci riserva la storia la terza volta.

Oppure se il Partito Democratico riuscira’ a porre un freno alla vittoria berlusconiana; non proponendo pero’ nessuna alternativa di sistema, affermando l’antico e interclassista luogo comune della comunita’ nazionale ben governata.

Se finira’ cancellata la "sinistra arcobaleno" dalla politica italiana. Quella massacrata da un’esperienza di governo disastrosa. Quella che (per fare un solo esempio) pur criticando le missioni militari all’estero, le ha sempre approvate per "lealta’", incrinando il rapporto con il movimento contro la guerra. Quella che promette per un domani la costruzione di un vero soggetto politico, mentre si propone oggi come opposizione senza le idee e le forze per praticarla. E’ mancata una seria riflessione sull’esperienza di governo, e un lutto non elaborato e’ velenoso come ogni rimosso. Messi insieme i partiti "arcobaleno" valgono il 13%, ma pregano per l’8% e qualcosa vorra’ dire.

Restano le liste di "sinistra critica" e poco altro; ma su tutte pesa l’astensionismo di sinistra, che non e’ generica "antipolitica". L’incertezza rispetto al voto di ampi strati della sinistra "sociale" (astenersi o votare, e per chi votare) non e’ riconducibile all’alternativa fra il richiamo ricattatorio al "voto utile" al Partito Democratico e il richiamo identitario al "voto necessario" alla Sinistra Arcobaleno.

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Ha ragione Rossana Rossanda: "Loro hanno i ’valori’. Meno stato piu’ mercato per i beni, meno repubblica piu’ Vaticano. I ’valori’ di Berlusconi, quelli di Casini, quelli di Veltroni, quelli di Emma Marcegaglia, quelli del cardinal Bagnasco. Se ne fa un gran parlare. Un ’valore’ accompagna ogni vassallata, ogni porcheria. Se mi si permette (e anche se non mi si permette), molti di noi ne hanno abbastanza. Inciampiamo a ogni passo in valori di latta, mentre si torna a guardare con piu’ disprezzo che un secolo fa alla vita e alla liberta’ di chi lavora nel frenetico accendersi e spegnersi di migliaia di imprese senza regole. Assimilati ormai ai poveri, cui si deve al piu’ un briciolo di compassione. Se non e’ declino morale questo, travestito da affidamento ai principi della Borsa, della Confindustria e di oltretevere, la ragione non ha piu’ corso".

Anche per questo abbiamo assistito ad una campagna elettorale accartocciata sui problemi interni, senza un respiro e una visione internazionali. Sarebbe veramente lungo fare l’elenco dei "grandi assenti" in questa triste campagna elettorale, tutta all’insegna della virtualita’ e della simbolizzazione: dalla rimozione della guerra (l’opposizione alla guerra non e’ un vestito da cambiare a seconda delle stagioni), alla lotta alla mafia (con qualche solitaria eccezione). Per proseguire con le torture di Bolzaneto (G8 di Genova del luglio 2001), che sono entrate per un momento e di striscio nella campagna elettorale: eppure Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi dovrebbero saperne qualcosa e Walter Veltroni non dovrebbe cavarsela con un generico "voltiamo pagina". Ed ancora, quasi nessuno ha parlato di beni comuni mercificati e di privatizzazione dei servizi pubblici locali. Per finire con il silenzio pavido della politica che in pieno fervore elettorale non osa toccare argomenti ad alta "sensibilita’ etica" per non alienarsi il favore ecclesiastico. Una politica, quindi, sempre piu’ mediatica che non incontra mai i corpi sociali, anzi li nega, che parla solo ai cittadini consumatori. Che non si accorge neppure che e’ in atto un attacco forte alla libera scelta delle donne in carne ed ossa.

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E’ una situazione decisamente difficile, che trova un riscontro ancora piu’ drammatico nella spiacevole sensazione che molta parte degli elettori sta dalla parte dell’interesse privato contro ogni atto pubblico, dell’egoismo pietoso e dell’altruismo peloso, del malcostume e della maleducazione, della comodita’ alla sudditanza e della vocazione al servilismo.

Eppure non possiamo permetterci il lusso del pessimismo; bisogna tenere aperta la possibilita’ di una lotta politica, di una speranza. Del resto voto o non voto lo scontro politico, e soprattutto sociale e culturale, continua anche dopo il 13 aprile. E bisogna ricostruire una cultura della solidarieta’, del rispetto, dell’accoglienza, della diversita’, della convivenza e delle relazioni pacifiche, perche’ quell’insieme di grandi mutazioni che vanno sotto il nome sintetico di globalizzazione, hanno messo in discussione e sconvolto, devastato e negato, non solo ideologie e forme di pensiero consolidate, ma molti dei modelli quotidiani di convivenza.

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Numero 422 dell’11 aprile 2008



Venerd́, 11 aprile 2008