Sicilia disastrata.

di Rosario Amico Roxas

Un tempo la Sicilia era considerata come la fucina politica per valutare sul campo possibili intese di governo da esportare al governo centrale; oggi è stata ridotta ad una discarica per la rottamazione delle idee. Ce ne rendiamo conto se tentiamo l’impossibile avventura di capire cosa sta succedendo in casa della CdL, ex FI, oggi disgustosa miscellanea uscita fuori da un frullatore.

Tutti hanno qualcosa da rottamare in nome e per conto della sopravvivenza politica e “al diavolo” la governabilità, lo sviluppo, la crescita, l’occupazione giovanile, lo sgravio fiscale, l’incremento delle rendite minime (minimissime!).

L’attivazione della campagna elettorale nazionale, impostata dalla destra come una vera e propria “marcia su Roma” mediatica, trasferita in Sicilia, diventa un guazzabuglio fatto di tutto e di nulla; la strategia politica si perde nei meandri dei compromessi, degli accordi sotto-banco, delle spartizioni a tavolino e degli interessi personalissimi del grande pilota.

La frattura, giunta anche agli insulti su base personale, tra PdL, la nuova invenzione del cavaliere, con l’UDC di Casini, in Sicilia, si trasforma in un accordo strutturale che non è politico, non è strategico, non è ideologico, e non si capisce cosa sia.

Miccichè attacca Cuffaro, lo strine al muro per farlo dimettere in nome dell’immagine della Sicilia che non può essere rappresentata da uno spione della mafia che fornisce ai mafiosi di vertice le informazioni riservatissime ricevute nell’esercizio delle funzioni, dalle quali si è dovuto dimettere.

Cuffaro si incazza quando si rende conto di essere caduto nella trappola di Miccichè, per il quale la richiesta di dimissioni significava solo l’apertura di una autostrada per la sua candidatura al posto di Cuffaro. Ma si sa, in Sicilia le autostrade si progettano, si cominciano, ma poi non si finiscono mai; così anche Miccichè è caduto nella sua stessa trappola, colpito a morte (politica) dal suo stesso boomerang.

Ma senza i voti di Cuffaro che aveva giurato vendetta, tremenda vendetta contro Miccichè, Berlusconi rischia di perdere la Sicilia, e con la Sicilia il premio di maggioranza al Senato che potrebbe garantirgli un minimo di maggioranza in quella parte del Parlamento diventata una “montagna russa”.

Emerge la candidatura della Prestigiacomo, approvata da Miccichè, ma indifferente a Cuffaro che non avrebbe garantito i suoi voti; attenzione non i suoi personali, dei fratelli, della moglie, ma quella massa di voti che gestisce tramite il collaudatissimo sistema che in Sicilia si chiama “cuffarismo”, cioè gestione di persone fisiche attraverso il vecchio, ma sempre valido, sistema del clientelismo. La Prestigiacomo scompare come una cometa, dopo avere illuminato con il suo malizioso sorriso, i mancati “vespri siciliani”.

Berlusconi non può perdere i voti di “Totò dei cannoli”, così viene messo in palinsesto la commedia degli equivoci. Spunta la candidatura di Lombardo, già decisa dallo stesso interessato, ma, adesso, avallata dall’intera coalizione di destra, dopo essere tutti transitati dal gigantesco frullatore.

Così per le regionali CdL, MPA, UDC appoggeranno Lombardo.

Per le nazionali UDC e PdL si scorneranno a vicenda in quanto Cuffaro sarà candidato al Senato in contrasto e in alternativa ai candidati del PdL ,

I fedeli clienti di Cuffaro, quelli che votano su ordine ricevuto, avranno un bel da fare a capire: alla regione alleati (o meglio soci) del PdL, nelle altre votazioni concomitanti per camera e Senato, nemici giurati; e al governo della regione ?

Un casino !

Miccichè pretende scegliere gli assessori (e allora gli viene promesso il ministero del Mezzogiorno per farlo tacere), Lombardo non è tipo di accettare imposizioni, Fini ha una figlia piccola e non può occuparsi di queste cose, Casini, fischiettando, fa finta di niente, gli basta che la situazione generale prenda il suo nome, anche se al singolare.

Ora è chiaro perché Kafka è nato a Vienna e Pirandello in Sicilia ?

Rosario Amico Roxas



Mercoledì, 27 febbraio 2008