Sull’assemblea dei nonviolenti a Bologna 19-4-08, dopo le elezioni

di Enrico Peyretti

Il sistema corre all’abisso, l’anti-sistema c’è, ma è allo sbando, disperso.
Il “sistema mondo”, e con esso il nostro paese (tanto più ora col Berlusconi 3), va trionfalmente alla rovina. L’anti-sistema, cioè il pluriforme movimento “altermondialista”, brancola in varie schegge e incertezze. Ha bisogno di un valore centrale, un obiettivo e un riferimento complessivo e articolato, profondamente alternativo e positivo.
Questa è l’impressione con cui esco dalla assemblea bolognese post-elettorale (continuazione di quella del 2 marzo pre-elettorale), dei movimenti eco-pacifisti.
Analizzati gli errori (supremo errore, a mio parere, l’astensionismo disperato, disfattista, collaborazionista col vincitore), si cerca di costruire una rete, o federazione politica nonviolenta. “Politica” nel senso civico, di cittadini, molto più e prima che nella politica istituzionale (non esclusa, specialmente a livello locale, ma ultimo effetto di un lungo lavoro da fare).
Propongo una mia sintesi personale di ciò che ho sentito e imparato: la stella polare deve essere l’idea e il metodo di nonviolenza positiva, che è l’alternativa essenziale all’esistente.
La nonviolenza positiva include: pace coi mezzi della pace; ecologia (perché la specie e la civiltà umana possa continuare ad esistere); parità di diritti e doveri tra uomo e donna, colmando le disparità nei fatti e nelle culture; rispetto, dialogo, incontro e non scontro tra culture e religioni; economia solidale ed ecologica; comunismo dei beni comuni. Ogni punto è l’opposto dei caratteri del sistema violento vigente.
Ognuno di questi capitoli richiede un grande e lungo lavoro. Un lavoro di ricerca, educazione, azione. Ricerca, studio, pensiero storico e filosofico rinnovato, in chiave positiva di nonviolenza. Autoeducazione ed educazione sociale, familiare, scolastica, diffusa. Azione nella società, che è primaria rispetto alla politica istituzionale: questa è soltanto l’effetto delle scelte di fondo nel sociale.
La nonviolenza positiva - in italiano potrebbe chiamarsi “forzavera” in traduzione letterale del satyagraha gandhiano, perché la forza è vita e la violenza è morte - è una categoria e un obiettivo di civiltà, che comporta un pensiero e un’azione globali, che ci dà la possibilità di uscire vivi dalla strozzatura creata dal mito folle della crescita materiale infinita, e quindi scampare allo sfruttamento finale della natura, degli umani e dei viventi.
Si tratta di una rivoluzione culturale epocale, a cui tutti noi, nel nostro piccolo, abbiamo da portare un contributo, adeguando i nostri mezzi: informazione, luoghi di riflessione, iniziative. Incoraggiamoci e aiutiamoci.

Enrico Peyretti, 23 aprile 2008



Sabato, 26 aprile 2008