UNA LETTERA TESTIMONIANZA

di Natalia Alberti

Ravenna, 15 settembre2008

Caro Alberto,
mentre ero in vacanza in Croazia, leggevo i nostri quotidiani, che poi ho smesso di leggere se volevo veramente fare vacanza, ma mi hanno stimolato alcuni pensieri che vorrei condividere con te.
Ma perché l’ Italia è finita così in basso? Perché i nostri politici sono diventati così corrotti e avidi di potere? Perché non pensano veramente al bene del paese, della gente? Perché perché perché…
Sto pensando che in questi 50 anni di progressivo ben-essere, senza accorgercene, piano, piano, abbiamo fatto sì che il ben-essere, i soldi, il potere, il possedere, l’apparire, prendessero il sopravvento a tutte le necessità interiori dell’uomo.
Prima quello che mancava lo si risolveva con parole di fede e di filosofia, si stava più insieme per necessità e anche per piacere, c’era più bisogno di solidarietà, si comunicava di più, la società era più unita. La vita era più lenta, più scandita, si aveva più tempo per riflettere, per alimentare la nostra vita interiore.
Ora siamo in crisi dentro di noi, facciamo fatica a ritrovarci, ma anche la nostra vita esteriore è in crisi, quella parte di noi che la società ci aveva così stimolati a soddisfare; ci sono i nuovi poveri, la difficoltà a saper rinunciare a una vita comoda che abbiamo raggiunto anche con fatica e anche con rinunce, ma che oggi quelle rinunce non ci sembrano più fattibili e ci sembra tutto necessario.
Invece viviamo nel gran sovrappiù, abbiamo paura di tornare indietro, ma non sarebbe un tornare indietro ma solo arrivare al necessario, perché tre televisori? Perché tre volte alla settimana al ristorante? ecc… Tra l’altro oggi che ognuno ha molto, non siamo più abituati a condividere e a spartire.
Ora, secondo me, siamo arrivati a questo perché al posto dei sentimenti, di quelle relazioni umane di cui abbiamo bisogno, di quel lavorio interiore che ti fa crescere andando a cercare le risposte nel mondo, dell’ amore in poche parole, (parola oggi pericolosa da pronunciare perché non si sa più se tutti danno lo stesso significato a questo sentimento), abbiamo messo la tecnologia, abbiamo pensato che, forse, quella necessità di sicurezza che l’uomo cerca e prima riponeva in quel sentimento, si può barattare con il ben-essere, case, macchine, viaggi, vestiti, e anche tanta medicina ecc….
Forse si è pensato che tutto questo bastasse per star bene e che il nostro “dentro” sarebbe stato bene stando bene “fuori”, e quel sentimento che si chiama amore faceva parte di una società arcaica dove era necessario stare insieme per necessità. Ora possiamo avere molto però in pochi, si è creduto che anche quelli rimasti indietro ci sarebbero arrivati. Ci stiamo accorgendo che questo non sarà possibile, i risultati sono disastrosi. Credo che la maggior parte degli psicologi lavorino soprattutto per colmare assenze d’amore, è sempre stato così ,ma oggi è cresciuto a dismisura, quindi questo nostro ben-essere è diventato il nostro mal-essere. Ci siamo accorti, purtroppo o per fortuna, che non basta avere tanto, l’essere umano ha bisogno di questo sentimento che chiamiamo amore.
Quando dico amore non voglio ingabbiarlo in nulla di ben definito, in una fede, in un credo, in un comportamento, anzi voglio, vorrei dare libertà perché l’amore è libertà, gli voglio dare respiro, l’amore è il mondo in cui viviamo, il creato è amore, tutto quello che l’uomo non ha creato è già amore, e noi uomini siamo impastati di questa materia DI QUESTO SENTIMENTO CHE NON ABBIAMO CREATO NOI.
Senza amore morremmo, e, nonostante tutti i dolori che ci sono al mondo, l’amore è ancora più forte, per nostra fortuna, e in fondo anche per quelli che non credono a questo motore. L’amore è in tutto quello che vive e quindi anche in noi, possiamo dare amore e creare amore.
Penso che il punto sia proprio questo, l’uomo vorrebbe essere Dio, essere lui il creatore del mondo e non si rassegna ad essere un elemento di questo creato ma non ha ancora accettato di essere tra le creature più amate, perché è più facile creare dei surrogati dell’ amore che crescere lavorando su se stessi e trasmettere questo sentimento che abbiamo in noi, perché trasmettere amore è faticoso, o almeno pensiamo che lo sia e pensiamo che sia più facile comperare, ma l’amore non lo si compra.
