La Rosa Bianca quella vera
Lettera Presidente Rosa Bianca alla vigilia del voto

di Grazia Villa

Carissime amiche, carissimi amici,
siamo alla vigilia del voto, il momento in cui per alcuni di noi si potrà verificare l’esito dell’impegno profuso con generosità in questa campagna elettorale, per tutti si scioglierà la tensione dettata dall’incognita della partecipazione al voto, per molti ci saranno trionfi, delusioni, speranze.

Certamente nessuno potrà essere esentato dalle conseguenze di ciò che avrà scelto la maggioranza dei votanti, dentro l’angusto quadro di questa legge elettorale,dentro la crisi della politica della rappresentanza, dentro le logiche del sistema maggioritario, dentro lo smottamento dei partiti sulle rovine della scellerata caduta del governo Prodi, dentro la fatica del parto indotto e la nascita prematura delle nuove formazioni politiche.

In queste ultime ore l’appello al voto assume il carattere dell’invocazione a non abbandonare questo strumento di espressione democratica, a non rinunciare ad uno dei segni identificativi della cittadinanza, a non disertare uno spazio di faticosa uguaglianza in cui, fino al secolo scorso, potevano entrare solo i ricchi e i maschi, a non dimenticare che il non voto è un voto.

Insieme a questo invito finale, sentito e pressante, a cui anch’io con sincera convinzione mi associo, non possiamo però dimenticare le istanze dolorose e le gravi denunce che stanno dietro l’accorato appello di alcuni amici del Sud ( e ... Mangano dove lo collochiamo?), tra loro anche carissimi amici ed autorevoli preti e vescovi, che richiamano ancora una volta fortemente alla nostra coscienza ed al nostro impegno futuro il problema gravissimo e certamente non nuovo del voto NON LIBERO, del condizionamento mafioso, dello scambio delittuoso, del ricatto delle nuove povertà, della corruzione diffusa.

Così come non possiamo esimerci dal ribadire che la preziosità del voto, di ogni singolo voto, proprio perchè riscattata a caro prezzo, dovrà avere un peso fortissimo nel prossimo impegno di noi cittadine e cittadini.

Sia lo sforzo di chi si è speso e si impegnerà credendo con fiducia nei nuovi soggetti politici nati o in via di formazione collocati alla sinistra del nuovo centro di questo paese, sia quello di chi ha scelto di andare a votare in ogni caso queste elenchi di prescelti contenuti nelle liste elettorali, dovrà trovare il modo di non essere INUTILE, dovrà tradursi nel diritto-dovere di contare, di controllare, di spingere, di pressare, insomma dovrà trasformarsi in una relazione attiva e significativa con il rappresentate o la rappresentata pre-scelti nella collocazione in lista ma scelti dall’elettrice/e con il voto.

Non potranno più gli "eletti" pensare "anche questa volta ce l’abbiamo fatta" oppure "ecco sono riuscito/a" ad entrare, senza sentire il nostro fiato sul collo; né le neo formazioni dovranno fermarsi nel loro processo di costruzione e cambiamento solo perchè potranno sentirsi premiati (e ce lo auguraimo vivamente!!!) dalle percentuali più o meno alte, o magari in caso di non auspicata sconfitta, procedere a mere rese dei conti interne sulla strategie, senza rimediare al vuoto di contenuti, all’assenza di utopie, al coraggio del rinnovamento effettivo, al reiterarsi di vecchie logiche spartitorie o di apparato.

Elette ed eletti nostri cari, vi abbiamo votato, vi abbiamo fatto campagna elettorale, qualcuno si è candidato (Auguri a chi è stato coraggioso e generoso!!!!!), è stata dura, ma non potete fare a meno di noi!

