Politica
Votare occorre

di Peppe Sini

Contro la guerra, il razzismo, il patriarcato, la devastazione della biosfera, lo sfruttamento onnicida


Votare occorre.

Sia alle elezioni politiche che alle elezioni amministrative.

Alle elezioni amministrative e’ anche piu’ facile: beninteso, dove vi siano liste decenti, con candidati che siano persone per cui si possa esprimere una preferenza senza vergognarsene.

Ma anche alle politiche votare occorre, anche se esse si svolgono ancora una volta con una legge scellerata (resa ancor piu’ grottesca dal venir meno del confronto tra coalizioni, col risultato di rendere semplicemente delirante e ridicola l’indicazione - gia’ di per se’ palesemente contraria allo spirito e alla lettera della Costituzione della Repubbica Italiana, come tutti sanno - di candidati alla presidenza del consiglio dei ministri, anche da parte di liste di cui si ignora se otterranno anche un solo seggio in parlamento).

E votare occorre tenendo fermi due criteri: il primo: che non si puo’ votare per chi ha gia’ violato la legalita’ costituzionale cui pure aveva giurato fedelta’: perche’ votare per un criminale e uno spergiuro significa farsene complici; il secondo: che non si puo’ votare per chi ha fatto uccidere delle persone (con la persecuzione dei migranti, con la guerra in Afghanistan), perche’ votare per un assassino vuol dire avallare il delitto, favorirne la reiterazione, diventare complici degli assassini dunque.

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Mi rammarico assai di non essere riuscito a persuadere un sufficiente numero di persone della necessita’ e dell’urgenza di presentare liste della sinistra della nonviolenza alle elezioni politiche.

So che questa era la circostanza in cui si doveva e si poteva farlo, e che una cosi’ propizia occasione potrebbe non ripresentarsi piu’ per molti, molti anni. Checche’ ne dicano gli arresi (gli arresi prima ancora di lottare), vi erano ora pienamente le condizioni materiali per farlo. Non mi rammarico di essermi battuto per questo, ma di non essere riuscito si’. So misurare tutte le conseguenze di questo fallimento; e so che molte brave persone, che chiacchierano tanto ma ascoltano poco ed agiscono ancor meno, non sospettano neppure quanto esse siano gravi. Sed de hoc satis. Ora si tratta di prendere atto della situazione reale e fare cio’ che in questa situazione reale e’ possibile.

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Contro la guerra, il razzismo, il patriarcato, la devastazione della biosfera, lo sfruttamento onnicida, votare occorre, ed ogni voto e’ utile. Oggi piu’ che mai.

Proprio perche’ per la nequizia del governo Prodi e l’ennesima soperchieria delle camarille di Veltroni e Bertinotti vi e’ il rischio reale (anzi, l’elevatissima probabilita’) di una devastante vittoria elettorale della destra eversiva berlusconiana, razzista, filomafiosa e neofascista, ogni voto che si oppone alla corruzione, al razzismo, al militarismo e alla guerra e’ utile e benedetto. Ogni voto che si oppone alla devastazione ambientale e’ utile e benedetto. Ogni voto che si oppone al femminicidio e’ utile e benedetto.

Votare occorre: per le liste ovvero per le persone candidate in testa di lista che si oppongono alla guerra e al razzismo, allo sfruttamento e all’inquinamento onnidistruttivo, al patriarcato e al maschilismo, alla mafia e al regime della corruzione.

Votare occorre: per le liste ovvero per le persone candidate in testa di lista che sinceramente s’impegnano per il bene comune, per la pace e i diritti umani di tutti gli esseri umani.

Votare occorre: per le liste ovvero per le persone in testa di lista che sono piu’ affini alla scelta dell’ecologia, del femminismo, della giustizia sociale, della nonviolenza in cammino.

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Non votare significa arrendersi.

Non votare significa accettare lo svuotamento degli istituti democratici, attraverso cui passa il golpe berlusconiano, a cui le scellerate scelte di Prodi, Veltroni e Bertinotti hanno dato e danno man forte.

Non votare significa lasciare che a decidere di cio’ che e’ di tutti siano le camarille che gia’ cosi’ pessima prova hanno dato di se’, che gia’ tanta rapina hanno realizzato e tanta devastazione provocato.

Non votare significa permettere che a fare le leggi siedano ancora una volta solo i peggiori.

Non votare significa che a decidere dell’uso delle pubbliche risorse (ingenti, ingentissime) siano ancora una volta solo coloro che gia’ tanto male hanno compiuto.

