Parole in libertà

di Mario Ciancarella

A MARGINE DELL’INTERVENTO DI FRANCESCO CARUSO EX-PARLAMENTARE ORA SOVVERSIVO A TEMPO PIENO


Sono molto preoccupato per l’intervento di Caruso pubblicato (legittimamente ed opportunamente, se davvero si vuol dare voce al diverso sentire delle anime plurali all’interno di una sinistra oggi soggetto di una vera diaspora) da Liberazione. E sono preoccupato non per la rivendicazione che l’Autore fa del proprio vissuto (di imputato e di rappresentante istituzionale), ma per l’analisi abbastanza distorta della realta’ che egli intende offrire ad una moltitudine di giovani oggi improvvisamente ed improvvidamente (grazie anche al contributo dei vari Caruso presenti nella sinistra antagonista) orfani di rappresentanza istituzionale. Proprio per questa condizione essi potrebbero facilmente essere adescati nella trappola affabulatoria di inseguire progetti di rivalsa sovversiva (senza aver fatto granche’ per capire e dunque senza aver capito nulla di cio’ che anima ed alimenta davvero il secolare potere istituzionale), che inevitabilmente si incroceranno con tentazioni di pratiche violente. Tentazioni facilmente indirizzabili poi, da chi ne abbia interesse (gli apparti di quel potere che si vorrebbe combattere), verso forme rinnovate di un terrorismo tanto inutile quanto violento ed omicida che ha gia’ falcidiato due intere generazioni.

Sembra che a Francesco Caruso non interessi assolutamente rispondere delle sue stesse contraddizioni: l’aver ad esempio accettato di partecipare ad un ruolo di rappresentanza istituzionale (senza condividere il valore stesso delle Istituzioni e senza aver dato mai conto - tanto meno in questa circostanza - della sua incapacita’ assoluta di innescare gli strumenti connessi alla funzione parlamentare, per poterne far esplodere le contraddizioni del sistema), e soprattutto lo scaricare oggi la sua astiosa incompatibilita’ con il sistema istituzionale proprio mentre esso, in nome di un Diritto Positivo che e’ patrimonio vero della Democrazia, ha riconosciuto la infondatezza delle accuse di atti finalizzati alla eversione e sovversione dello Stato sollevate contro lui ed altri dagli apparati Inquirenti della Giustizia.

Sembra quasi che Caruso abbia vissuto molto male questa assoluzione, che lo sottrae ad un ruolo di “vittima sacrificale di quel sistema” che egli intende contrastare, e che pertanto egli abbia necessita’ di esprimere il livoroso rancore per la mancata occasione di riconquistare un consenso piu’ diffuso attraverso la condanna che invece non e’ intervenuta. E tuttavia e’ lui stesso ad aver costruito questa condizione di insoddisfacente mancato riconoscimento della sua vocazione sovversiva. Beh allora avrebbe dovuto ricordarsene in fase di istruzione e di dibattimento in camera di consiglio. Avrebbe dovuto ricordare che i Padri della Costituzione, antifascisti di razza pura, non avevano dubbi di fronte alle accuse dei Tribunali Speciali, e piuttosto che difendersi per dimostrare la infondatezza delle accuse di antagonismo sovversivo se ne facevano piuttosto un vanto, pronti a risponderne pienamente.

Perche’ essi dicevano che, a fronte di una dominazione autoritaria e violenta dello Stato, il ruolo dei patrioti e’ l’antagonismo attivo (sovversivo ed eversivo appunto), ed il loro destino non puo’ che essere il banco degli imputati e la condanna.

Ora credo che la sinistra italiana, nella sua natura piu’ profonda di istanze di dignita’ e diritti, di antagonismo all’ideologia del capitale e del profitto selvaggi, ne abbia gia’ avuto abbastanza dei cattivi maestri degli anni 70 che l’hanno costretta a battaglie di retroguardia a tutela del sistema in cui pur viveva il disagio della diversita’.

Cattivi maestri che se ne sono poi fregati del destino devastante cui consegnavano schiere di compagni nei quali erano state seminate solo la disillusione e la rabbia, senza dotarli di alcun progetto organico di lotta per la costruzione politica di una alternativa concreta.

