Religione e politica

di Rosario Amico Roxas

ASCOLTARE Berlusconi nel suo intervento in Piazza san Babila, dove si è proclamato difensore dell’integrità della famiglia, nonché profondamente radicato nella religione cristiana, dimostra, oltre ogni ragionevole dubbio, che la Chiesa, la fede, la religione e i valori morali, sono tutti diventati specchietti per allodole, per attirare i consensi di quanti non sanno leggere l’ipocrisia nelle parole.
Purtroppo notiamo anche, ma per fortuna solo in pochi vertici del Vaticano, una deriva che allontana il popolo della fede, e si avvicina a quanti non hanno mai servito la fede, ma adesso della Fede si servono per fini di potere.
Mi conforta la presenza di tantissimi sacerdoti, prelati, vescovi che prendono le distanze sia dal pontefice Benedetto XVI che dalla sua ristretta cerchia di conservatori che si sono lasciati ipnotizzare dalle apparenze (Ruini, Bagnasco, Bertone…tutti aspiranti futuri successori pontifici), trascurando l’integrità delle parole di Cristo.
A NESSUNO, fosse anche il Pontefice, fosse anche un concilio, fosse anche il concistoro, il popolo della Fede riconosce il potere, il diritto, la facoltà di alterare la genuinità delle parole di Cristo, che per 2000 anni hanno resistito agli attacchi, sostenendo la Chiesa, MALGRADO la Chiesa.
La Chiesa, per sua natura, non è, e non potrebbe essere, esperta in politica di parte, ma è espertissima in "umanità". Rileggendo i vari interventi nel sociale degli ultimi pontefici, fino a Giovanni Paolo II (e non oltre !!!), ho potuto elaborare una lettura laica dell’insegnamento, utilizzando, molto spesso, anche le medesime espressioni contenuto nei vari messaggi.
La divisione in parti distinte serve a dare il senso di completezza che qualifica l’intervento della Chiesa.

Rosario Amico Roxas


LA PERSONA UMANA

Per il Partito Democratico (di seguito PD) praticare e diffondere la politica sociale appartiene alla sua missione sociale e civile, etica e morale, perché tale politica ne propone le dirette conseguenze nella vita della società ed inquadra il lavoro quotidiano e le lotte per la giustizia nella solidarietà fra gli uomini. La solidarietà, inoltre, costituisce, altresì, una fonte di unità e di reciprocità, dinanzi ai conflitti che inevitabilmente insorgono nel settore economico-sociale. Diventa in tal modo possibile vivere le nuove situazioni senza avvilire la dignità della persona umana né in se stessi né negli avversari, ed avviarle ad una retta soluzione nella giustizia e nel rispetto.
Il PD ha una parola da dire oggi e anche in futuro, intorno alla natura, alle condizioni, alle esigenze e alle finalità dell’autentico sviluppo e agli ostacoli, altresì, che vi si oppongono. Così facendo, il PD dà il suo primo contributo alla soluzione dell’urgente problema dello sviluppo, che deve essere distinto dal progresso.
Nell’odierna difficile congiuntura, per favorire sia la corretta impostazione dei problemi che la loro migliore soluzione, potrà essere di grande aiuto una conoscenza più esatta e una diffusione più ampia dell’ insieme dei principi di riflessione, dei criteri di giudizio e delle direttrici di azione proposti da una visione umanistica della società. Si avvertirà così immediatamente che le questioni che ci stanno di fronte sono innanzitutto morali, e che né l’analisi del problema dello sviluppo in quanto tale, né i mezzi per superare le presenti difficoltà possono prescindere da tale essenziale dimensione prevalentemente laica ed umanistica.
La dignità della persona manifesta tutta la sua pienezza quando viene presa in considerazione la composizione stessa dello sviluppo, che deve coinvolgere l’uomo in tutti i suoi aspetti e tutte le sue potenzialità, senza lasciarsi travolgere dal un progresso destinato a rimanere fittizio.
La giustizia sociale può essere conseguita solo rispettando “gli altri” nella solidarietà. La persona rappresenta il fine ultimo della società. È in gioco la dignità della persona umana, la cui difesa e promozione sono state affidate ad ogni singola persona, e di cui sono rigorosamente e responsabilmente debitori gli uomini e le donne in ogni congiuntura della storia.
La dignità della persona umana è un valore insostituibile, sempre riconosciuto come tale da quanti si sono posti alla sincera ricerca della verità. L’intera storia dell’umanità, in realtà, va interpretata alla luce di questa certezza. La promozione del bene singolo si coniuga così con il servizio al bene comune, là dove i diritti e i doveri si corrispondono e si rafforzano a vicenda.


