Il problema di evidenziare lesigenza di un nuovo meridionalismo scaturisce dalla realtà inconfutabile che lItalia rappresenta il meridione dEuropa, quindi una politica meridionalistica deve coinvolgere tutta la nazione, a maggior ragione il meridione dItalia, che corre il rischio di diventare il Meridione del Meridione dEuropa. Il nuovo meridionalismo deve partire da questo convincimento e da una accurata analisi socio-economica, che vede lItalia perdere, ogni giorno di più, la competitività con gli altri paesi dellUE. Una nazione come la nostra, proiettata nel Mediterraneo, inserita geograficamente in unarea di grandi mercati, dove può esercitare il ruolo primario di motore dello sviluppo di una massa potenziale di oltre 800 milioni di abitanti, non può continuare a privilegiare mercati che stanno diventando sempre più sfuggenti, specie adesso che è stato compiuto il primo passo per promuovere lingresso nella UE di ben 8 paesi dellEst dEuropa, più Malta e Cipro, che non si proporranno solo come mercati attivi, bensì come agguerriti concorrenti. La Sicilia si trova in una posizione ibrida: inserita nella realtà europea, è tagliata fuori dai programmi di intervento verso le aree di sviluppo del Nord-Est dEuropa a causa della posizione geografica per nulla favorevole, mentre il modesto interesse, peraltro solo verbale, del governo centrale verso lintegrazione mediterranea, minimizza ogni possibilità di decollo degli interventi in tale area, che è, per vocazione storica e posizione geografica, quella di maggior interesse per la Sicilia e per i siciliani. Il ruolo della Sicilia e dei siciliani, in una prospettiva di integrazione mediterranea, è quello di ammortizzatore culturale, ritrovandoci ad essere un popolo multirazziale, sia per posizione geografica, che per vocazione millenaria. La volontà politica del governo regionale di intervento in quelle aree ha promosso progettualità che, ancora, non hanno trovato riscontro operativo concreto, per mancanza di specifiche conoscenze circa il potenziale di tali aree, meritevoli, invece, della più grande attenzione, sia al presente che, in prospettiva, nellimmediato futuro, quando tutta larea sarà identificata quale "zona di libero scambio delle merci". La dipendenza politica degli amministratori siciliani dalle decisioni forzatamente unanimistiche del governo centrale impedisce unautonoma capacità decisionale e organizzativa, penalizzando ogni possibile programmazione. Unazione di centralismo politico nellarea del Mediterraneo potrebbe essere svolta da una forza politica decisamente meridionalistica, indirizzata a far valere i potenziali del meridione dItalia e della Sicilia in particolare. Non possiamo attenderci nulla dal governo centrale, né in termini propositivi, né in termini programmatici; il pragmatismo imperante indica solamente la strada dellimmediato utile, senza neppure volgere lo sguardo verso altre realtà che ci riguardano da vicino. Necessita una nuova e attiva progettualità per promuovere il dialogo fra tutti i popoli che si affacciano sul Mediterraneo, iniziando con lanalisi delle problematiche che sembrano dividere tali popoli, per esaltare gli elementi che uniscono. Lo scopo di una tale progettualità è quello di promuovere lintegrazione fra popoli così vicini sotto ogni profilo, stimolare lo scambio di esperienze e analizzare tutti gli aspetti che uniscono i popoli del Mediterraneo, cercando di smussare gli aspetti che dividono. Non dobbiamo, inoltre, trascurare che lItalia intera rappresenta il Meridione dEuropa, anche se alcune regioni ritengono di essere inserite nel cuore dellEuropa economica; è un mito che i fatti andranno a sfatare, specialmente con ladesione alla UE dei paesi dellex blocco sovietico. Il momento prioritario in un discorso mirato alla integrazione dei popoli deve essere non solamente il reciproco diritto a parlare, bensì, innanzitutto, il dovere di sapere ascoltare le ragioni degli altri, senza cercare di imporre la propria volontà e i propri esclusivi interessi. Occorre transitare dallidea della globalizzazione dei mercati, che è intesa dalle nazioni in via di sviluppo dellAfrica del Nord come un nuovo colonialismo, al più concreto e realizzabile concetto della integrazione, in un rapporto paritario di reciproco interesse.
Rosario Amico Roxas(raroxas@tele2.it)
Sabato, 08 dicembre 2007
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