Il Papa: «In Italia c’è bisogno di una nuova generazione di politici cattolici»

di Rosario Amico Roxas

E’ una affermazione di parte, foriera di auspici confessionali, di rinnovamento degli schieramenti, nonché di un ritorno alle ipocrisie dei Guelfi e Ghibellini.

Per amministrare la Cosa Pubblica serve una nuova generazione di politici preparati, onesti, solidali, capaci di una visione globale della politica e non semplicemente utilitaristica nell’immediato.

Che poi siano anche cattolici, in grado di recepire dalla Chiesa non i dictat bensì i suggerimenti e le testimonianze, accogliendo l’universalità predicata dal Magistero Sociale e sancita dal Concilio Vaticano II, può migliorare la programmazione degli interventi; ma dalle parole del pontefice si evince l’auspicio di una armata schierata unilateralmente, con ampie possibilità di intervento della stessa Chiesa in talune scelte che guardano solo al mondo confessionale, trascurando il mondo laico.

Il “politico cattolico” deve operare una scelta di fondo; se vuole privilegiare il suo status di cattolico, allora deve lasciare la politica attiva e rimanere dietro le quinte come apportatore delle esigenze confessionali.

L’alternativa non è quella di un politico che rinnega il cattolicesimo per abbracciare la laicità, ma quella di un cattolico in grado di affrontare le problematiche laiche, recuperando dal cattolicesimo l’etica sociale; inoltre in non-cattolico non è il nemico della Fede, se accoglie l’esigenza di una interpretazione della politica su base etica, anche se non confessionale.

Il suggerimento del pontefice conduce al paradosso nel quale politici senza scrupoli si inginocchiano davanti al pontefice per entrare nel novero di “figli graditi”; l’auspico del pontefice diventa, così, l’esaltazione dell’ipocrisia che, purtroppo ci si manifesta in troppe circostanze.

Non vale a nulla estendere l’invito kantiano “a vivere come se Dio esistesse”, già rivolto al razzista Pera. Per il credente Dio esiste, pur nel mistero che si accetta per fede; per il non credente Dio non esiste, e basta; tertium non datur.

Una donna è gravida o non è gravida, non potrà mai essere “un po’ gravida, come se lo fosse”. Il laico non rientra in nessuna delle due specie, perchè è quel politico che opera la netta distinzione tra potere confessionale, che rimane limitato alla sfera spirituale, pur con valide interpretazioni umanistiche non confessionali, e potere dello Stato che non interviene nelle scelte religiose, ma opera nello spirito della solidarietà che non è appannaggio esclusivo del cattolicesimo.

Rosario Amico Roxas



Martedì, 09 settembre 2008