Riflessione
La politica è comunicazione.

di Nino Lanzetta

IN campo industriale esiste il concetto di “qualità totale” che non è l’intrinseco valore del prodotto (robustezza, pregio dei suoi componenti, durata) ma si identifica in quelle caratteristiche che soddisfano le richieste del cliente. Non un buon dentifricio tout court ma un dentifricio che piace al cliente.
Questo concetto Berlusconi lo ha portato in politica e così l’ha rivoluzionata. Da gran venditore, com’è, ha venduto e continua a vendere il “prodotto politica” agli italiani, utilizzando, come avviene in commercio, il più raffinato marketing, incentrato sulla comunicazione pubblicitaria e sui sondaggi (ricerche di mercato). Operazione riuscita sia per la genialità di Berlusconi sia per la profonda crisi dei partiti a seguito di tangentopoli e della fine dell’ideologia e del tracollo del socialismo reale. In sei mesi, utilizzando gli uomini e lo schema di una sua azienda, Publitalia, ha fondato un partito che ha chiamato - con chiaro riferimento al suo Milan, Forza Italia ed ha vinto le elezioni.
Sono passati quindici anni durante i quali ha accresciuto e perfezionato gli strumenti di controllo e di guida del Marketing e l’arte del governo, mentre il centro-sinistra e quello che rimane della sinistra radicale, si dibattono affannosamente nel tentativo di ritrovare il bandolo della matassa rimanendo, però, prigionieri della vecchia politica partitica e avendo buttando letteralmente e stupidamente al vento la carta Prodi.
Oggi, con il ritorno di Berlusconi alla guida del governo, ( che “… nella democrazia rappresentativa … non è un sapone, né un automobile… come scriveva Barbara Spinelli sulla Stampa il 30 ott. 2007) siamo non più solamente al trionfo della politica come “percezione” che utilizza i sondaggi e la comunicazione di massa come tecnica dell’acquisizione del consenso e con la creazione di un filo diretto con gli elettori, ma, quello che è infinitamente più grave, con il tentativo di riformare profondamente la Carta costituzionale nel senso di adattarla ad un Premier“decisionista” per il quale le garanzie di controllo (Parlamento, Corte Costituzionale, CSM, regolamenti parlamentari e la stessa magistratura) sono visti come intralci e disturbi al manovratore.
Per questi motivi la comunicazione ( ad una via, come dicono gli specialisti) diventa ogni giorno più asfissiante e penetrante e mal si tollerano le voci che non si omologano. Per questi motivi si cambiano le leggi elettorali, quando conviene, anche se si ritengono “porcate” e si portano in Parlamento ( ed anche al Governo) veline, uomini di spettacolo e di aziende proprie o controllate, professionisti iscritti al libro paga, giornalisti ossequienti, per i quali la fedeltà e l’ubbidienza è l’unico requisito richiesto.
Per questi motivi le televisioni - controllate al 90%- sono diventate un lungo talk show, compresi i telegiornali che non danno più notizie e fa fanno sfilare i soliti volti che ci ammanniscono le loro “verità”. Se a questo si aggiunge il controllo di oltre la metà della carta stampata, il gioco e fatto. Si stenta, perciò, a comprendere come sia stato possibile per le sinistre arrivare a fine corsa dopo aver miracolosamente conquistato il governo con Prodi. Leggere l’ottimo libro di Rodolfo Brancoli ti aiuta a capire l’enorme stupidità di un’intera classe dirigente - la stessa esecrata da Nanni Moretti nella sua celebre invettiva- che ostinatamente continua a far politica più per mantenere le proprie rendite di posizione, che per ricercare, sul serio ed in forme nuove ed originali, un nuovo rapporto con quella la società - vedi gli studenti scesi in piazza con le loro famiglie e i loro professori- che costityuiscono l’unica alternativa a questo stato di cose.
Elementi fondamentali per una comunicazione di massa non sono solo i sondaggi ma i diversivi, sparati ad arte, come i comunisti, la sicurezza, lo straniero, ed infine la violenza verbale, la delegittimazione, lo scherno e il dileggio, il “non l’ho detto” o “non lo avete capito”, la ripetizione ossessiva di una bugia, tanto prima o poi, qualcosa resterà, che tendono alla creazione di una “percezione” diversa dalla effettiva quotidianità. E’ il trionfo della realtà virtuale della televisione, quella, per intenderci, delle veline, dei giochi e delle lotterie televisive, quella dell’isola dei famosi e del Grande fratello. Si discute se questo sia regime. Certo è finta democrazia, populismo, demagogia che non aiuta a creare una solidarietà nazionale - come sta avvenendo in America con la vittoria di Obama- e che accentua la divisione e la spaccatura in due dell’Italia..