Per poi dichiarare unilateralmente, quando le guerre erano irrimediabilmente perdute, la fine di un percorso mai condiviso con la base, la resa incondizionata ad uno Stato di cui prima non si riconosceva neppure il diritto a giudicare le attivita’ di eversione poste in essere (quasi che, dichiarando guerra ad un nemico non ci si debba aspettare che questo ci spari addosso con tutte le armi di cui sia in possesso, ivi compreso il sistema di repressione politico-giudiziario) e dal quale poi, una volta ammessa la sconfitta, si cercava invece di lucrare astutamente ogni minima condizione di privilegio e sconto di pena, utilizzando tutte le pieghe di quel sistema di diritto che prima si contestava con la violenza e la piu’ feroce intransigenza. Fino ad ammazzare freddamente chiunque, fosse un sindacalista, un giornalista, un poliziotto o un politico rischiava con la sua attivita’ di creare difficolta’ al progetto “rivoluzionario”.

Scrive Caruso “Per questo l’appello che mi sento di fare, forte e felice di una sentenza
di assoluzione
” “è di fare in modo che dilaghi la cospirazione politica e la
sovversione sociale del Sud Ribelle
”. Parole in liberta’.

Destinate a rendere molto piu’ facili alla infiltrazione degli apparati ed alla manipolazione genetica le masse di giovani delusi e deprivati di orizzonti di umanita’ e convivenza sociale alternative alla globalizzazione selvaggia di un capitalismo senza regole e senza remore, perche’ si trasformino in gruppi incontrollabili di prospettive, metodi, percossi e strumenti di violenza e dunque diventino i piu’ efficaci “vaccini” che il sistema puo’ e vuole mettere in campo per autoconservarsi e perpetuarsi senza alcuna contaminazione sociale o democratica.

Infatti come avviene in medicina anche ogni virus sociale, individuato e manipolato a sua insaputa (e l’operazione di Caruso somiglia molto piu’ ad una manipolazione che ad un progetto di rafforzamento del virus), puo’ divenire il piu’ efficace vaccino contro se stesso perche’, “agendo liberamente” secondo quella che egli ritiene essere la propria natura ed assecondando istinti in relata’ astutamente teleguidati ed eterodiretti, egli possa pensare di perseguire i propri scopi, correlati alla propria natura, agendo con violenza contro il sistema, mentre cosi’ agendo in realta’ favorira’ nel corpo sociale la nascita e lo scatenamento degli anticorpi destinati a distruggerlo.

Gli antagonisti “incorruttibili ed incomponibili” dello Stato attraverso il costante conflitto sociale che essi intendono proclamare e perseguire nella cospirazione e nella sovversione (che non possono non essere che violente), dovrebbero avere la bonta’ di non difendersi poi nelle sedi del “nemico” e di non cercare quelle condizioni di “alleggerimento delle pene” che ne fanno delle tristi figure di fallimenti mai riconosciuti e mai pagati fino in fondo. Cristo se ne e’ rimasto appeso alla sua croce, anche se coloro che sembravano averlo sconfitto lo schermivano e ben volentieri gli avrebbero affidato onori ed averi se solo si fosse convinto a mostrare la sua potenza assecondando Pilato o scendendo dalla Croce. Si vince nella storia quando si accetta di rimanere appeso al segno del potere che si intende contrastare.

Ma Caruso non e’ d’accordo e lo dice esplicitamente laddove afferma: “non si tratta di mandare in galera i 4 segretari della sinistra arcobaleno, cioè tornare al partito comunista clandestino di Gramsci durante il ventennio per il quale la galera era palestra per temprare l’identità antagonista e precondizione alla direzione del partito,”, e lo fa alterando in modo davvero insopportabile la raffigurazione della galera degli antifascisti come “palestra di identita’ antagonista” ma soprattutto come “precondizione alla direzione del partito”! Quanta becera distanza dalla nobilta’ di un vero antifascismo integrale.

E mi sembra pericoloso, oltreche’ strumentale, affermare semplicisticamente che “Rifondazione è un partito radicato, centinaia di circoli che potrebbero
diventare basi di appoggio per la sovversione sociale
”, quasi a rivendicare il diritto ad utilizzare il partito, le sue sedi, i suoi iscritti come “carne da cannone” del suo progetto esclusivo che egli stesso definisce sovversivo e complottista. E su questo - checche’ ne dica il nostro Caruso incomprensibilmente “forte e felice per una assoluzione” che in realta’ lo rattrista e ne mortifica e frustra le aspirazioni sovversive - lo Stato che egli vorrebbe combattere e’ strutturalmente armato per contrastare e penalizzare anche la pura espressione di una volonta’ sovversiva, come ben specificano gli articoli del codice penale, per il quale non e’ neppure necessario che un progetto politico eversivo si sia dotato di reali strumenti ed appuntamenti per essere perseguito come “eversivo”.