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Vi sono due sole motivazioni rispettabili per la scelta del non voto.

La motivazione anarchica: chi ritiene che lo stato sia un male in se’, ben a ragione puo’ non votare alle elezioni politiche.

E la motivazione di chi - anche senza aderire alla weltanschauung e/o al movimento anarchista e libertario - e’ irriducibilmente contrario a un ordinamento giuridico che sente totalmente iniquo, avverso e oppressore: ad esempio, un repubblicano in un regime di monarchia sia pur costituzionale; un patriota in un paese dominato da un regime fantoccio e collaborazionista al soldo degli occupanti; un democratico in lotta contro un regime di usurpatori, etc. Ma e’ oggi questa la situazione italiana? Non mi sembra.

E dunque chi non crede che la rivoluzione sia alle porte, chi non ha un fermo e limpido ideale anarchico ed una prassi conseguente (una delle prassi possibili - e’ noto che nella tradizione libertaria varie scelte si sono pur dare in diverse concrete situazioni e sulla base di diverse concrete valutazioni), chi non ha motivo di opporsi frontalmente all’ordinamento giuridico vigente, e insomma e infine chi in qualche modo e misura pur condivide e apprezza i benefici non piccoli dello stato di diritto, della repubblica costituzionale, della democrazia - e sia pur solo e parzialmente liberale, e da molti limiti e molte contraddizioni afflitta -, ebbene, quando non vota non esprime un’azione politica trasformatrice, una resistenza che vale, ma forse eminentemente una fuga dalla realta’ e dalla responsabilita’, una fuga che e’ una delle forme della complicita’, un atto di rassegnazione e finanche di vilta’.

A meno che.

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A meno che a non votare sia costretto. Ovvero: a meno che il suo diritto di voto non gli sia stato effettualmente sottratto. E’ accaduto in passato anche a chi scrive queste righe.

Io che scrivo queste righe sono di quelli che talvolta sono stati costretti a non votare: e ne provo una profonda amarezza e indignazione. Sono stato costretto a non votare quando la sinistra (la ex-sinistra) candidava corrotti e malfattori contro cui mi ero lungamente battuto e non v’era alcuna altra lista di sinistra votabile; sono stato costretto a non votare quando quel voto implicava la delega a poteri effettualmente criminali o al crimine esplicitamente arresi o del crimine consapevolmente complici. Allora e solo allora non ho votato. Ed e’ accaduto invero piu’ di una volta.

Ma se appena vi e’ la possibilita’ di votare, votare voglio: e’ un diritto, ricevuto in dono dalle lotte di tante e tanti che per garantirmelo hanno affrontato sofferenze infinite e fin perso le loro medesime vite lottando contro ogni regime negatore dell’uguaglianza di diritti di ogni essere umano; votare e’ un diritto grande, e non vi rinuncio. E’ un pezzo della mia, della nostra liberta’ di cittadini.

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E venendo alla situazione presente, e di essa facendo un’analisi concreta.

Per mesi ho sostenuto la necessita’ di presentare liste della sinistra della nonviolenza. E non sto a ripetere adesso le tante ragioni di questa proposta, di questa necessita’, di questa urgenza. Queste liste non vi saranno. Ne prendo atto. Non ne resto pietrificato.

Si trattera’ di costruirle per le prossime elezioni, se sara’ ancora possibile. E sara’ lavoro non lieve. Ma e’ merito non piccolo dell’appello di Michele Boato, Maria G. Di Rienzo e Mao Valpiana aver promosso la prospettiva che l’assemblea di Bologna del 2 marzo ha infine polifonicamente indicato.

Ma gia’ in queste elezioni politiche forse vi saranno comunque alcune liste di sinistra che candidano persone, persone oneste - e in testa di lista, poiche’ altrimenti sarebbe un’ennesima beffa -, che alla guerra si sono opposte quando i sodali di Veltroni e Bertinotti la votavano e la propagandavano, e quindi e’ ragionevole supporre che si opporranno ancora.

Posso avere mille e un motivo di diffidare di mille e una cosa, ma questo fatto, se si da’, garantirebbe comunque per me la possibilita’ di votare. E nella tragedia in cui ci troviamo poco conta che queste liste difficilmente raggiungeranno la soglia critica per ottenere un seggio in parlamento: conta molto di piu’ che consentano l’esercizio del diritto di voto a tante persone che altrimenti se lo vedrebbero negato dal chiudersi tombale di fondamentali spazi di democrazia e di legalita’ sostanziale nel nostro paese.

