A proposito dei bimbi rom bruciati a Livorno
Rom e memoria

di Augusta De Piero

Cari amici,
vi invio una relazione che avevo scritto nel 1996. Allora cercai di diffonderla ma tutto fu inutile e la Lega Nord vinse la sua battaglia culturale che ancora continua con molti, anche insospettabili, alleati e sodali.
Nel testo faccio riferimento al Friuli, come realtà a me nota e da me documentabile, ma le infami cartoline al Presidente della Repubblica avevano una ben più ampia diffusione.
Vorrei solo contribuire a frenare i lamenti, sciocchi e insultanti i bimbi morti a Livorno, che reciteranno l’espressione del disimpegno colpevole "tragica fatalità".
augusta



4 settembre 1996

Fin dal mese di luglio le fiere, i negozi, i bar del Friuli sono stati invasi da una cartolina prestampata della "Segreteria Nazionale LEGA NORD FRIULI", indirizzata (senza oneri di affrancatura) al Presidente della Repubblica, che recita:

"On.le Presidente, visto il D.L. 319 che regala 35.000 lire al giorno a testa ai circa 10.000 zingari ROM, in cambio del solo onore che ci fanno con la loro presenza, il sottoscritto_____, residente a_____, chiede di poter diventare anch’egli zingaro ROM ed usufruire così di questo diritto che non ‚ mai stato concesso a chi lavora e paga le tasse.
Certo del suo interessamento, le porgo i miei più cari saluti".

In agosto la diffusione, stimata in 100.000 copie, si é fatta più pressante perché la cartolina é stata inserita in un diffuso settimanale di annunci economici. Non é stato un caso: infatti i concetti espressi nello scritto riportato sopra si possono leggere anche nel documento "Le ragioni della Padania" che il "Gruppo Lega Nord per l’indipendenza della Padania - Senato della Repubblica" si propone di diffondere, come scrive testualmente a pag.7, "con un fascicolo che i nostri militanti vi recapiteranno a casa vostra, o che distribuiscono nelle strade o nelle piazze".
Il contenuto della cartolina é però un falso. Infatti il "governo Prodi" con il D.L.14996 n.319 "Interventi urgenti in materia sociale e umanitaria" assicura semplicemente la continuità dei finanziamenti previsti per i profughi dalla ex Jugoslavia, fra cui si trovano anche sfollati di origine Rom, con regolare permesso di soggiorno, in parte assistiti (si fa per dire) entro i campi zingari di alcune province italiane. Il guaio é che, nell’indifferenza delle forze politiche (i deputati, nello scorso mese di giugno, hanno fatto mancare il numero legale, impedendo che il decreto in questione diventasse legge), i funzionari del Ministero dell’Interno non sono mai riusciti a trovare, per illustrare i relativi capitoli di spesa, formule che corrispondessero a categorie di pensiero adeguate. Così l’identificazione etnica (unita al riferimento sciatto a una quota capitaria convenzionale anziché al sostegno della progettualità) ha consentito che l’interesse della gente non si concentrasse su una condizione che ancora una volta la storia connota, ma sul dato genetico idoneo a distinguere le etnie etnicamente compatibili da quelle che non lo sono.
L’operazione della Lega Nord ha avuto un successo enorme, certamente favorito dall’assenza della politica, dalla debolezza della società civile e dall’inettitudine dei media a porsi come forze in gioco, capaci anche di impegno civile e non solo di registrare, pesandole sul numero dei consensi, le opinioni più numerose nel bene e nel male. Fra l’opinione pubblica si é immediatamente diffusa la consapevolezza del significato reale della cartolina: il pretesto "Rom"‚ utile per creare la più forte delle aggregazioni, quella "contro", che prima o poi pagherà chi ne saprà trarre vantaggio.
L’11 agosto una sezione friulana della Lega Nord precisava il rifiuto dello "zingaro Rom, che anche se profugo della ex Jugoslavia, nulla ha fatto per questo Paese". E la gente lo aveva capito benissimo. Infatti "Cara signora, recitava una lettera anonima del 21 i Rom o non Rom potrebbero tornarsene a casa. Sappia che la gente è arcistufa di mantenere Rom, albanesi e extracomunitari".
E gli eroi dell’anonimato, al telefono, riuscivano ad essere anche più descrittivi, introducendo, nell’esposizione delle loro fantasie grossolanamente infantili, anche il termine "negro", nel contesto di una linea di pensiero perfettamente rappresentata da una gentile signora che, in una lettera inviata al quotidiano Brescia Oggi (13\8) lamentandosi per una "multità (sic!) etnica che farebbe invidia al Medio Oriente", così precisava la propria e altrui disponibilità alla convivenza: "Agiremo noi contro il campo nomadi, passando ai nomadi quello che già non gli passate, benzina e cherosene. Provvederemo a ristrutturare la cascina usando, per rinforzare le fondamenta, gli occupanti abusivi della stessa".
Ma di ciò abbiamo esperienza: un quotidiano della sinistra ci ricorda, in data 4 settembre 1996, che in Friuli esisteva, durante il periodo dell’occupazione fascista di territorio sloveno e croato, un campo di concentramento per civili, dove, mentre gli internati conoscevano fame e disperazione, così precisava il responsabile locale della legione Territoriale Carabinieri Reali di Padova-gruppo di Udine alla Prefettura di Udine (allora) regia: "La mortalità nel campo di concentramento à di Gonars si mantiene sulla media quotidiana da 3 a 7 sui 6.000 internati, colpisce per il 32% i bambini" e via contabilizzando, allora, 14 febbraio 1943, come oggi.
Ancora una volta, a chi non si sente di stare fuori gioco, non é rimasto altro che il riferimento alla magistratura e, mentre i missili volano sull’Iraq, ci ostiniamo a chiedere che quel tanto di civiltà che ci resta non sia inquinato da notizie false e tendenziose, idonee a turbare quell’ordine pubblico (art.656 C.P.) che é ben diverso dal silenzio che segue alla violenza consumata.

Ringraziamo Augusta De Piero [per contatti: augusta.depiero@tin.it blog: diariealtro.splinder.com] per questo suo intervento



Domenica, 12 agosto 2007