In Italia la democrazia non e’ a rischio...

di Giulio Vittorangeli

[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli@wooow.it) per questo intervento.


In Italia la democrazia non e’ a rischio, per questo si puo’ tranquillamente cancellare (decisione del Consiglio di Stato del primo ottobre) un referendum indetto da un Comune (Vicenza) per consentire ai propri cittadini di esprimersi su una scelta fondamentale per il proprio futuro: un pezzo di territorio da destinare ad una potenza straniera per uso bellico. "Equivale, per molti versi, a un colpo di stato amministrativo, che priva i cittadini di uno strumento fondamentale di espressione e di partecipazione" (Marco Revelli).

In Italia la democrazia non e’ a rischio, per questo si puo’ pensare di assestare un colpo mortale al pluralismo dell’informazione, anche nella carta stampata cancellando il diritto soggettivo ai contributi diretti per i giornali cooperativi, non profit e di partito. Tanto ci siamo gia’ assuefatti al soffocante duopolio televisivo. "Si apre una grande questione democratica e di liberta’, a cui bisogna reagire. La liberta’ non ha prezzo. E chi da’ voce alle domande della societa’ deve trovare le necessarie tutele. Ci battiamo con ’Il manifesto’. Non solo per ’Il manifesto’ ma per la liberta’ d’informazioneî (dal quotidiano "il manifesto").

In Italia la democrazia non e’ a rischio, per questo si puo’ prima fare una "macelleria messicana" con una "notte cilena" alla Pinochet, e poi assolvere tutti. Secondo l’Avvocatura di Stato (primo ottobre) sarebbe assurdo parlare di "sospensione della democrazia" a proposto del massacro avvenuto nella scuola Diaz di Genova, nel luglio 2001. Non occorre nessun commento.

In Italia la democrazia non e’ a rischio, per questo i nostri soldati sono impegnati in azioni di guerra (definite ipocritamente "di pace") all’estero. Nulla importa dell’articolo 11 della nostra Costituzione.

In Italia la democrazia non e’ a rischio, per questo abbiamo creato i "sindaci-sceriffi", il "pacchetto sicurezza", la "tolleranza zero", con 3.000 soldati nelle strade. Il tutto per reprimere rom, immigrati, mendicanti, ambulanti, prostitute, persone senza fissa dimora, ecc. Del resto, il problema non e’ la grande criminalita’ che tiene in ostaggio intere regioni del nostro Paese.

In Italia la democrazia non e’ a rischio, per questo si puo "riformare la giustizia", attaccando la magistratura alla ricerca delle sovversive "toghe rosse". Infatti, la magistratura, per il solo fatto di voler conservare la propria indipendenza e’ pericolosa. Cosi’ siamo tutti uguali davanti alla legge (articolo 3 della Carta Costituzionale), salvo quattro italiani a cui e’ garantita l’immunita’. "Nessuna dittatura europea del Novecento (e dunque neanche il fascismo) ha fatto dell’interesse privato del leader (e dei suoi accoliti) il fulcro intorno a cui far ruotare l’elaborazione e la promulgazione delle leggi e persino l’esercizio della giustizia" (Alberto Asor Rosa).

In Italia la democrazia non e’ a rischio, per questo si puo’ pensare ad una "vera" scuola, come era quella del passato: grembiulini, maestro unico, voto in condotta, ecc. Del resto abbiamo "digerito" i finanziamenti statali alle scuole private; alla faccia dell’articolo 33 della Costituzione, che garantendo alle scuole private il sacrosanto diritto di esistere, specifica che tale diritto deve essere "senza oneri per lo stato".

In Italia la democrazia non e’ a rischio, per questo si puo’ finire uccisi per un pacco di biscotti, al grido di "sporco negro", come e’ avvenuto a Milano; o peggio ancora uccisi (sei africani) nella strage di Castelvolturno, ad opera dei casalesi. Se si e’ fortunati, invece, si puo’ finire picchiati, come a Parma, dai vigili urbani per un sospetto e nel verbale invece del cognome trovare scritto "negro". Oppure a Roma, dove un cinese di 36 anni e’ stato aggredito e picchiato da un gruppo di minorenni che gridavano insulti razzisti. Passando per l’odissea di cui e’ stata vittima una donna italiana d’origine somala all’aeroporto di Ciampino. Certo le nostre citta’, come e’ stato dichiarato dai super-sindaci, "Non sono razziste e chi ha sbagliato paghera’, e sara’ punito con particolare rigore e in modo esemplare". Peccato che viviamo in un contesto sociale e culturale, segnato da rigurgiti di razzismo ed intolleranza, a cui ci stiamo lentamente e pericolosamente abituando, con cinismo soddisfatto e sconcio. In Italia la democrazia non e’ a rischio... ironia a parte, non siamo negli anni Trenta e il berlusconismo non e’ il fascismo. Eppure, come ha scritto Alberto Asor Rosa, "Quel che mi sembra di vedere e’ la nascita di una sorta di dittatura, di tipo nuovo, democratico-populista, fondata non sulla violenza e sulla coercizione esplicite, ma sul consenso ed esercitata con un astuto, davvero inedito in Europa, mix di suggestioni medianithe, stravolgimenti istituzionali e intermediazioni affaristiche". In Italia la democrazia non e’ a rischio: lo siamo noi tutti.

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Numero 602 dell’8 ottobre 2008



Mercoledė, 08 ottobre 2008