Elezioni
Lettera aperta a Mons. Nogaro

di Giorgio Chiaffarino

È per Sua Eccellenza
Mons. Raffaele Nogaro
Piazza Duomo 11
81100 CASERTA CE

Milano 8 aprile 2008


Eccellenza,
ho letto come tanti sui giornali il suo accorato intervento sulla situazione che si è creata riguardo alle prossime elezioni. Premetto che non avendo possibilità di verifiche con altre fonti, devo accettare come corretti i resoconti giornalistici, pur sapendo che spesso non rendono fedelmente il pensiero dei loro interlocutori.

Capisco e condivido la preoccupazione quando Lei ci dice che «È inconcepibile che un sistema politico metta i cittadini in condizione di non conoscere e di non scegliere chi li rappresenterà».
Purtroppo non è la prima volta che questa deplorevole legge è chiamata a fare le sue non esaltanti prove e i suoi aspetti negativi erano e sono ben noti all’opinione pubblica del nostro paese.

Le è certamente noto che alcune forze politiche si sono battute con grande impegno proprio per cambiarla, ma hanno trovato fortissime resistenze tali che in fine sono risultate vincenti.

Partecipo anch’io all’idea che così «si nega la libertà di confronto che è alla base della democrazia». È anche veramente grave l’indicazione che Lei dà che «da queste parti [penso nella sua diocesi] lo fa la camorra». Così mi riesce veramente incomprensibile che da vicende tanto tristi Lei possa derivare le ragioni per disattendere il dovere di esprimere il voto e che questo non voto possa essere addirittura «nell’interesse del bene comune». Credo che così si finisca per esprimere comunque un voto e questo metta sullo stesso piano le parti politiche che hanno prima promosso e poi ulteriormente imposto al paese il sistema che Lei giustamente deplora con quelle che fino all’ultimo lo hanno ostacolato, cercando di cambiarlo. Ancora: in qualche modo si insinua una uguaglianza tra chi utilizza la camorra e i suoi voti e chi la combatte e quei voti a gran voce rifiuta.

È inevitabile che non esista il partito che indovina totalmente tutte le nostre aspettative, sia come uomini che come cose, ma forse è da incoraggiare chi, magari esagerando, rischia l’inesperienza del nuovo piuttosto che ripercorrere precedenti sentieri.

È vero che «chi è ancorato al Vangelo non può sottrarsi all’amore della verità» e certamente non deve «turarsi il naso», ma credo debba comunque sentirsi veramente impegnato a usare il massimo discernimento che in questo caso è quasi il simbolo dei talenti della parabola da far fruttare al meglio come lo Spirito ci consiglia. Sappiamo che soffia dove vuole e certamente anche sugli elettori e domani sugli eletti: auguriamoci che entrambi gli prestino l’indispensabile ascolto.

Le porgo un rispettoso saluto.



Mercoledì, 09 aprile 2008