Politica
Per una legge elettorale

di Rosario Amico Roxas

Mentre emerge la campagna acquisti del cavaliere, si fa strada, sempre più, l’esigenza di dare al paese una legge elettorale che garantisca governabilità e stabilità, nel rispetto della volontà espressa dal popolo sovrano ed elettore.
Fin qui l’immagine del popolo è stata più quella del bove, costretto a subire i giochetti di potere, dai quali rimane estraneo e succube.
Si è fatto un gran parlare di sistemi da adottare, nel tentativo di imitare quello più possibilista, senza tenere in alcuna considerazione che gli altri sistemi adottati in altri paesi rispecchiano la cultura di quei popoli, che non è assimilabile con quella del popolo italiano, che è un misto culturale di mediterraneo e di sub-alpino, arabo e celtico.
Premesso che si è ben compreso che il sistema che Berlusconi approverebbe immediatamente non è quello tedesco, nè quello spagnolo, nè tanto meno quello tedesco corretto alla spagnola, nè qualunque altro che non sia il sistema "vaticano", con elezione del premier a vita. Stante il fatto che non lo consentirebbe la Costituzione e non lo vorrebbe il popolo, bisogna trovare alternative garantiste.
Abbiamo ben visto come una elezione perduta conduce ugualmente a imporre la volontà della minoranza se questa si trasforma in opposizione strumentale; la maggioranza numerica diventa un optional superabile con la discesa nel mercato delle trasnsumanze, corrompendo parlamentari della maggioranza, magari identificando tale forma di corruttela con un corteggiamento stilnovistico; non sono certo le variabili semantiche che mancano.
L’ipotesi che i cittadini indichino il proprio candidato non piace ai partiti maggiori che vogliono conservare la possibilità di scegliersi i rappresentanti del popolo, mentre il popolo deve solo limitarsi ad approvare un partito e il programma che propone.
Ma in questo caso, se il popolo sceglie il partito portatore di quel ben preciso programma, allo stesso partito deve essere riconosciuta la possibilità di dimettere quel parlamentare che non segue l’andazzo del partito e il suo programma, ma intraprende autonome scelte di parte, come il sen. De Gregorio.
Questa postilla ad una legge elettorale impedirebbe la penosa visione della transumanza e dei "corteggiamenti" ai parlamentari per far venire meno l’adesione ad un partito che è stato votato dagli elettori.

Rosario Amico Roxas(raroxas@tele2.it)





Giovedì, 20 dicembre 2007