Le occasioni mancate di una legislatura breve

di Domenico Maselli

Proponiamo in anteprima un editoriale di Domenico Maselli che verrà pubblicato sul prossimo numero di “Confronti”, mensile di fede, politica e vita quotidiana (www.confronti.net). L’autore è il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia.


Di fronte al disorientamento di questa improvvisa campagna elettorale, con una legge elettorale che azzera la possibilità di scelta dei singoli elettori e sostituisce gli eletti con i “nominati” dalle segreterie dei partiti e che presenta lo spauracchio di una maggioranza a rischio, provo una grande perplessità. Dove sono i sogni del 1994 di avere come protagonista la società civile?
Dal nostro punto di vista lo sconforto è aumentato dalla constatazione che nonostante la buona volontà espressa dal governo appena caduto, la situazione della laicità dello Stato e della libertà religiosa nel nostro paese appare peggiore di prima e crediamo che il nuovo governo debba subito risolvere alcuni problemi.
In primo luogo il governo Prodi aveva affrontato le Intese con le confessioni religiose le cui trattative erano in corso da oltre otto anni giungendo a firmare il 4 marzo sei nuove Intese (di cui due già approvate dal governo D’Alema nel 1999) e due modifiche di vecchie Intese, ma non le ha presentate al Parlamento per la conversione in legge, per mancanza di copertura economica. Abbiamo così degli enti che hanno ricevuto l’approvazione del governo pro tempore ma hanno atteso invano il passo successivo. L’ultima Finanziaria ha previsto la copertura e attendiamo che il prossimo governo presenti immediatamente queste Intese alla Camera.
Altrettanto precaria è stata la sorte della legge quadro sulla libertà religiosa. La commissione della Presidenza del Consiglio per la libertà religiosa aveva preparato un testo che non è stato discusso dal Consiglio dei Ministri, mentre la commissione Affari costituzionali ha discusso il vecchio testo presentato in Assemblea nel 2001 e ripresentato dal governo Berlusconi nella XIV Legislatura e nell’attuale da Boato e Spini.
Sotto l’abile guida del relatore Zaccaria vi è stata una lunga istruttoria e la presentazione di un testo unificato, ma tutto si è congelato di fronte all’opposizione della CEI alla definizione che la libertà religiosa discende dal principio costituzionale della laicità dello Stato, peraltro ribadito in sentenza dalla Corte costituzionale. Continua così l’assurda situazione per cui, nonostante la dichiarazione dell’articolo 8 della Costituzione secondo cui tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere, di fatto esistono discrepanze giuridiche così forti che rendono nulla questa solenne dichiarazione.
La stessa Carta dei valori, voluta dal governo per i rapporti con gli immigrati, aggiunge perplessità perché non si riferisce al dettato costituzionale e permette iniziative non condivisibili delle singole prefetture, che di fatto conducono inchieste sulle situazioni delle singole confessioni, molto simili ad una moderna, anche se felpata, inquisizione.
A complicare ancora le vicende vi sono poi le iniziative delle varie Regioni che tendono a discriminare tra le Chiese con Intesa e le altre, in chiaro contrasto con quanto previsto dalla Costituzione; ad esempio, la regione Lombardia ha stabilito che non si possano adibire ad uso di culto locali edificati con altro fine, rendendo quasi impossibile alle confessioni più piccole l’apertura di locali. È quindi necessario che il nuovo governo vigili sulla costituzionalità delle leggi emanate dalle Regioni.
Un problema molto serio è poi quello della lentezza dell’iter burocratico delle richieste di riconoscimento giuridico delle confessioni e dei ministri di culto. Vi sono pratiche che durano oltre i sette anni e sono ben lontane dall’accoglimento. A questo si aggiunge che negli ultimi tempi i funzionari del Ministero dell’Interno tendono a dare un’interpretazione restrittiva delle stesse leggi fasciste del 1929 e del 1930, soprattutto per quanto riguarda matrimoni celebrati da ministri di culto non appartenenti a confessioni con Intesa. In alcuni casi i tribunali hanno imposto la trascrizione di tali matrimoni ai Comuni dichiarando errata l’interpretazione del Ministero. Sorprende inoltre che molte commissioni nazionali, soprattutto in materia etica e bioetica, non prevedano l’ascolto di persone appartenenti a culti diversi dal cattolico, come se tali culti non avessero il diritto di esprimere anche la loro opinione su materie attinenti la coscienza individuale. Viva preoccupazione solleva il fatto che la legge Amato-Ferrero sull’immigrazione sia rimasta incompiuta e pertanto non abbia possibilità di una rapida approvazione. Bisognerebbe capire che la vera lotta all’immigrazione clandestina è fatta garantendo l’accesso al nostro paese in modo regolare anche per la ricerca di lavoro per un tempo limitato per evitare il ricorso al trasporto clandestino in realtà curato spesso dalla mafia. Queste sono solo alcune delle richieste che in materia di diritti civili ci sentiamo di esprimere a quello che sarà il nuovo governo della nazione.



Venerdì, 21 marzo 2008