Sabato 24 novembre un paio di parlamentari che pretendevano di partecipare al corteo delle donne presentandosi nelle prime
file con fotografi al seguito sono state allontanate più o meno gentilmente; poco dopo sono state costrette a scendere dal
palco, in modo più o meno brusco, tre ministre del governo in carica che si erano prestate a farsi intervistare dalla Tv di
Ferrara a commentare, ma di fatto "rappresentare", le istanze di una manifestazione non convocata da loro, invece di
lasciare il campo alla voce delle donne in marcia. Successivamente, cronache di stampa e notiziari televisivi, in particolare Miriam Mafai sul "la Repubblica" e Mario Deaglio a
Prima Pagina, enfatizzando i suddetti fatti, hanno tentato di offuscare la drammaticità della protesta e limportanza
delle decine di migliaia di donne, che lhanno fatta emergere, neutralizzando limpegno e la fatica delle donne che dal
basso hanno realizzato una manifestazione dichiaratamente autonoma da ogni partito.
E una vergogna che conferma la potenza dei media e la subalternità ad essi della casta politica alla ricerca di visibilità
legittimante.
In tempi di crisi di rappresentanza democratica, forti devono essere la denuncia e la condanna di chi ha messo in atto
quelle provocazioni equiparandole alle legittime reazioni di chi ha contestato le provocazioni stesse o si è lasciata
andare a qualche slogan "grillesco".
Prima di bacchettare gli "eccessi" dei movimenti bisogna stigmatizzare chi li ha provocati, siano poliziotti, ministre o
parlamentari: ovviamente se gli eccessi non sono stati premeditati diventando essi stessi provocazioni.
Allo stesso modo, nel dichiarare improponibili certe proposte dei cittadini perché impraticabili in sede parlamentare
bisogna denunciare con forza chi le rende impraticabili prima di pretendere che chi le ha proposte comprenda e condivida
le scelte alternative operate in sede istituzionale per necessità. Se non è vero che la base ha sempre ragione non è vero
che gli addetti ai lavori sono infallibili e insindacabili.
Un liberale conservatore come Camillo Benso conte di Cavour (inventore del centrismo italiano) ha realizzato i suoi
progetti politici minacciando la sua destra riottosa evocando i pericoli dellavanzata della sinistra, oggi, invece, a
sinistra è invalso il vezzo di pretendere la legittimazione di ogni scelta, anche di quelle indecentemente ingiustificate,
agitando lo spauracchio del ritorno di Berlusconi. Marcello Vigli
Lunedì, 26 novembre 2007
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