Politica
Perdere per esistere

di Rosario Amico Roxas

LA politica della sinistra radicale in Sicilia sembra impostata al tema ricorrente di contrapposizione ad ogni logica vincente per proporre e sostenere ipotesi che non hanno alcuna possibilità di successo, ma creano demagogiche condizioni di affermazioni nella sconfitta.

La responsabilità è nella storia, sancita da decenni di lotte di classe che non hanno prodotto risultati, anzi hanno esaltato momenti di divergenza elevandoli a metodo di non-governo.

La candidatura di Anna Finocchiaro appare come quella possibile per una rinascita siciliana dopo gli anni oscuri delle connivenze e dei sotterfugi; correttamente la senatrice, candidata del PD ha chiesto e ottenuto l’accoglimento della sua candidatura da parte di Rita Borsellino, questo per sancire una unità di azione di un centro-sinistra purificato dalle esigenze massimaliste.

Ma i partiti che si sono riuniti nell’arcobaleno, manifestando ancora divisioni interne, mantengono le loro posizioni con le candidature della Borsellino (verdi) e del sindaco di Gela Crocetta (PdCI).

Con una visione fortemente realistica l’on. Borsellino ha accolto con convinzione l’invito a formare il ticket con la Finocchiaro che risulterebbe vincente, stante le diaspore che si sono scatenate nella destra siciliana che ha totalmente perso l’orientamento centrista per attestasti nella deriva di posizioni decisamente conservatrici.

L’impressione che se ne deriva è quella di una sinistra che ha paura di vincere, perché dovrebbe esibire una cultura di governo che ha dimostrato di non possedere; la sconfitta tornerebbe a collocarli all’opposizione, da dove poter avanzare le richieste del “tutto e subito” per mantenere un demagogico rapporto privilegiato con la classe operaia e le fasce più deboli della società come i giovani in perenne stato di precarietà e i pensionati in perenne stato di indigenza.

Ma la gente continuerà ad essere soddisfatta dalle richieste che rimangono disattese ? Oppure preferirebbe vedere concretizzarsi un programma a medio termine che affronta i problemi e li risolve dentro un itinerario del possibile ?

La lotta alla mafia, limitata allo scontro fisico, agli arresti eccellenti, ai controlli rigorosi degli appalti pubblici, alla lunga risulterà perdente; risulta positiva e incoraggiante nel microcosmo dove opera, con coraggio e abnegazione, il sindaco Crocetta; ma non è un metodo generalizzabile e dilatabile all’intero fenomeno dell’attività mafiosa. La prova di ciò sta nel fatto che gli arresti riguardano personaggi penalmente perseguibili, colpevoli di reati documentati, ma il nucleo dirigente di tali attività non è stato scalfito; i colletti bianchi, imprenditori, politici, mediatori, sono ancora al loro posto e attendono i momenti di bonaccia.

Se i metodi di lotta alla mafia continueranno a verificarsi in saltuari successi, più mediatici che strutturali, il problema resterà ancora irrisolto per lungo, lunghissimo tempo.

La lotta alla mafia deve avere due direttrici parallele e complementari: da una parte l’intransigenza della giustizia con la certezza delle pene, e dall’altra un intervento che lasci intendere che è stato compreso il fenomeno criminale, che non è soltanto penalmente perseguibile ma deve essere culturalmente modificato e corretto.

I giovani che manifestano contro la mafia rappresentano il segnale d’allarme di una insoddisfazione latente; terminata la manifestazione si ritrovano soli a subire le angherie delle istituzioni impotenti, mentre l’assistenzialismo che viene proposto dai vari capi-bastone locali, surroga le inefficienze dello Stato per mantenere lo status quo che fa comodo a troppi.

Rosario Amico Roxas



Lunedì, 18 febbraio 2008