Al signor Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
Perché non possiamo votare!

di Comitato Caserta Città di pace e art 11

Il documento che qui pubblichiamo è stato redatto il 31 marzo a Caserta dal Comitato Caserta Città di pace e art 11 dopo un dibattito pubblico sul voto come. Ampio commento è apparso sul mattino di caserta dell’ 1 e 2 aprile e che di seguito alleghiamo. Alleghiamo anche la notizia così come è apparsa sulla agenzia ADISTA.
Riproduciamo questo testo non solo per dovere di informazione. Non condividiamo la scelta di non votare alle prossime elezioni ma molte delle considerazioni quì riportate ci trovano d’accordo. Riteniamo quindi questo documento un contributo al dibattito in corso e alla ripresa della iniziativa politica che dovrà proseguire anche dopo il voto del 13-14 aprile.


Signor Presidente,
Lei è recentemente intervenuto con forza per ribadire il dovere di partecipare con il proprio voto alle prossime elezioni politiche. Comprendiamo la sua preoccupazione dinanzi alle intenzioni di molti cittadini di disertare i seggi. Lei dichiara che “ognuno darà il suo voto secondo il suo giudizio al partito a cui è più vicino, affine, oppure più importante al fine del rinnovamento della politica”, affermazioni condivisibili quanto ovvie in tempi normali. Ma questi non sono tempi normali, poiché ci troviamo in una condizione nella quale il tanto sbandierato “rinnovamento della politica” è affidato alla mistificazione delle più sofisticate tecniche di propaganda elettorale per illudere i cittadini.
Lei quindi è preoccupato, ma noi più di Lei. Tuttavia avrebbe fatto bene a ribadire in questi due ultimi anni più volte al giorno al Parlamento la necessità e la priorità assoluta di rifare la legge elettorale e i rischi irreparabili per la democrazia nell’andare al voto per una seconda volta con una siffatta legge. Lei non l’ha fatto - si è forse illuso della sopravvivenza di un senso comune di decenza da parte dei partiti. Lei quindi non ha richiamato il Parlamento e i partiti si son ben guardati dal farlo.
Del resto la maggioranza uscente avrebbe potuto tranquillamente porre rimedio ad una legge tanto disastrosa per la democrazia, ma non l’ha fatto. Né la minoranza ha sollevato il problema.
Questa legge non è una calamità naturale ma risponde a precise volontà e interessi dei partiti. Poter nominare direttamente i parlamentari facendo a meno della volontà dei cittadini, una sorta di investitura diretta nella quale le elezioni sono ridotte a semplice e formale ratifica o pietosa farsa da compiersi e la democrazia e la partecipazione sono utilizzate come un colpo di vernice per rendere accettabili le decisioni di un manipolo di segretari di partito arrogatisi il diritto di decidere per 60 milioni di italiani. Lei la chiamerebbe ancora democrazia questa o piuttosto una oligarchia ereditaria?
E tuttavia anche con una legge pessima questi partiti che Lei ci invita a votare avrebbero potuto operare con saggezza preparando delle liste risultato delle indicazioni dei cittadini, delle volontà locali e gareggiando a inserire nelle liste le migliori intelligenze, le figure più rappresentative e riconosciute di tutti i tipi di lavoro e di impegno civile. Il danno di una legge pessima sarebbe stato almeno in parte riequilibrato da un evidente sforzo di costruire un Parlamento realmente rappresentativo di un intero popolo, delle sue aspirazioni e delle emergenze locali. Ci risulta che non pochi hanno cercato invano di farsi ascoltare e altri hanno offerto generosamente la propria disponibilità ma senza alcun risultato.
Cosa è accaduto appare oggi evidente leggendo i nomi dei nominati come parlamentari inseriti degli elenchi pomposamente definite liste elettorali. Soprattutto i nomi di coloro che sono stati collocati in posizioni di assoluta certezza di elezione. Di chi si tratta signor Presidente? Innanzitutto di funzionari di partito, dignitosa attività lavorativa che lei ben conosce ma certo estranea al principio della rappresentanza popolare, un funzionariato con scarsi titoli di studio, nessuna riconoscibilità territoriale e una inestinguibile sete di potere. E poi una sequenza ininterrotta di collaboratori e collaboratrici di ministri e politici: portavoce, stagiste, addetti stampa, consulenti, capi