LIBERTÀ NELLA VERITÀ

La domanda morale, non può prescindere dalla questione della libertà, anzi la colloca al suo centro, perché non si dà morale senza libertà: "L’uomo può volgersi al bene soltanto nella libertà".
Ma quale libertà?
La sociologia del Nuovo Umanesimo, di fronte ai nostri contemporanei che "tanto tengono" alla libertà e che la "cercano ardentemente" ma che "spesso la coltivano in malo modo, quasi sia lecito tutto purché piaccia, compreso il male", presenta la "vera" libertà:
La vera libertà è nell’uomo segno altissimo del suo “essere” in alternativa all’ansia di voler apparire. L’apparire e il voler apparire nega la libertà di essere e con la libertà di essere nega anche la propria dignità.

Se esiste il diritto di essere rispettati nel proprio itinerario di vita, esiste ancor prima l’obbligo morale grave per ciascuno di cercare la propria identità e di aderirvi una volta conosciuta. La coscienza ha dei diritti perché ha dei doveri.
La libertà nella sua essenza è interna all’uomo, connaturata alla persona umana, ed è segno distintivo della sua natura. La libertà della persona trova in effetti il proprio fondamento nella sua dignità umana e trascendente: è inseparabile dalla libertà, da quella libertà che nessuna forza o costrizione esterna potrà mai sottrarre e che costituisce un suo diritto fondamentale, sia come individuo che come membro della società. L’uomo è libero perché possiede la facoltà di autodeterminarsi in funzione del vero e del bene.
Ma la libertà non è solamente un diritto che si reclama per sé: è anche un dovere che si assume nei riguardi degli altri. Per servire veramente la causa della pace, la libertà di ogni essere umano e di ogni comunità umana deve rispettare le libertà e i diritti degli altri, individuali o collettivi. In questo rispetto essa trova il suo limite, ma anche la sua logica e la sua dignità, perché l’uomo è per sua natura un essere sociale.
L’esercizio della libertà non implica il diritto di dire e fare qualsiasi cosa. È falso sostenere che l’uomo, il soggetto di questa libertà, sia un individuo sufficiente a se stesso ed il cui fine sia il soddisfacimento del proprio interesse nel godimento dei beni terreni.
Peraltro, le condizioni economiche, sociali, politiche e culturali che sono necessarie per un corretto esercizio di libertà sono troppo spesso misconosciute, violate o alterate. Tali situazioni di cecità e ingiustizia gravano sulla vita morale ed inducono tanto i forti quanto i deboli alla tentazione di adagiarsi nel proprio egoismo. Allontanandosi dalla legge morale, l’uomo attenta alla propria libertà, si fa schiavo di se stesso, spezza la fraternità con i suoi simili e si ribella contro la società.
Infine, la vera libertà non è promossa nemmeno nella società permissiva, la quale confonde la libertà con la licenza di fare qualunque scelta e proclama, in nome della libertà, una specie di amoralismo generale.
Pretendere che l’uomo sia libero di organizzare la sua esistenza senza riferimento ai valori morali e che la società non abbia il compito di garantire la protezione e la promozione dei valori etici, significa proporre una caricatura della libertà. Un tale atteggiamento comporta la distruzione della libertà e della pace.
La democrazia non può esistere senza un impegno condiviso verso certe verità morali sulla persona umana e la comunità umana. La questione fondamentale che una società democratica si pone è: "Come dovremmo vivere insieme?". Nel cercare una risposta a questa domanda, può la società escludere la verità e l’esigenza morale ? Occorre che ogni generazione ... sappia che la libertà non consiste nel fare ciò che piace, ma nell’avere il diritto di fare ciò che si deve.
Dobbiamo custodire i valori etici che sono la condizione dell’autentica libertà, la verità che consenta alla libertà di realizzarsi nel bene.
Non solo non è lecito disattendere, dal punto di vista etico, la natura dell’uomo che è fatto per la libertà, ma ciò non è neppure possibile in pratica. Dove la società si organizza riducendo arbitrariamente o, addirittura, sopprimendo la sfera in cui la libertà legittimamente si esercita, il risultato è che la vita sociale progressivamente si disorganizza e decade.

