Politica
Cos’è il «nuovo» ?

di Rosario Amico Roxas

NOI che apparteniamo alla stragrande maggioranza dei “signor Nessuno”, noi gente della strada che viviamo un giorno dopo l’altro, non eravamo preparati ad una tale quesito che in questi giorni è diventato l’argomento principe.
Non eravamo preparati anche perché per identificare il “nuovo” bisognerebbe inquadrare il “vecchio”.
Sembra proprio che questa campagna elettorale sia incentrata alla identificazione del “nuovo”, che ognuno dei leader di partito pretende rappresentare, ma non evidenziando gli elementi che, senza ombra di dubbio, rappresentano le caratteristiche precipue del “nuovo”, bensì negando alle controparti il diritto di rifarsi al “nuovo” perché gli altri, tutti gli altri in una battaglia “uno contro tutti”, sono “vecchi”.
Veltroni dice che la destra è “vecchia” perché il suo leader a 72 anni, si ripropone già da cinque volte per la presidenza del consiglio a cui è tanto affezionato, dopo avere dato ampio e documentato esempio di come si coltiva il proprio orticello.
Berlusconi sostiene che il PD è “vecchio” perché il suo leader è in politica da 33 anni, come se l’attività politica avesse una scadenza come le uova fresche o il latte a lunga conservazione.
Anche per i partiti minori tutti gli altri sono “vecchi”, ma senza documentare quale sia l’elemento di novità portato dentro il fatiscente “Palazzo”.
Qual’è quel “vecchio” che il “nuovo” vuole sostituire ?
Il desiderio di una buona amministrazione, di un buon governo, della tutela degli interessi della nazione, di una particolare cura verso le fasce più deboli e bisognose, della tranquillità nella propria casa e nel proprio lavoro; la certezza dei doveri e l’esigenza dei diritti, la voglia di uscire da casa senza timore di essere scippati o aggrediti, il sereno godimento di una sudatissima pensione che ci porti alla fine del mese senza patemi d’animo, la concretezza di un lavoro stabile per i giovani che si affacciano al mondo della produzione e del lavoro….tutte queste e tante altre aspirazioni appartengono al “vecchio” oppure al “nuovo” che avanza ?
Se il “vecchio” rappresenta l’acqua sporca da buttare, abbiamo controllato, prima di buttare tutto via, se in quella vasca non si sia, per caso, ancora il bambino che abbiamo lavato ?
Circola una grande insoddisfazione verso la politica, che hanno battezzato anti-politica, mentre si tratta di rigurgiti e rutti per tutte le incertezze, tutte le ingiustizie, tutte le carognate che ci hanno fatto ingoiare a forza e che non abbiamo digerito.
Così il malcontento viene rinchiuso nelle cantine della cronaca recente, e chiamiamo ““nuovo”” l’identico itinerario di prima, senza cambiare una virgola, senza nemmeno concedere il meritato riposo a quegli stanchi politici con le mantibole slogate per l’eccessivo lavorio.
Chiamandolo “nuovo” il malcontento dovrebbe transitare nella gioiosa attesa che le promesse, finalmente, si realizzino.
Ma se non si cambia il metodo, come può cambiare il risultato finale ?
Se non cambiamo gli uomini che hanno dimostrato di sapere fare solo i propri interessi, cosa ci aspettiamo che cambi ?
Il ritornello si ripete ad ogni cadenza elettorale, sempre anticipata perché ogni schieramento vuole sostituirsi all’altro, ma non perché si ritiene migliore, più attento o più capace, ma per accelerare l’alternanza del posto a tavola.
Ci presentano un lungo elenco di promesse, ci dicono a chiare lettere che siamo “coglioni” perché ci crediamo, quindi tutto a tarallucci e vino; non ci resta neanche la possibilità di cacciarli via se non fanno il loro dovere, dobbiamo aspettare la scadenza del mandato; dobbiamo aspettare che arrivino alla frutta, al caffè, all’ammazzacaffè, al gelato e finalmente ai cannoli.
Finalmente arrivati ai cannoli li possiamo cacciare via.
Vuoi vedere che i cannoli rappresentano il "nuovo" ?


Rosario Amico Roxas



Sabato, 23 febbraio 2008