segreteria, responsabili di siti internet fino all’inverosimile dallo staff al completo del presidente del consiglio Prodi, alla segretaria particolare di un ministro e alla figlia di un ex ministro. Aggiunga a questo quanto già visto nella precedente legislatura: la candidatura della moglie del presidente della Regione Campania, del fratello di un ministro, della moglie di un ex segretario di partito, dell’ex cognata di un candidato presidente del Consiglio e poi i tanti inquisiti per gravi reati e poi i condannati, e poi quelli che in Parlamento si trovano comodamente da decenni e la sequenza ininterrotta di vallette e valletti. Qualche partito aveva stabilito di limitare il numero delle legislature e poi ha clamorosamente smentito se stesso con un numero di deroghe esorbitante. Una quantità di futuri parlamentari che al più i cittadini vedranno nei giorni della campagna elettorale.
Signor presidente Lei ha un bel dire che bisogna andare a votare, ma come possiamo farlo secondo retta coscienza di fronte a queste nomine travestite da candidature? Aggiunga a questo che Le scriviamo da una regione - da Lei ben conosciuta - come la Campania la cui condizione disastrosa dovrebbe essere al centro di una ammissione di responsabilità diretta da parte di tutte le forze politiche che nel corso di questi ultimi quindici anni hanno permesso lo scempio ambientale - dopo aver favorito in precedenza quello urbanistico - fino alla catastrofe in cui ci troviamo assediati dalla diossina e dai metalli pesanti entrati ormai nel circuito alimentare, con l’inquinamento irreversibile delle falde acquifere. Nessuno ammette di aver sbagliato anzi aggiungono a disastro altro disastro stabilendo il presidente Prodi con un provvedimento che la pericolosissima spazzatura ammassata per anni in decine di migliaia di balle può essere tranquillamente bruciata nel famigerato inceneritore di Acerra o programmando la costruzione di altri letali inceneritori e centrali a biomasse in grado di incrementare un inquinamento che ormai è mortale, come dimostrano le statistiche di incidenze tumorali che indicano zone estese della Campania tra quelle più inquinate del mondo. E ai cittadini che si oppongono a nuove discariche si getta in faccia l’accusa di favorire la camorra. Ma dove era lo Stato quando la camorra sversava veleni industriali in tutta la Campania e costruttori rapaci costruivano sui terreni demaniali del litorale domizio distruggendo una pineta marina? E dove è lo Stato oggi che la camorra continua a far lo stesso arrivando ad inserirsi perfino nella ipotetica opera di bonifica? E’ possibile che della camorra sia destinato ad occuparsi solo uno sparuto gruppo di magistrati e di forze dell’ordine mentre una mentalità camorristica è penetrata capillarmente nella società (si pensi quante amministrazioni comunali della Campania sono state sciolte per infiltrazioni cammorristiche) fino al punto da far dire al vescovo di Caserta di fronte alle candidature per le prossime elezioni politiche che:
«Si va a votare con una classe politica che decide chi le succederà, che schiaccia ogni regola democratica, con le segreterie dei partiti che decidono i candidati non si sa in base a quali meriti, senza alcuna possibilità di rinnovamento rispetto ad una classe politica preesistente che ha registrato fallimenti a tutti i livelli […] questa è "camorra politica", che schiaccia ogni possibilità di partecipazione dei cittadini e di vita democratica. »
E ci si aspetterebbe che dinanzi alla catastrofe qualcuno si proponga di porre rimedio. Di farne oggetto della stessa campagna elettorale. Invece assistiamo alla già vista demonizzazione dell’avversario, il motivo stantio di votare comunque perché non vincano gli altri.
I cittadini muoiono a causa della devastazione ambientale e si pensa soltanto a strappargli un voto invece di fornirgli il massimo di assistenza sanitaria come prevenzione - di fatto del tutto assente - e come terapia mentre gli ospedali ormai da due anni si occupano esclusivamente delle emergenze (spesso in maniera velleitaria, in carenza di strategie condivise, uomini e mezzi, esponendo pazienti e personale alla sconfitta e alla mortificazione) per ripianare i mostruosi debiti provocati da una dissennata gestione che ha al primo posto la prioritaria sistemazione dei devoti non sempre professionalmente competenti come ammesso da tutti i responsabili politici e amministrativi. Semplice risparmiare tagliando i servizi !