Non sono le liste che avrei voluto. Ma non sono neppure le liste del superpartito del razzismo e della guerra, del femminicidio e della distruzione della biosfera, il superpartito a cui occorre opporsi. E confiderei che chi queste liste della sinistra non complice e non totalitaria (se tali, come vorrei sperare, queste liste saranno, e se candideranno persone oneste) le promuove, abbia ragionato sul fatto che candidando in testa di lista persone votabili anche da chi la vede come me, in questo modo - e solo in questo modo - puo’ avere hic et nunc il mio, il nostro voto, e potremmo non essere poche persone a rivolgere nell’animo nostro siffatti pensieri.

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Ed una cosa dirimente vorrei chiedere allora a quanti, a sinistra della ex-sinistra prostituitasi alla guerra terrorista e stragista e razzista di Berlusconi e Prodi, di Veltroni e Bertinotti, hanno presentato liste di persone oneste che si dicono impegnate per la pace e contro il razzismo, per i diritti delle donne e contro la devastazione della biosfera: che dicano anche chiaramente una parola, una decisiva parola di opposizione ad ogni violazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani; e che dicano quindi una decisiva parola contro ogni forma di razzismo, contro l’antisemitismo come contro l’islamofobia: e’ necessario che la dicano perche’ purtroppo anche prominenti candidati di queste liste hanno detto in passato parole non meditate che, certo inconsapevolmente ma effettualmente, riecheggiano scellerati motti criminali e deliranti della propaganda nazista, come di quella stalinista - e per chi pronuncia quegli slogan votare non possiamo ne’ ora ne’ mai -; e che dicano quindi una decisiva parola di impegno antimilitarista e per il disarmo; e che dicano quindi una decisiva parola se non di accostamento, di rispetto per la nonviolenza; e che dicano quindi una decisiva parola di difesa della Costituzione repubblicana e della legalita’ democratica.

Lo dicano, poiche’ molte sciocchezze dette e scritte in passato e ancora in questi ultimi giorni da taluni di essi, ci inquietano non poco.

Vorremmo poter votare.

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Perche’ votare occorre, e chi propaganda l’astensionismo a sinistra, l’astensionismo che aiuta il regime della corruzione ad occupare una volta ancora pressoche’ totalmente le istituzioni della cosa pubblica, le istituzioni che fanno le leggi e decidono dell’uso delle risorse di tutti, ebbene, o non sa quel che si dice ed allora e’ un ingenuo e un presuntuoso, o forse lo sa - ed allora e’ un irresponsabile o un mascalzone, o piu’ semplicemente un meschino che ha scambiato l’ideologia (che sia quella della societa’ dello spettacolo o un’altra ancor piu’ longeva e piu’ cupa) per la realta’, e da questa astrattezza solo disastri possono venire.

Poi puo’ anche capitare di non poter votare per motivi peculiari insormontabili (alla propria situazione legati, o alle proprie scelte di principio), ma sarebbe appunto l’eccezione che conferma la regola: e la regola e’ che votare occorre, senza illusioni, senza deleghe in bianco, senza sostituismi. Il voto non e’ che uno degli strumenti della lotta politica, mille altre cose possiamo e quindi dobbiamo fare per promuovere e realizzare una politica della nonviolenza. Ma rinunciare a quello strumento almeno noi non vogliamo, ne ora ne’ mai.

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Io che scrivo queste righe da molti, molti anni non riesco piu’ a dare un voto interamente persuaso - di appartenenza o di piena condivisione di un programma o almeno dei suoi centrali punti -, e tuttavia so che il mio voto non vale di meno. Ed anzi, la fatica che mi costa darlo dovendo lungamente soppesare i pro e i contra, e restandone ancora e ancora dubbioso, e sapendo gia’ che non poca amarezza e scontento mi costera’ comunque averlo dato, ebbene, e’ situazione che me lo rende non piu’ scadente ma piu’ prezioso, ed insieme piu’ laico, piu’ loico, piu’ sapido e piu’ meditato.

Ogni voto e’ utile. Oggi piu’ che mai. Contro la guerra, il razzismo, il patriarcato, la devastazione della biosfera, lo sfruttamento onnicida. Votare occorre.

Tratto da
Notizie minime de
La nonviolenza è in cammino


proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini.
Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

Arretrati in:
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Numero 399 del 19 marzo 2008



Mercoledì, 19 marzo 2008