L’immagine e il privato che funziona

di Mario Mariotti

DI irragionevolezze se ne sentono dire tante, ed una delle più accreditate è quella che, in democrazia, il popolo ha sempre ragione. Le libere elezioni di certi personaggi storici come Adolfo attestano l’enorme cavolata della cavolata, dato che non è esistita e non esiste la democrazia e non esiste perché l’informazione è sempre in mano al potere, che pilota il consenso dei popoli da quando l’“homo sapiens” si è accorto che esiste anche l’“homo credens”.
Se poi qualcuno conservasse qualche dubbio sulla corrispondenza con la realtà di quanto sto dicendo, lo invito a riflettere sull’episodio della scelta, da parte del popolo, di Barabba piuttosto che Gesù. Il popolo allora ha sempre ragione?
Detto questo, il problema è e resta il popolo, cioè la qualità culturale del popolo, che viene convinto ad accettare, ed a sostenere l’esistente che lo opprime, e che viene contaminato dalla logica dei ricchi e dei potenti, che lo ingannano e lo usano.
Il problema non è il governo che abbiamo: i ricchi ed i potenti è dal tempo di Ur dei Caldei che si sono laureati nell’arte di abusare del prossimo. Il problema è la qualità culturale del popolo che ha espresso questo governo, e siccome la fiducia viene data a chi è specializzato a prendere per sé, mentre il popolo spera e lavora per il “Beati i ricchi” si ritrova suo malgrado nella beatitudine opposta, che non è più quella evangelica, perché è tradotta nel “Beati i poveri per ingenuità, alienazione e rincoglionimento aggravato e continuato”.
Io che sono pedagogista so bene che il problema dei problemi è quello culturale, ed allora ecco il mio contributo alla riflessione sul tipo di cultura che ci viene dalla sede centrale dell’Impero, che ha ridotto il popolo nella condizione in cui si trova, che è veicolato dallo strumento prediletto di Mammona, quella turbo-benedetta TV che, se continuerà ad essere così invasiva, riuscirà a convertire perfino le cellule staminali all’interno del congelatore.
Come sanno bene i miei lettori, io della cultura d’oltre-oceano ho un’opinione talmente positiva che ho esaurito i termini che alludono al liquame azotato per definirla; ma l’analisi continua, e sempre nuovi fenomeni altamente azotati meritano di essere presi in considerazione. Prendiamo il fenomeno della spettacolarizzazione di tutti gli aspetti della realtà, operazione che, manco a dirlo, finisce col riempire di sesterzi coloro che la finanziano, la organizzano, la dirigono, la interpretano.
Fra le cose che più frequentemente vengono tradotte in immagini, in spettacoli cinematografici o televisivi, ci sono anche gli aspetti negativi di quel tipo di società. I fenomeni della criminalità, individuale o organizzata, la continua lotta dei buoni contro i cattivi, le forme più crudeli ed allucinanti di ingiustizia, di violenza, di sfruttamento, di alienazione; le forme più esasperate della competitività, gli sport estremi, lo sterminato ventaglio della sofferenza indotta e subita: tutto diventa immagine, tutto diventa spettacolo, tutto diventa film o telefilm. In una cultura normale, razionale, solidale, uno si aspetterebbe che, alla denuncia del negativo, seguissero le proposte e le iniziative del potere economico e politico per superare il negativo stesso. No, non è affatto così! Sia “Cosa nostra” che i films su “Cosa nostra” continuano a prosperare fedeli nei secoli!
Dato che il negativo è strutturale al sistema, al tipo di cultura che fa da mantello al capitalismo privato, al mercato e alla competizione, e dato che a nessuno sembra passare per l’anticamera del cervello l’idea di lavorare per superare il sistema con qualcosa di più giusto razionale fraterno, ecco che tutte le analisi, e le denuncie del negativo partendo dalla guerra e arrivando allo sfruttamento planetario degli uomini, degli animali e delle cose, rimangono a livello di spettacolo, di films o di serial televisivi, e il loro unico risultato è quello di alienare il prossimo e di riempire le tasche dei produttori, dei registi e degli attori.
E questo fenomeno della spettacolarizzazione e talmente invasivo da connotare anche la politica: spesso negli USA, come presidenti o governatori, vengono reclutati anche degli attori, che mentre recitano la parte dei difensori della democrazia e dei diritti umani, di fatto scelgono e decidono da consiglieri delegati delle lobbys che ne hanno finanziato le campagne elettorali. Sempre questo fenomeno è il principale strumento che permette alla nazicrazia americana di rincoglionire il prossimo, e di determinarsi come modello di una società e di una cultura che non solo bestemmiano il povero e umiliano l’oppresso, ma portano al collasso lo stesso ecosistema che non è preparato a resistere alla sterminata voracità dei ricchi e dei potenti del pianeta.
Altro fenomeno di quel tipo di cultura e di organizzazione economica della società: la privatizzazione della sanità, (là i quarantacinque milioni di poveri non hanno assistenza sanitaria); la sua organizzazione in termini aziendali, è strutturata in modo che essa permetta di accumulare profitto, (con più tu operi e più io ti pago e più guadagno io stesso), la trasformazione dell’uomo (il ricco che si è pagato l’assistenza sanitaria) in un serbatoio di organi e di patologie trattando le quali, alla fine, gli azionisti dell’azienda, clinica, ospedale, devono avere in tasca dei significativi dividendi. Può succedere allora che l’interesse privato del medico lo porti ad interventi inutili o dannosi e persino mortali a danno dei pazienti che trepidano per la loro salute e vengono invece usati come fonte di profitto, come strumenti per arricchire e dare prestigio al medico, che ha seppellito il giuramento di Ippocrate nel più profondo dell’animaccia sua.
Ma di cosa sto parlando in questo momento? Siamo negli USA? Certo, non solo, siamo anche a Milano, nella casa di cura che mette S. Rita. Ecco la sanità privatizzata, ecco il privato che funziona, il quale, in quella regione, gode anche del marchio di garanzia di Comunione e Liberazione, in modo che quest’ultima, si può rivelare quello che è: comunione con Mammona e liberazione dal Vangelo, dato che essa riesce beatamente e serenamente a tradurre il “Beati i poveri per scelta” del Signore nel “beati gli indefinitamente ricchi” sotto la protezione dell’unto di Arcore.
Cari lettori, è molto tempo che lo dico, e, riflettendo anche su questi ultimi fenomeni, ci si rende sempre di più conto come ormai ci siamo omologati all’Impero USA.
Continuiamo a dare fiducia agli unti ed ai vicari, a credere a quello che dice la TV, e a pensare solo a noi stessi. Tutto finirà nel concetto finale di Cetto, e ci ritroveremo complici e vittime dell’inferno che strutturalmente avanza.

Mario Mariotti



Lunedì, 22 settembre 2008