Per tutti questi motivi noi non possiamo in coscienza diventare complici dei partiti politici e delle loro scelte. Non si meravigli che alcuni di noi che hanno sempre votato questa volta non lo faranno - però non andranno al mare - compiendo così un atto pubblico di protesta e di disobbedienza civile. Altri poi si recheranno nei seggi per rifiutare la scheda e far mettere a verbale le ragioni del loro rifiuto. Altri voteranno scheda bianca o nulla oppure una lista marginale : sostanzialmente manifesteranno un astensionismo di protesta che statisticamente è già oltre il 10% ben al di sopra di un valore soglia utile a ogni partito , astensionismo diverso quindi da quello tecnico-demografico o apatico-qualunquistico, Gli uni e gli altri hanno troppo rispetto per il voto per poter accettare di votare turandosi il naso o chiudendo gli occhi. All’invito a votare per il male minore, tanto sbandierato negli ultimi decenni, ha sempre corrisposto il bene di pochi, cioè di quelli che ci opprimono.
Abbiamo speranza che Lei voglia prendere in seria considerazione questa nostra manifestazione pubblica senza tacciarla di “qualunquismo” come siamo certi faranno coloro che hanno imposto ai cittadini una legge cattiva applicata in modo pessimo. Infatti, tra chi firma questa lettera vi sono diversi che hanno svolto in passato impegni di rappresentanza politica senza sottrarsi ai pericoli e ai pesi che questo comporta (dal Parlamento all’amministrazione di città). E poi firmano questa lettera tanti cittadini impegnati nel lavoro e nel volontariato i quali con il proprio impegno professionale e civile per il bene pubblico e per le cause della giustizia sociale non possono in alcun modo essere definiti come disinteressati alla cosa pubblica. Proprio per questo interesse supremo - all’indomani del 14 aprile - ci autoconvocheremo per organizzarci in supplenza dei partiti politici con l’intento di essere in futuro nella condizione di poter votare cercando di determinare quelle scelte di riconoscimento di diritti come salute, scuola, acqua, difesa del territorio che nessun partito si fa carico concretamente di assicurare, riconoscimento che incrocia evidentemente gli interessi della stessa camorra dominatrice quasi incontrastata di queste nostre disgraziatissime terre. Ma soprattutto ci sta a cuore una politica che non si occupi soltanto di confermare e moltiplicare il nostro benessere ma che si faccia carico per davvero dei tanti non garantiti per i quali già il presente appare impossibile. Dopo due anni di Governo la maggioranza uscente non ha mutato in nulla la miserevole condizione dei migranti sottoposti ad una legge inumana, non ha semplificato i ricongiungimenti familiari, non ha sostenuto con una legge apposita la vita dei rifugiati, non ha offerto garanzie ad un precariato istituzionalizzato, non ha ridotto ma aumentato le spese per l’industria militare e i sistemi d’arma, non ha accettato di riconoscere il nesso evidente tra l’uranio impoverito e 500 soldati ammalati di leucemia e linfoma di cui più di 50 già morti, non ha aumentato i finanziamenti per scuola e ricerca ma li ha diminuiti. Ora ci vengono a dire che adesso faranno tutto quello che non hanno fatto: ma come credere loro? Come credere a chi ha ridotto la politica all’arte del possibile facendo dell’illusionismo la propria bandiera?
Per questo vogliamo affermare una politica che dichiari come insostituibile precondizione la centralità della questione morale attualmente mortificata dai partiti in nome del consenso, dei sondaggi e degli interessi innominabili delle cordate economiche che pretendono di comprare perfino la libertà dei cittadini.
Questi i motivi che ci spingono oggi a rifiutare la farsa di queste elezioni e l’impegno per l’immediato futuro di modo da non concedere più voti e deleghe a chi fino ad oggi se ne è mostrato indegno. Se i partiti interpretano il proprio ruolo come semplice lotta al mantenimento del potere come dominio e alla utilizzazione del disagio sociale per ottenere voti allora toccherà a noi - semplici cittadini - cuocerci da soli il pane della democrazia.


