Politica
Il marchio e il simbolo

di Rosario Amico Roxas

Termini come marchio e simbolo, prezzo e valore, voto o consenso, autorità o autorevolezza, non sono sinonimi, ma scelte linguistiche che evidenziano un modo di essere.
La dimensione dialettica berlusconiana coincide perfettamente al suo pensiero; almeno in ciò è coerente. In una delle ultime incursioni in TV dove ha pedantemente ripetuto le stesse identiche frasi, gli stessi concetti , ha insistito nel chiedere a casini di rinunciare al suo “marchio” per aderire al marchio del PdL, Chiarisco che dal contesto del discorso si evinceva che intendeva parlare del “simbolo” dell’UDC, che per il venditore Berlusconi non è che un marchio, come un salume, un detersivo, un dentifricio. La ragione c’è: il simbolo ha un “valore”, morale, storico, affettivo, ideologico, mentre il marchio ha solo un prezzo di mercato; chi ignora l’esigenza dei valori ma privilegia la dimensione del prezzo, non poteva che parlare un tale linguaggio.
Così, per analogia direbbe a Benedetto XVI di sentirsi religiosamente legato alla Croce, in quanto “marchio” del cristianesimo.
Bene ha fatto Casini a notare questo particolare linguaggio da supermercato e precisare che in Italia non tutti sono in vendita. Certamente Berlusconi si sta trovando in uno stato confusionale, oltre quello congenito; sta raccattando tutto ciò che è disponibile sul mercato dei voti potenziali, e rileva che ognuno chiede qualcosa e non sempre rapportato al reale costo di ciò che offre; le offerte sono le percentuali di elettori cui deve corrispondere un certo numero garantito di posizioni “sicure” sia alla camera che al Senato. La caccia è aperta, la preda è il voto, lo specchietto per le allodole è rappresentato dalle sue incursioni quotidiane nei palinsesti televisivi, da dove abbiamo appreso fino alla nausea che i 40 miliardi di recupero sono frutto “delle mani nelle tasche degli italiani”, che la lotta all’evasione ha prodotto appena due miliardi, che intende riaprire i 126 grandi cantieri, senza specificare quali, che il primi progetto sarà il ponte sullo stretto (ammiccando a Lombardo), che immediatamente metterà mano alla devolution (ammiccando a Bossi e Calderoli), il tutto scarabocchiando, in segno di grande imbarazzo per le cazzate che dice, cerchietti e linee più o meno curve su un foglio di carta; quindi elenca i suoi personalissimi sondaggi, ed è l’unica novità delle varie incursioni, perché ogni volta aumenta la percentuale di voti che si auroattribuisce.
Calcolando il 50% di voti al PdL, più il 10% della Lega, più il 5% ciascuno dei partiti contattati (DC, Pensionati, socialisti di Stefania Craxi, la Destra di Storace, l’UDEUR di Mastella) si arraffa un altro buon 25%, a tutto ciò si aggiunge il 15% dell’ex AN in corsa per lo scioglimento, quindi l’apporto dei 5.000 circoli delle libertà di Michela Vittoria Brambilla, valutati, per difetto al 10% ; totale 100%; ma questo se si ferma nell’escalation di voti attribuiti al solo PdL altrimenti questo limite verrebbe superato. