Storia e cronaca: un dibattito sul tema

di Rosario Amico Roxas

Riporto qui la risposta che ho dato ad uno dei redattori de "La Sicilia" quotidiano di Catania.
Mi corre obbligo aggiugere che in radazione sanno benissimo che sono cattolico e cristiano.

Rosario Amico Roxas


Spett.le La Sicilia
Red. di Catania

Catania


La risposta del dr. Giuseppe Testa a proposito della mia nota "Savonarola e il V-Day di Grillo", nella quale mi dice "… se non si scomoda la storia il senso della cronaca ci sfuggirà sempre", mi convince, o, per essere più precisi, mi conviene accettarla per buona perché condiziona ben altri argomenti che non un semplice avanspettacolo fustigatore, realistico, ma non propositivo, perché distruttivo con eccessiva faciloneria.

Il ricordo e l’analisi della storia per interpretare la cronaca mi porta ad altre considerazioni di diverso livello, che pure incalzano nella cronaca e coinvolgono anche la storia futura.

Mi riferisco alla "ricerca delle radici cristiane dell’Europa" per la quale si sono scomodati Pera e Ratzinger in un volumetto a quattro mani; da una parte l’ateo dichiarato, che si è fatto convincere a vivere kantianamente da ateo, ma "come se Dio esistesse" (quindi i piedi in due staffe), e dall’altra il teologo, diventato pontefice, che occupa troppi ruoli contraddittori per una sola persona.

In questa ricerca delle radici emerge un cristianesimo selettivo, elitario, che ha perso i crismi della universalità per diventare una religione europea che si eleva sulle altre religioni, nel tentativo di assumere anche il ruolo-guida nella cultura .

Si tratta di un primato che ottiene l’effetto opposto a quello programmato, in quanto trasforma il cristianesimo in un fenomeno antropologico e non più in una religione che segue gli insegnamenti di Cristo.

Così interpelliamo la storia, alla ricerca di quelle radici.

Il cristianesimo si dilatò quando i cristiani erano "dati in pasto ai leoni"; fu la fede in Cristo a sostenere i primi cristiani e a dare loro la forza di divulgare quei pochi, ma chiarissimi, insegnamenti.

La promessa di Cristo, "non prevalebunt", che dura da due millenni, si attualizzò in forza della religiosità e della fede in Cristo, non certo per l’intervento delle gerarchie vaticane.

Quindi fu tutto un susseguirsi di eventi, che ci dimostrano solo che la fede in Cristo si fortificò "malgrado" la Chiesa. Iniziò il potere temporale, nacque lo Stato Pontificio, quindi fu la lotta per le investiture, che si sta riproponendo anche oggi, quando sorge il problema dell’obbedienza (i parlamentari cattolici devono ubbidire al Pontefice in quanto cattolici o alla Costituzione in quanto parlamentari ?), poi le crociate, la vita dissipata nelle stanze del Vaticano, da dove Pio V scacciò le cortigiane, meritandosi l’ onore degli altari, ma poi Leone X (figlio di Lorenzo il Magnifico, ricevette la tonsura a sette anni con la nomina a Protonotaio Apostolico, ad otto godeva dei benefici quale abate di Montecassino e Morimondo, e prima dei tredici fu nominato cardinale, quindi, pontefice a 38 anni), riportò i fasti rinascimentali e la vita dissipata e opulenta alla corte pontificia, mentre combatteva Martin Lutero provocando lo scisma protestante.

Ripercorrere tutte le tappe vaticane sarebbe estremamente lungo, ma questi esempi ci bastano per identificare le radici proposte dal Vaticano, che contrastano con quelle della fede popolare interpretata dal monachesimo, dalla predicazione di Francesco d’Assisi, da "L’imitazione di Cristo", che consentirono l’avverarsi della promessa "Non prevalebunt".

Ma dalle radici proposte dal Vaticano restano esclusi o vengono allontanati i "preti operai", la "teologia della liberazione" e adesso anche Teresa di Calcutta che si è cercato di presentare come una dubbiosa, una incerta, quasi a voler esorcizzare la grandezza dell’esempio e la "santità del dubbio".

Chi esibisce certezze non serve la fede o la religione; trasferire l’insegnamento di Cristo in una esegesi cristologica rischia solo di confondere le idee e innalzare l’uomo allo stesso livello di Dio; è così che Dio muore nel cuore degli uomini.

Ascoltando le parole di Benedetto XVI non comprendiamo mai se parla da teologo nelle lezioni magistrali, da pastore delle anime nelle omelie o da capo assoluto dello Stato Città del Vaticano negli interventi diplomatici, ognuna di queste cariche contraddice le altre due e, quindi, non si comprende a quali radici faccia riferimento.

La storia non aiuta certamente il Vaticano, ci dimostra, piuttosto, l’incrollabile ragione della fede naturale in Cristo.

"Lasciate che i fanciulli vengano a me", è un invito paterno, divino, che rischia di diventare una minaccia se accanto ci mettiamo la lettera "Crimen sollecitationis", voluta dal card. Ottaviani, e confermata nella sua interezza da Benedetto XVI, con la quale i corruttori dei giovani, anzichè "legarsi una macina da mulino al collo e buttarsi a mare" vengono nascosti nelle pieghe del silenzio e dell’omertà, con la minaccia di scomuniche a quanti vorrebbero punire i colpevoli.
"Il mio regno non è di questo mondo", ma lo Stato Città del Vaticano è il solo regno assoluto rimasto nel pianeta, con la sua banca, la sua diplomazia, i suoi musei, le sue monete, il suo esercito in abiti cinquecenteschi, armato di alabarde, e, quindi, solo attrazione turistica.
"Ma voi non fatevi chiamare rabbi, perché siete tutti fratelli"; "Ti ringrazio Dio Padre Onnipotente per aver nascosto ciò ai dotti e agli intelligenti ed averlo rivelato ai semplici".


Ma quali radici ? Le radici i cui frutti sono quelli che ci ricorda la storia non possono rappresentare il viatico di continuità.

Differenziando l’aspetto laico da quello spirituale, la ricerca delle radici assume un significato diverso: le radici dell’uomo, che per quanto riguarda l’Europa sono rappresentate dall’Illuminismo e dalla Rivoluzione Francese ("libertà, uguaglianza, fraternità"), e le radici della fede, che ritroviamo in Cristo e nella genuinità del Suo insegnamento.

Pretendere un primato selettivo significa solo alterare i termini della storia e tentare l’assurda ipotesi di "dare i leoni in pasto ai cristiani".



Domenica, 16 settembre 2007