Articolo da "Il Mattino" del 01/04/2008 pag. 35


SILVESTRO MONTANARO
Una parte rilevante dell’associazionismo cattolico e laico che ruota intorno al vescovo Nogaro si sta interrogando sulla praticabilità del voto e quindi considera la possibilità dell’astensione in nome di una partecipazione democratica che sia davvero condivisa dalla base elettorale. In Curia, ieri, è stato discusso un corposo documento indirizzato al Presidente della Repubblica Napolitano che poneva questo tema. Denuncia un palpabile disagio: i firmatari - in molti casi persone che hanno un passato di impegno sociale, civile, politico, anche nelle istituzioni e, dunque, non vogliono essere tacciate di qualunquismo - credono nella politica, sono gelosi del loro diritto di voto e vogliono esercitarlo, ma ravvisano anche nell’attuale congiuntura un impossibilità perché - dicono - "non siamo più disposti a dare deleghe in bianco". Anzi precisano nella seconda parte del documento che all’indomani del 14 aprile "ci autoconvocheremo per organizzarci in supplenza dei partiti politici". La critica che muovono è rivolta all’intero sistema politico. Ed è focalizzata sulla questione morale; sull’analisi della qualità dei candidati presentati in liste elettorali bloccate - in forza della legge elettorale vigente - non alla scelta come sarebbe normale ma bensì alla ratifica dei cittadini espropriati così - di fatto - di quello che è un loro diritto di libertà fondamentale quale il voto; "sulla responsabilità politica diretta che tutti i partiti dovrebbero assumere ma che nei fatti rifiutano a riguardo di una situazione campana disastrosa su camorra, salute, ambiente, scempio urbanistico". Ma la critica è rivolta anche all’area politica che finora è stata azionista di riferimento del voto che i firmatari trovano ora disagevole esprimere ancora una volta: quella della Sinistra. Non gli si imputa di aver fatto cadere il Governo ("a quello - è stato detto nell’assise in Curia - ci ha pensato Mastella") perché sotto accusa questa volta è proprio Prodi e il suo Esecutivo additato di immobilismo. Sulla Bossi-Fini ad esempio, sulla legge elettorale, su certe decisioni di Prodi riguardanti l’emergenza rifiuti in Campania "per le quali sarebbe possibile bruciare la spazzatura nel famigerato inceneritore di Acerra ed incrementare un inquinamento già a livelli mortali con la realizzazione di altre centrali a biomasse nel momento in cui è statisticamente provata la maggiore incidenza rispetto alla media nazionale delle patologie tumorali". Il vescovo Nogaro intervenuto al dibattito e portando il suo saluto pur chiarendo che un vescovo "è estraneo ad una discussione politica" ha rilevato che "per la delicata funzione della rappresentanza si scelgono persone che non si conoscono, che non fanno e non hanno gli interessi degli elettori e della gente. In questa condizione qualsiasi scelta passa sotto silenzio. La Chiesa dovrebbe gridare contro questa violazione dei diritti del cittadino ed invece va a braccetto con il potere".