Non e’ un conflitto in termini con la democrazia e la tutela della liberta’ di espressione del pensiero, come vorrebbe farci credere Caruso (“Infatti il processo di Cosenza si basava solo ed esclusivamente su parole dette e scritte che esprimono su per giù i medesimi concetti, parole che rivendico ieri come oggi, che non a caso ho cercato di attualizzarle.”), perche’ se cosi’ non fosse non avrebbe neppure senso e diritto di Cittadinanza la previsione di interdizione alla riproposizione, in qualsiasi forma, del disciolto partito fascista. E tuttavia sono proprio le parole rivendicate oggi da Caruso, quelle che evidentemente non sono state invece “rivendicate” nella fase istruttoria del procedimento che lo ha visto assolto. Quindi e’ ben probabile che il P.M. possa tornare a firmare ordini restrittivi della liberta’. Per altri pero’, quelli che saranno stati affabulati dalle esternazioni di Caruso, piu’ micidiali dei do di petto del suo piu’ famoso omonimo.

E si passa alle parole d’ordine (“Il riconoscimento e l’internità sociale la costruisci anche e soprattutto a partire da questo, non in spettacolari azioni di giacobinismo d’avanguardia, ma nei processi di organizzazione e autorganizzazione sociale, nei quali ti sporchi le mani e anche la fedina penale [solo come prospettiva cui sottrarsi pero’!!] per costruire giorno per giorno consenso, riconoscimento e internità sociale sui territori, nei quartieri, nelle periferie segnate tanto dal disagio sociale quanto dai facili proclami xenofobi e securitari.”). E sono parole dìordine in liberta’ che la storia ci ha dimostrato prive di senso se non colpiscono le intelligenze e l’immaginario dei nostri interlocutori o antagonisti, che non sono solo “i padroni”, ma anche gli operai, i proletari, come ha dimostrato il voto alla Lega.

Cosi’ io temo che non si vada da nessuna parte, perche’ si starebbe agevolando infinitamente il progetto della conservazione attraverso la devastazione del potenziale sinceramente antagonista (e purtroppo ancora non organicamente strutturato) per trasformarlo ancora una volta in aggressione eversiva e progressivamente violenta delle strutture dello Stato. E disperderne il potenziale di aggregazione di consenso e di creazione di alternativa.

Dovremmo avere il coraggio e forse l’umilta’ di declinare anzitutto chiaramente i criteri con i quali intenderemmo organizzare la societa’ (cioe’ quale e’ il criterio di Stato che intendiamo concretamente sostenere ed organizzare), anche dopo la eventuale “presa del palazzo d’inverno”, per non lasciare che la improvvisazione e la inettitudine dei dirigenti che si autoeleggeranno tali proprio in quel momento - realizzato solo e sempre sul sangue e la pelle degli ultimi e dei semplici, non dimentichiamolo - si riapproprino in quelle fasi “vincenti” di ruoli di dirigenza e di “conduzione delle masse” gia’ visti nella storia e che - al contrario dei nostri Padri Costituenti, i quali evidentemente si erano “bene e meglio allenati nella patrie galere fasciste” - avrebbero fatto strame dei principi di dignita’ ed uguaglianza che la rivoluzione comunista pur aveva proclamato.

La presa del potere degli “apostoli” e’ infatti sempre molto piu’ preoccupante del “Regno”, perche’ spesso essi per primi non credono in cio’ che annunciano e non vivono cio’ che dicono di credere. Esercitano il potere “in nome di Dio” per nascondere ed occultare i propri tradimenti. E spesso lo fanno con dispregio del credo confessato e dei valori proclamati.

Apriamo dunque un franco dibattito interno anche con le posizioni simili o vicine al pensiero di Caruso, ma una volta tanto che sia possibile anche la critica alle sue posizioni, non estreme ne’ estremistiche, quanto piuttosto fallaci ed affabulatorie delle coscienza di tanti giovani, donne ed uomini, facili ad essere indotti ad attivita’ autodistruttive e contrarie agli interessi che pure dicono di voler sostenere.


Mario Ciancarella



Giovedì, 08 maggio 2008