Questo potrà avvenire solo ed unicamente se i luoghi della politica non saranno solo quelli delle istituzioni ove,così come il femminismo italiano ci ha insegnato, si opera la "politica seconda", quella necessaria, che viene esercitata dal potere, per quanto governato dalle regole condivise della democrazia, ma tornino ad essere, senza gerarchie o contrapposizioni, anche quelli della "politica prima" in cui vi siano "mediazioni di uomini e di donne che mettono in rapporto desideri e bisogni, da una parte, mutamento storico in corso, dall’altra", quella che si potrebbe fare "quando la libertà femminile va nel mondo e le relazioni tra donne cambiano i contesti o, come dire, la faccia della storia"(Sottosopra rosso- 1996) oppure, per usare il più noto e condiviso linguaggio della Costituzione, sempre nuovo e sempre antico, quelli delle formazioni sociali in cui l’ "uomo/a" ( e non solo il cittadino!!!) svolge la "sua personalità", così da potergli richiedere "l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. (art. 2 Cost.It.) e il dovere di svolgere, (qui solo al cittadino!!) secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.(art. 4 Cost. It.)

E solo dalla relazione stretta e libera, significativa e concreta, di reciproco rispetto e riconoscimento della necessità l’uno dell’altro, tra questi luoghi della politica separabili, ma inscindibili, fuori dalla superata distinzione tra società civile e politica istituzionale, forse potrà accadere… accadrà che rinasca un circolo virtuoso, l’alimentarsi di terreno fecondo su cui far rifiorire la passione civica, l’amore per le nostre città, l’impegno libero, temporaneo, non condizionato dedicato ai ruoli istituzionali, una convivenza pacifica, la società multietnica, l’uguaglianza e la pratica dei diritti, l’aria pulita e leggera, l’acqua per tutti, la libertà di circolazione, di pensiero e di preghiera, la fine delle mafie e dei narcotraffici, una decrescita felice, la bellezza accessibile ed ancora, ancora, ancora…e, lasciatemi sognare, magari una chiesa che non negozia valori ma li spende tutti, li spreca, li regala!!!

Queste sono le parole sciolte della Presidente, non pretendono di essere ovviamente né un’analisi politica, né possono ovviamente rappresentare una linea comune od un pensiero condiviso della nostra Associazione, leggetele solo come appunti o spunti di riflessione superficiale e frammentaria dell’11 aprile 2008, data che, come ci ricorda Don Giovanni Nicolini (di cui alla nostra lettera circolare) è il quarantacinquesimo anniversario dell’Enciclica Pacem in Terris di Papa Giovanni.

Un po’ noiosi e discutibili, senza la verve del nostro Giovanni Colombo che abbracciamo forte forte in questi giorni in cui deve dire un arrivederci in cielo alla sua mamma.

Per lunga e sana tradizione la Rosa Bianca non ha mai dato indicazioni univoche di voto, né potrebbe farlo senza venir meno ai liberi fini che si è data, certamente ha da un lato l’obbligo morale di custodire la sua storia, di non infangare il suo nome di battesimo, nei suoi molteplici ed affascinanti significati, di confermare il suo impegno nella storia con il coraggio di un dire e di un fare fedele alla piccola regola che ci eravamo dati riassunta nei tre consigli: povertà di potere, castità di intenti, obbedienza ai bisogni reali dei poveri; dall’altro ha la voglia, il desiderio,la fantasia di cercare,ricercare, muoversi, andare, intrecciare, abbracciare ciò che il futuro da costruire insieme ci può regalare.

Quanto al dire: "Presumo forse troppo", scrive Teresa d’Avila nell’importantissimo capitolo XXI del Libro della sua vita, dopo aver affermato d’essere portatrice d’una scienza politica che sarebbe, ella dice, sommamente utile "ai re": "come sarebbe di maggior vantaggio per essi cercar di guadagnarsela, anziché mirare alla conquista di un gran dominio! Quanta giustizia vi sarebbe nel loro regno! Quanti mali si eviterebbero e quanti se ne sarebbero evitati!".

E poi, considerando il suo sesso e confrontandosi con ciò che altre, donne come lei, seppero fare di eroico, commenta: io non so far altro che parlare ("yo no soy para más de parlar").

Quanto al fare: abbiamo la nostra vita associativa da progettare e da vivere intensamente per cui vi rimando alla nostra lettera circolare.

Ci aggiorniamo al dopo 15 aprile. Buon voto a tutti. Vostra

Grazia Villa

P.S. Chi non volesse più ricevere questa o altre comunicazioni della Rosa Bianca è pregato di segnalarlo (rosabianca@rosabianca.org).




Venerdì, 11 aprile 2008