Esempi di comunicazione governativa del tipo descritto si verificano ogni giorno. Ne trattiamo, per semplicità, solo tre: Alitalia, Rifiuti, Scuola.
Sulla questione Alitalia ci sarebbe da scrivere un manuale. Si è fatta passare come difesa della bandiera nazionale la svendita della compagnia, ceduta a costo zero a pochi “coraggiosi “ imprenditori che hanno rilevato gli attivi e non i debiti, accollati al contribuente. Favorendo la concorrente Air One, con probabile futuro aumento dei costi dei biglietti e mettendo in Cassa Integrazione -sempre a carico del contribuente - con il ricatto del fallimento, il doppio o triplo del personale rispetto alla trattativa con Air France, e lasciando il rimanente senza difesa sindacale e con notevoli riduzione dei salari. Dopo aver fatto fallire, per meri motivi elettorali e in barba all’interesse generale, l’accordo con Air France che il precedente governo faticosamente era riuscito a mettere in piedi. Eppure una gran parte di italiani credono che Berlusconi abbia salvato l’Alitalia! Mirabile effetto di comunicazione pilotata.
Sulla Scuola si è addirittura avuta l’impudenza di far passare per riforma il decreto del Ministro Gelmini che rende praticabili i tagli imposti da Tremonti nella legge Finanziaria, approvata a scatola chiusa dal Consiglio dei ministri e sulla quale Il Presidente della Camera, Fini, rifiuta che sia messa la fiducia come vuole Berlusconi. Il ritorno al grembiulino e al maestro unico, la riduzione del tempo pieno sono stati fatti passare per riforma, e le proteste degli studenti, dei loro insegnanti e delle loro famiglie come violenza di chi non aveva capito, con minacce, ricatti e violenze di ex fascisti - vedi piazza Navona e assalto alla redazione di Chi l’ha visto?-
Sui rifiuti la comunicazione - abilmente pilotata, mettendo bene in risalto alcune notizie, tacendone altre, ingrandendo quelle positive e celando abilmente la questione nei suoi aspetti reali- ha ottenuto effetti mirabili. Quasi tutti gli italiani credono, infatti, che Berlusconi ha risolto il problema della “munnezza” a Napoli ed in Campania. La verità, come al solito, è ben diversa. Da oltre mezzo secolo, in maniera ciclica ed in rapporto al funzionamento delle discariche, e a volte e per mesi, la spazzatura invade le strade di Napoli. Così è successo anche stavolta per la saturazione di tutte le discariche in essere. Tutti conoscono l’odissea del ciclo dei rifiuti, causata colpevolmente da un’intera classe politica campana- cui non è estranea quella di centro destra- e gli sforzi del governo di porvi riparo; l’apertura-contestatissima dai cittadini- di nuove discariche e i lavori di preparazione della nuova discarica di Savignano in essere da tempo e in fase di ultimazione al momento della campagna elettorale. Lo sapeva perfettamente Berlusconi, quando ha fatto le sue roboanti promesse e la sceneggiata con la scopa in mano. Ha volto a suo favore un evento del quale non aveva alcun merito e che gli ha fruttato insperati consensi, favoriti da una gestione politica di centro sinistra in Campania assolutamente fallimentare. Oggi il problema dei rifiuti non è risolto per il semplice motivo che il ciclo non è ancora cominciato e ancora non si sono messe in essere le strutture, adeguamento dei CDR, creazione dei siti di compostaggio, seria raccolta differenziata, per porvi fine. La soluzione alla quale si perverrà, con l’apertura dell’inceneritore di Acerra sarà quella di bruciare i rifiuti, così come si producono e sono stati prodotti ( vedi i milioni di ecoballe giacenti in tutta la Campania) o porli in discarica, compresi quelli tossici ed industriali che la normativa, introdotta dal governo in carica, rende possibili solo in Campania e non nel resto delle regioni italiane.
In tutta questa sapiente orchestrazione non manca la classica ciliegina: il Premier, che è padrone di metà delle televisioni e ne controlla l’altra metà, accusa la “sinistra” di disinformazione e i giornalisti non allineati di essere “appecoronati” sulle posizioni della sinistra. Ogni riferimento a Fede, a Studio aperto e ai direttori dei suoi giornali e dei telegiornali “amici” è assolutamente da non prendersi in considerazione!

NINO LANZETTA



Venerdì, 07 novembre 2008