LA NATURA SOCIALE DELL’UOMO

Principio fondamentale in tale concezione è, come emerge da quanto fin qui si è detto, che i singoli esseri umani sono e devono essere il fondamento, il fine e i soggetti di tutte le istituzioni in cui si esprime e si attua la vita sociale: i singoli esseri umani visti in quello che sono e che devono essere secondo la loro natura intrinsecamente sociale, e nel piano provvidenziale della loro elevazione all’ordine soprannaturale.

Certe società, quali la famiglia e la comunità civica, sono più immediatamente rispondenti alla natura dell’uomo. Sono a lui necessarie. al fine di favorire la partecipazione del maggior numero possibile di persone alla vita sociale, si deve incoraggiare la creazione di associazioni e di istituzioni d’elezione "a scopi economici, culturali, sportivi, ricreativi, professionali, politici, tanto all’interno delle comunità politiche, quanto sul piano mondiale". Tale "socializzazione", che si oppone alla “globalizzazione dei mercati”, esprime parimenti la tendenza naturale che spinge gli esseri umani ad associarsi, al fine di conseguire obiettivi che superano le capacità individuali. Essa sviluppa le doti della persona, in particolare, il suo spirito d’iniziativa e il suo senso di responsabilità. Concorre a tutelare i suoi diritti.
Ma ogni uomo è membro della società: appartiene all’umanità intera. Non è soltanto questo o quell’uomo, ma tutti gli uomini sono chiamati a tale sviluppo plenario. Le civiltà nascono, crescono e muoiono. Eredi delle generazioni passate e beneficiari del lavoro dei nostri contemporanei, noi abbiamo degli obblighi verso tutti, e non possiamo disinteressarci di coloro che verranno dopo di noi ad ingrandire la cerchia della famiglia umana. La solidarietà universale, che è un fatto e per noi un beneficio, è altresì un dovere.
Oltre alla famiglia, svolgono funzioni primarie ed attivano specifiche reti di solidarietà anche altre società intermedie. Queste, infatti, maturano come reali comunità di persone e innervano il tessuto sociale, impedendo che scada nell’anonimato e in un’impersonale massificazione, purtroppo frequente nella moderna società. È nel molteplice intersecarsi dei rapporti che vive la persona e cresce la "soggettività della società".
L’individuo oggi è spesso soffocato tra i due poli dello Stato e del mercato. Sembra, infatti, talvolta che egli esista soltanto come produttore e consumatore di merci, oppure come oggetto dell’amministrazione dello Stato, mentre si dimentica che la convivenza tra gli uomini non è finalizzata né al mercato né allo Stato, poiché possiede in se stessa un singolare valore che Stato e mercato devono servire.
L’uomo è, prima di tutto, un essere che cerca la giustizia attraverso la solidarietà, e si sforza di viverla e di approfondirla in un dialogo che coinvolge le generazioni passate e future.

