Mentre il governatore Lombardo si appresta a formalizzare il nuovo governo della Sicilia, ma in attesa dell’esito delle
votazioni amministrative di Roma che consentiranno la definizione della squadra di governo nazionale e, di conseguenza (ma
perché “di conseguenza ?), di quella siciliana, accadono degli eventi che meritano di essere analizzati in profondità.
Non possiamo aspettarci che siano i grandi quotidiani a farlo; nei grandi quotidiani, come nei telegiornali delle reti
nazionali, si sono “grandi” giornalisti, tanto grandi da conoscere bene i movimenti degli alisei e seguirne la rotta;
conoscono perfettamente i rischi che si corrono a “pisciare contro vento”. Ma poiché bisogna dimostrare di fare
informazione e di esercitare il diritto/dovere di cronaca, allora si accenna, si ipotizza, si dice con il non dire, come
se una cappa di omertà sia calata, spinta da una ventata ampiamente prevista dalle “previsioni del tempo” identificate con
i sondaggi elettorali. Spuntano, in quel di Palermo e Castelvetrano manifesti apparentemente in contrasto fra di loro; la
stampa ne dà notizia, ma avulsa da ogni tentativo di interpretazione, con un silenzio/assenso misto di un’attesa che
somiglia ogni giorno di più ad una connivente omertà.
Per capire, o tentare di capire, bisogna risalire indietro nel tempo, quando il tam-tam che anticipa gli eventi dava per
imminente la cattura di Totò Riina; nessuno ne dette notizia, ma le voci giravano, al punto da tenere i cronisti all’erta,
in attesa della verifica dei fatti.
Riina venne puntualmente arrestato, e fu un segnale forte di mutamento; iniziò una specie di pax mafiosa lontana dalle
tentazioni stragiste che aveva animato la gestione di “Totò ‘u curtu”.
La nuova gestione veniva assunta da Provenzano che tentò di nascondere la mafia (ma perché si continua a chiamare mafia una
organizzazione criminale ?) per dedicarsi al business, agli affari, agli appalti, all’ingresso degli adepti nei salotti
buoni.
La mafia siculo-canadese, con ampie ramificazioni anche negli USA, tentò di profittare delle acque chete che si erano
prodotte per riprendere le fila di una prevalenza che era stata interrotta dalla foga stragista dei corleonesi, culminata
con la precipitosa fuga degli sconfitti, identificati e marchiati come “gli scappati”.
Coordinatore della nuova alleanza venne incoronato Lo Piccolo, che portava con sé anche il figlio a garanzia di continuità.
Cominciò a girare la voce di una imminente cattura di Provenzano; ma anche questa volta nell’ assoluto silenzio-stampa,
anche se l’attesa dell’evento si faceva sempre più spasmodica; puntuale come una cambiale arrivò l’arresto del capo,
unitamente ad eventi, apparentemente, marginali, come la condanna in prima istanza del governatore Cuffaro per
favoreggiamento esterno alla mafia, sue dimissioni da governatore, sollecitate dagli ex-alleati. L’attrito all’interno
dell’organizzazione si fece acuto, ma si percepì un’andazzo nuovo, anche questo apparentemente insignificante, ma foriero
di indicazioni che meritano di essere interpretate. Le forze dell’ordine si ritrovarono di fronte ad una nuova leva di
malavitosi fin allora ignota; giovani di buona famiglia che si prestavano a fare da esattori del pizzo, visto che i volti
noti erano segnalati e le vittime cominciavano a denunciare; iniziò la politica del rinnovamento dei quadri.
Si tratta di un segnale che ci porta direttamente ai nostri giorni.
Anche i Lo Piccolo vennero arrestati, creando un apparente vuoto di potere, mentre molti affiliati si ritrovarono sbandati
iniziando un’attività da “cani sciolti”.
Anche stavolta, puntuale, arrivò il nuovo messaggio; venne scarcerato per decorrenza dei termini il figlio di Totò Riina,
libero di circolare a Corleone, senza alcun obbligo; pur carcerato, con i rigori del 41 bis, Riina senior riprendeva le
fila dell’organizzazione.
L’urgenza delle elezioni nazionali e regionali non consentiva ritardi.
L’eco delle ammaliatrici sirene cantava vittoria e sibilava le promesse:
· “Il ponte si farà”,
· “Entro l’anno la posa della prima pietra”,
· “Arriveranno i finanziamenti europei”,
· “Ci saranno i fondi per le infrastrutture”,
· “Lo Stato sarà leggero, non si interesserà dei movimenti dei mercato lasciando ampi spazi agli imprenditori”
Musica per le orecchie di chi doveva intendere.
Cuffaro viene eletto con ovazioni al Senato della repubblica, fornendo l’unico quoziente utile a superare lo sbarramento.
Ma, e c’è sempre un ma da risolvere, i nuovi grandi movimenti di tantissimo denaro pubblico devono essere gestiti da
imprenditori “puliti”, sconosciuti”; ecco che ci ricolleghiamo con i manifesti palermitani; preannunciano l’imminente
cattura dell’ipotetico nuovo capo dell’organizzazione, Matteo Messina Denaro, il quale nei “pizzini”, troppo casualmente
trovati, prende le distanze dal suo immediato predecessore Provenzano, reo di avere collezionato la corrispondenza di
pizzini, trovati nel suo ultimo rifugio che hanno permesso un’onda anomala di arresti, ma nulla dice di Riina; si tratta di
un silenzio molto eloquente.
Il carcere e il 41 bis diventano, così, un alibi inattaccabile per Riina.
Ora diventa urgente una operazione di grande pulizia interna, apparentemente giustificata dalla “lotta alla mafia”, ma in
realtà utile solo alla mimetizzazione programmata e studiata nei particolari.
Gli “esposti”, quelli che hanno meritato l’onore delle cronache per la loro lunga e intoccabile latitanza, dovranno essere
sacrificati alle regole del nuovo corso; ciò offrirà la parvenza di una credibile lotta alla mafia, della sua sconfitta,
“grazie all’impegno profuso dal governo dei giusti.
Verrà vantato un successo epocale in grado di giustificare qualche piccola e modesta inadempienza.
La coppola diventerà un elegante “borsalino”, la scoppetta si trasformerà in un cellulare, e il pizzo verrà trasferito dai
commercianti e piccoli imprenditori all’intero popolo italiano che dovrà sovvenzionare miliardi di opere pubbliche, alcune
necessarie e altre perfettamente inutili, intorno ai quali ruoterà la “nuova ed eterna alleanza” tra politica, economia,
finanza, petrolio e malaffare.
Povera Sicilia ! Rosario Amico Roxas
Lunedì, 28 aprile 2008
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