Miseria ed opulenza

di Rosario Amico Roxas

Le strade economiche risultano assai diverse, a seconda che si tratti di modificazioni in meglio o in peggio. Mi spiego.

L’evoluzione economica di ogni singolo individuo è soggetta a modificazioni, determinate e dovute all’andamento di molto fattori, taluni dipendenti dallo stesso individuo, altri dal caso, altri ancora da fattori contingenti.

Accade che da una condizione di relativo benessere, una persona, con tutta la famiglia, transiti da una condizione di relativo benessere, ad una di disagio economico, per scivolare nella povertà e impantanarsi nella miseria. Si tratta di una strada tutta in discesa, difficilmente controllabile che produce modificazioni negli usi e nei costumi, dovendo rinunciare al superfluo, per limitarsi al necessario e, infine, per contentarsi dell’indispensabile (quando c’è).

E’ chiaro che il mio riferimento riguarda i fattori esterni che modificano una condizione economica; non posso riferirmi al debosciato che si gioca lo stipendio e fa mancare il proprio sostegno alla sua famiglia.

Lo Stato Sociale dovrebbe essere lì per quello, per tamponare gli effetti disastrosi di una congiuntura economica, e rendere il più equilibrata possibile la condizione di vita tra tutte le fasce della popolazione, che, ovviamente, è diversamente dotata anche di capacità imprenditoriali.

Ma è chiaro che la “strada in discesa conduce alla miseria dopo avere superato la povertà.

La miseria è dinamica, perché coinvolge altre persone, altre attività, e si dilata, ponendo quella parte della popolazione in una riva indistinta, che vede le offerte del mondo ma non può usufruirne.

L’altra strada appare in salita, ma non lo è; diventa appena pianeggiante quando vengono superati i primi ostacoli. Questa strada porta dal benessere alla ricchezza, alla affermazione e al consolidamento della ricchezza, per approdare poi all’opulenza.

Oltre l’opulenza cosa c’è ?

L’opulenza rappresenta l’impossibilità di consumare ciò che si guadagna, pur riservando ampie porzioni agli eredi fino alla 7° generazione.

E’ a questo punto che scatta il “plus” oltre l’opulenza;con quest’ultima sembra di possedere tutto e qualche cosina in più, ma il tarlo del possesso rode dentro la coscienza e lascia spazio al godimento.

Incrementare l’opulenza è inutile, perché si incrementa da sola, così si innesta la ricerca di altro fuori i beni materiali che già si posseggono a iosa.

Garrisce al vento una nuova bandiera, che non porta i colori ben noti o i simboli conosciuti; si tratta di una bandiera che vale per tutti e per nessuno; è la bandiera del potere, che diventa complementare all’opulenza, sostituto dell’opulenza, sotto la quale corrono i vinti a soccorrere il vincitore, per cercare di far parte di ciò che l’opulento, diventato potente, contiene in sé.

E’ così ovunque, lo Stato liberista lo consente.

Il più ricco del condominio aspira a fare l’amministratore.

Il milionario di paese aspira a fare il sindaco.

Il plurimilionario anela alla presidenza della provincia.

Il piccolo miliardario cerca la presidenza della regione.

Il plurimiliardario aspira alla presidenza del consiglio, con il rammarico che non può portarsela appresso, né lasciarla in eredità ai suoi eredi che se ne fottono del suo potere e ambiscono alla sua opulenza.

Rosario Amico Roxas



Mercoledì, 19 marzo 2008