DIRITTI UMANI

Ogni essere umano ha il diritto all’esistenza, all’integrità fisica, ai mezzi indispensabili e sufficienti per un dignitoso tenore di vita, specialmente per quanto riguarda l’alimentazione, il vestiario, l’abitazione, il riposo, le cure mediche, i servizi sociali necessari; ed ha quindi il diritto alla sicurezza in caso di malattia, di invalidità, di vedovanza, di vecchiaia, di disoccupazione, e in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà.
Dopo il crollo dei totalitarismi si assiste oggi al prevalere, non senza contrasti, dell’ideale democratico, unitamente ad una viva attenzione e preoccupazione per i diritti umani. Ma proprio per questo è necessario che i popoli che stanno riformando i loro ordinamenti diano alla democrazia un autentico e solido fondamento mediante l’esplicito riconoscimento di questi diritti
In una convivenza ordinata e feconda va posto come fondamento il principio che ogni essere umano è persona cioè una natura dotata di intelligenza e di volontà libera; e quindi è soggetto di diritti e di doveri che scaturiscono immediatamente e simultaneamente dalla sua stessa natura: diritti e doveri che sono perciò universali, inviolabili, inalienabili
Se i diritti dell’uomo vengono violati in tempo di pace, ciò diventa particolarmente doloroso e, dal punto di vista del progresso, rappresenta un incomprensibile fenomeno della lotta contro l’uomo, che non può in nessun modo accordarsi con un qualsiasi programma che si autodefinisca "umanistico".
Fondamentale diritto della persona è pure la tutela giuridica dei propri diritti: tutela efficace, imparziale, informata a criteri obiettivi di giustizia.
Il rispetto della persona umana implica il rispetto dei diritti che scaturiscono dalla sua dignità di creature. Questi diritti sono anteriori alla società e ad essa si impongono. Essi sono il fondamento della legittimità morale di ogni autorità: una società che li irrida o rifiuti di conoscerli nella propria legislazione positiva, mina la propria legittimità sociale. Se manca tale rispetto, un’autorità non può che appoggiarsi sulla forza o sulla violenza per ottenere obbedienza dai propri sudditi.
E quando i rapporti della convivenza si pongono in termini di diritti e di doveri, gli esseri umani si aprono sul mondo dei valori interiori e intrinseci, e comprendono che cosa sia la verità, la giustizia, l’amore, la libertà; e diventano consapevoli di appartenere a quel mondo.

L’ASSOCIAZIONISMO SOLIDALE

Le private associazioni esistono dentro lo Stato e ne sono come tante parti, tuttavia in generale, e assolutamente parlando, non può lo Stato proibirne la formazione. Poiché il diritto di unirsi in società l’uomo lo ha da natura, e i diritti naturali lo Stato deve tutelarli, non distruggerli. Vietando tali associazioni, egli contraddirebbe se stesso, perché l’origine del consorzio civile, come degli altri consorzi, sta appunto nella naturale società dell’uomo.
Nella convivenza umana ogni diritto naturale in una persona comporta un rispettivo dovere in tutte le altre persone: il dovere di riconoscere e rispettare quel diritto. Infatti ogni diritto fondamentale della persona trae la sua forza morale insopprimibile dalla legge naturale che lo conferisce, e impone un rispettivo dovere. Coloro pertanto che, mentre rivendicano i propri diritti, dimenticano o non mettono nel debito rilievo i rispettivi doveri, corrono il pericolo di costruire con una mano e distruggere con l’altra.
Al contrario è diffusa assai largamente la convinzione che tutti gli uomini sono uguali per dignità naturale. Per cui le discriminazioni razziali non trovano più alcuna giustificazione, almeno sul piano della ragione e della dottrina; ciò rappresenta una pietra miliare sulla via che conduce all’instaurazione di una convivenza umana informata ai principi sopra esposti.