Volevamo, vogliamo monetizzare la vita, è sempre stato così .Per fortuna la vita non si può comperare, anche se con la medicina ce lo vogliono far credere. Ma io parlo della vera vita, quella non la si compera, bisogna viverla, e viverla costa fatica.
Ora, in tutto questo chi mi preme, soprattutto, sono i nostri figli, i nostri giovani, che sono le donne e gli uomini di domani, che mondo gli stiamo passando? Ci hanno seguito in questa discesa, sono più felici dei giovani di 50 anni fa? Non mi sembra, stanno morendo di dolore, stanno facendo una fatica bestiale a capire quali sono i veri valori perché gli abbiamo confuso le idee, hanno di più, ma con quale risultato? Sono cresciuti con più facilità e davanti alle difficoltà della vita sono impreparati perché li abbiamo illusi che bastava avere, apparire, cercano di scappare da tutto questo con l’alcool e con la droga che la società gli fa trovare. Non ci piacciono i nostri giovani? Mea culpa - mea culpa, ma la società adulta non si vuol ritenere responsabile di tutto questo dolore giovanile, così li riteniamo responsabili del loro comportamento, mentre siamo corresponsabili .
Se i politici facessero il loro lavoro con più passione e con più amore, lo so che chiedo molto, se governassero veramente per il bene del paese, e quindi delle persone, ci sarebbe minor disagio giovanile? Come fanno i giovani ad avere fiducia in un paese dove sono considerati poco, pagati poco, non gli viene riconosciuto la loro fatica di anni di studio, non si sentono considerati come persone, ma strumenti, come fanno a lavorare con impegno se si sentono sfruttati, come fanno a rispettare una società che non li rispetta, se non si sentono amati come fanno ad amare? Tra l’altro c’è il problema che molti giovani sono violenti, così l’adulto ha paura del giovane, e così i giovani si ritrovano di fronte ad adulti fragili, invece di avere adulti che li sappiano affrontare e aiutarli a crescere.
Li abbiamo troppo protetti e ora credono di fare quello che vogliono, perché non gli abbiamo messi i paletti giusti che servono per crescere, stiamo sempre più delegando: allo stato, alla scuola, alla medicina, quando ogni adulto dovrebbe sentirsi responsabile del suo vivere, perché con ogni nostro dire e ogni nostra azione mandiamo messaggi.
Sarò ingenua ma credo che è solo rispettandoci, aiutandoci, amandoci, che riusciremo a stare bene insieme, ma mi accorgo che forse non è questo il progetto di chi sta al potere.
C’è un bel passo nel libro di Augias e Pesce “Inchiesta su Gesù”, nel capitolo “E’ più facile per un cammello…..” “Le intenzioni di Gesù di scardinare tutto quello che è istituzione, sia potere dei gruppi politici, sia il potere egoistico dei nuclei domestici, stava nell’obbligarli a praticare un’ospitalità senza contraccambio”. Pesce continua: “Nulla a Gesù gli è più estraneo di un monastero, di un convento o un Kibbutz. Egli denuncia l’ingiustizia, non propone l’egualitarismo, ma neppure il suo contrario… non sembra prendere in considerazione che esistono organizzazioni sociali migliori di altre. E’ come se inserisse cunei eversivi all’interno di ogni sistema… Egli non è un fondatore di società né un organizzatore di sistemi sociali, né un legislatore. Indica i punti nevralgici da trasformare per poter entrare nel regno… ma l’ingiustizia, la malattia e l’ipocrisia, sono gli obbiettivi contro cui si batte.”
Sono molto d’accordo su tutto questo pensiero.
Quindi tocca veramente a noi uomini di trovare per ogni società l’equilibrio giusto per stare bene insieme, ma il grosso problema è questa parola INSIEME.
Caro Alberto con questo mio lungo pensiero, su cui spero avremo modo di confrontarci, ti saluto caldamente, e ti ringrazio per Koinonia, che aspetto sempre con ansia, è veramente un gran piccolo spazio di condivisione e fratellanza, di un sentire comune che non è sempre facile e se anche il cristiano deve essere proiettato nel mondo con tutti, si ha bisogno di un luogo di incontri per attingere forza, coraggio e amore da spartire con gli altri.
Un sincero, caro abbraccio.

Natalia Alberti

Articolo tratto da:

FORUM (107) Koinonia

http://www.koinonia-online.it
Convento S.Domenico - Piazza S.Domenico, 1 - Pistoia - Tel. 0573/22046



Venerdì, 19 settembre 2008