Articolo da ADISTA


APPELLO DI CATTOLICI CASERTANI PER L’ASTENSIONE

NON POSSIAMO RENDERCI COMPLICI DI QUESTO CETO POLITICO. APPELLO DI CATTOLICI CASERTANI PER L’ASTENSIONE
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34362. CASERTA-ADISTA. Si interrogano sul voto e sul non voto alle prossime elezioni del 13-14 aprile diverse associazioni e personalità del mondo laico e cattolico casertano - molte delle quali assai vicine al vescovo Raffaele Nogaro, protagonista poche settimane fa di un duro attacco alla "malapolitica" (v. Adista n. 19/08) –, rivendicando il diritto all’astensione non per qualunquismo, ma come ribellione ad una legge elettorale truffa e ad una oligarchia politica sempre meno attenta al bene comune.
Lo spunto è arrivato dalle parole pronunciate a Santiago del Cile, lo scorso 20 marzo, dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in cui sottolineava il dovere di partecipare al voto. "Comprendiamo la sua preoccupazione dinanzi alle intenzioni di molti cittadini di disertare i seggi", ma noi siamo più preoccupati di lei, scrivono in una lettera inviata allo stesso Napolitano i rappresentanti dell’associazionismo e del mondo cattolico che hanno discusso e sottoscritto il documento durante una partecipata assemblea pubblica nella curia di Caserta alla presenza del vescovo, il quale non ha firmato la lettera, ma è intervenuto sostenendo che "la Chiesa dovrebbe gridare contro questa violazione dei diritti del cittadino ed invece va a braccetto del potere". Fra i firmatari si segnalano Teresa Nutile (presidente Azione Cattolica Caserta), don Nicola Lombardi (direttore Istituto Superiore Scienze Religiose Caserta e responsabile diocesano della pastorale giovanile), Pietro Farina (presidente dell’associazione Caserta Città di Pace), Peppe Vozza (caposcout ed ex sindaco di Casagiove), Stefano Angelone (responsabile Pax Christi Caserta), Annamaria Tescione (direttrice della Fondazione antiusura e per la legalità don Peppino Diana Caserta), i padri sacramentini di Casa Zaccheo, le religiose orsoline di Casa Rut, il Centro Sociale ex Canapaficio e diversi ex parlamentari nazionali e amministratori locali come Sergio Tanzarella, Franco Nigro (già sindaco di San Nicola La Strada) e Giuseppe Messina (già assessore all’Ecologia del Comune di Caserta).
L’attuale legge elettorale, che il Parlamento non ha voluto modificare - si legge nella lettera spedita al Quirinale - "non è una calamità naturale ma risponde a precise volontà e interessi dei partiti" che in tal modo possono "nominare direttamente i parlamentari facendo a meno della volontà dei cittadini, una sorta di investitura diretta nella quale le elezioni sono ridotte a semplice e formale ratifica o pietosa farsa da compiersi e la democrazia e la partecipazione sono utilizzate come un colpo di vernice per rendere accettabili le decisioni di un manipolo di segretari di partito arrogatisi il diritto di decidere per 60 milioni di italiani". Un sistema che ha trasformato la democrazia italiana in una "oligarchia ereditaria", in cui fra i futuri parlamentari già designati dalle segreterie di partito compaiono "collaboratori e collaboratrici di ministri e politici: portavoce, stagiste, addetti stampa, consulenti, capi segreteria, responsabili di siti internet fino allo staff al completo del presidente del consiglio Prodi, alla segretaria particolare di un ministro (Luciana Pedoto, segretaria del ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni, candidata proprio in Campania, ndr) e alla figlia di un ex ministro" (Daniela Cardinale, figlia dell’ex ministro delle Comunicazioni, ndr); inoltre c’è "la candidatura della moglie del presidente della Regione Campania, del fratello di un ministro (Pecoraro Scanio, ndr), della moglie di un ex segretario di partito (Anna Serafini, moglie di Piero Fassino, ndr), dell’ex cognata di un candidato presidente del Consiglio (Mariella Bocciardo, ex moglie di Paolo Berlusconi, ndr) e poi i tanti inquisiti per gravi reati e poi i condannati, e poi quelli che in Parlamento si trovano comodamente da decenni e la sequenza ininterrotta di vallette e valletti". "Aggiunga a questo che le scriviamo da una regione – da lei ben conosciuta – come la Campania la cui condizione disastrosa dovrebbe essere al centro di una ammissione di responsabilità diretta da parte di tutte le forze politiche che nel corso di questi ultimi quindici anni hanno permesso lo scempio ambientale – dopo aver favorito in precedenza quello urbanistico – fino alla catastrofe in cui ci troviamo assediati dalla diossina e dai metalli pesanti entrati ormai nel circuito alimentare, con l’inquinamento irreversibile delle falde acquifere".
"Per tutti questi motivi – scrivono – noi non possiamo in coscienza diventare complici dei partiti politici e delle loro scelte. Non si meravigli che alcuni di noi che hanno sempre votato questa volta non lo faranno" perché "hanno troppo rispetto per il voto per poter accettare di votare turandosi il naso o chiudendo gli occhi". "Abbiamo speranza che lei voglia prendere in seria considerazione questa nostra manifestazione pubblica senza tacciarla di qualunquismo", anche perché "tra chi firma questa lettera vi sono diversi che hanno svolto in passato impegni di rappresentanza politica senza sottrarsi ai pericoli e ai pesi che questo comporta" e "tanti cittadini impegnati nel lavoro e nel volontariato i quali con il proprio impegno professionale e civile per il bene pubblico e per le cause della giustizia sociale non possono in alcun modo essere definiti come disinteressati alla cosa pubblica". Ed è proprio in nome di questo "interesse supremo" che, all’indomani del 14 aprile, "ci autoconvocheremo per organizzarci in supplenza dei partiti politici con l’intento di essere in futuro nella condizione di poter votare cercando di determinare quelle scelte di riconoscimento di diritti come salute, scuola, acqua, difesa del territorio che nessun partito si fa carico concretamente di assicurare, riconoscimento che incrocia evidentemente gli interessi della stessa camorra dominatrice quasi incontrastata di queste nostre disgraziatissime terre. Ma soprattutto ci sta a cuore una politica che non si occupi soltanto di confermare e moltiplicare il nostro benessere ma che si faccia carico per davvero dei tanti non garantiti per i quali già il presente appare impossibile", dai migranti – che vivono ancora sotto la scure della legge Bossi-Fini – ai precari. "Questi i motivi – conclude la lettera – che ci spingono oggi a rifiutare la farsa di queste elezioni e l’impegno per l’immediato futuro di modo da non concedere più voti e deleghe a chi fino ad oggi se ne è mostrato indegno". (l. k.)
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da Adista n.29 del 2008 - http://www.adistaonline.it/index.php?op=articolo&id=41979



Mercoledì, 09 aprile 2008