DIVERSITA’ E PARI DIGNITA’

Quando, infatti, negli esseri umani affiora la coscienza dei loro diritti, in quella coscienza non può non sorgere l’avvertimento dei rispettivi doveri.
Senza dubbio, non tutti gli uomini sono uguali per la varia capacità fisica e per la diversità delle forze intellettuali e morali. Tuttavia, ogni genere di discriminazione nei diritti fondamentali della persona, sia in campo sociale che culturale, in ragione del sesso, della stirpe, del colore, della condizione sociale, della lingua o religione, deve essere superato ed eliminato, come contrario al progetto umano nel mondo.
Ci si deve veramente rammaricare perché quei diritti fondamentali della persona non sono ancora e dappertutto rispettati pienamente.
In più, benché tra gli uomini vi siano giuste diversità, l’uguale dignità delle persone richiede che si giunga ad una condizione più umana e giusta della vita. Infatti le troppe disuguaglianze economiche e sociali, tra membri e tra popoli dell’ unica famiglia umana, suscitano scandalo e sono contrarie alla giustizia sociale, all’equità, alla dignità della persona umana, nonché alla pace sociale e internazionale.
Le istituzioni umane, sia private sia pubbliche, si sforzino di mettersi al servizio della dignità e del fine dell’uomo, nello stesso tempo combattendo strenuamente contro ogni forma di servitù sociale e politica, e difendendo i fondamentali diritti degli uomini sotto qualsiasi regime politico. Anzi, queste istituzioni si debbono a poco a poco accordare con le realtà UMANE, le più alte di tutte, anche se talora occorresse un tempo piuttosto lungo per giungere al fine desiderato.

LIBERTÀ RELIGIOSA

Certamente, la limitazione della libertà religiosa delle persone e delle comunità non è soltanto una loro dolorosa esperienza, ma colpisce innanzitutto la dignità stessa dell’uomo, indipendentemente dalla religione professata o dalla concezione che esse hanno del mondo. La limitazione della libertà religiosa e la sua violazione contrastano con la dignità dell’uomo e con i suoi diritti oggettivi.
Nessuna autorità umana ha il diritto di intervenire nella coscienza di alcun uomo. Questa è il testimone della trascendenza della persona anche nei confronti della società e, come tale, è inviolabile. Essa, però, non è un assoluto, posto al di sopra della verità e dell’errore; anzi, la sua intima natura implica il rapporto con la verità obiettiva, universale e uguale per tutti, che tutti possono e devono cercare.
In questo rapporto con la verità obiettiva la libertà di coscienza trova la sua giustificazione, in quanto condizione necessaria per la ricerca della verità degna dell’uomo e per l’adesione ad essa, quando è stata adeguatamente conosciuta.
Anzitutto, la libertà religiosa, esigenza insopprimibile della dignità di ogni uomo, è una pietra angolare dell’edificio dei diritti umani e, pertanto, è un fattore insostituibile del bene delle persone e di tutta la società, così come della propria realizzazione di ciascuno. Ne consegue che la libertà dei singoli e delle comunità di professare e di praticare la propria religione è un elemento essenziale della pacifica convivenza degli uomini. La pace, che si costruisce e si consolida a tutti i livelli dell’umana convivenza, affonda le proprie radici nella libertà e nell’apertura delle coscienze alla verità.
I problemi umani più dibattuti e diversamente risolti nella riflessione morale contemporanea si ricollegano, sia pure in vari modi, ad un problema cruciale: quello della libertà dell’uomo.
Non c’è dubbio che il nostro tempo ha acquisito una percezione particolarmente viva della libertà. "In questa nostra età gli uomini diventano sempre più consapevoli della dignità della persona umana", Da qui l’esigenza che gli uomini nell’agire seguano la loro iniziativa e godano di una libertà responsabile, non mossi da coercizione bensì guidati dalla coscienza del dovere . In particolare il diritto alla libertà religiosa e al rispetto della coscienza nel suo cammino verso la verità è sentito sempre più come fondamento dei diritti della persona, considerati nel loro insieme.



Lunedì, 11 febbraio 2008