Niente cambia perché niente deve cambiare

di Rosario Amico Roxas

IL Presidente del Senato, Franco Marini, incaricato di cercare una ipotesi di accordo tra i partiti per modificare la legge elettorale prima di andare a elezioni anticipate, ha fallito il suo scopo.
Non certo per sua colpa, ma per la posizione intransigente di Berlusconi, seguito a ruota dai ritrovati valvassori Fini e Casini.
Viene da pensare che se al posto di Franco Marini ci fosse stata Valeria, la disponibilità di Berlusconi sarebbe stata diversa, ma il protocollo presidenziale non prevede simili escamotages.
Certa appare la responsabilità politica di Veltroni e del suo accanimento a voler dialogare con il cavaliere. Proprio quando era stato abbandonato da tutti, con Fini addirittura con insulti reciproci; proprio quando si ritrovò a manifestare la disperazione dell’uomo aduso ai consensi più o meno veritieri degli alleati, dimostrando di avere perso il senso della misura con quella pantomima della estemporanea fondazione del nuovo partito da affidare a Michela Vittoria Brambilla, segno evidente di totale mancanza di idee concrete surrogate dalle solite apparenze, proprio allora Veltroni gli ha lanciato la ciambella di salvataggio identificandolo come il solo politico con il quale dialogare, abboccando nella trappola come un pivello imberbe.
Anche Bertinotti ha le sue pecche, infatti identificò la pagliacciata di piazza San Babila come un “colpo di genio politico” e non, come in realtà era, un gesto disperato di ricerca di una visibilità perduta.
I valvassori sono così tornati all’ovile, visto che le staccionate crollate erano state rimesse in sesto proprio dal capo del partito che avrebbe dovuto affondare il colpo di grazia, ignorando anche l’esistenza del cavaliere.
Ora il centro-destra serra le fila, si va a votare con la legge/porcata di Calderoli; decideranno le segreteria dei partiti la composizione del nuovo parlamento dove ritroveremo le stesse melense figure di yes-man, che pensano al mantenimento dei propri benefici, grati al capo di averli scelti.
Avranno diritto di priorità nella scelta quei candidati che per primi metteranno il cervello all’ammasso, quelli che ridurranno le proprie idee in una “tabula rasa in qua nihil est scriptum”, gli obbedienti a senso unico, quelli che si sperticheranno in untuosi ringraziamenti per il posto a tavola loro riservato. Hanno già le liste pronte e i candidati sanno già chi sarà eletto e chi otterrà un posto-chiave nella pubblica amministrazione per i servizi resi.
Contrariamente a quanto indicava il principe di Salina che voleva i cambiamenti affinché nulla cambiasse, in questa circostanza non si vogliono cambiamenti per paura che qualcosa possa cambiare disturbando il conducente. Se vogliamo chiamarlo cambiamento, ci sarà una posizione di prestigio per Michela Vittoria Brambilla, la sola che nei momenti di abbandono da parte degli alleati si è esposta, anzi si è molto esposta, in nome e per conto del cavaliere.
E’ chiaro che nella coalizione alternativa regna il disorientamento; si stanno accavallando impegni in un ingorgo elettorale di difficile soluzione.
Ci saranno elezioni nazionali, regionali, tra regioni dimissionate e regioni dove è venuta a mancare la maggioranza del transfuga UDEUR; elezioni provinciali ed elezioni comunali, lì dove sindaci o presidenti di province cercheranno di fare il salto di qualità.
A fronte di tante scelte, di candidature, di promozioni, però, c’è una marea di pretendenti, ognuno che avanza diritti acquisiti, meriti conquistati, servizi resi; ovviamente tutti, indistintamente tutti, vocati al bene comune, alle sorti del paese, alla classe operaia, ai pensionati al minimo, ai giovani disoccupati, alle vittime del lavoro, alla qualità della sanità, alla munnezza che ci sommerge, all’istruzione, e alla “corretta laicità dello Stato che non trascuri le radici storiche cui siamo legati”.
Uno tsunami di parole ci sommergerà, la frana che lo ha generato è già avvenuta a Roma e l’onda anomala sta invadendo anche i più remoti ripostigli e gli si sente l’eco dei ritornelli e degli slogan nei quali vorranno farci annegare.
Vincerà il centro-destra o il centro-sinistra ?
“Me ne fotto !”

Rosario Amico Roxas



Martedì, 05 febbraio 2008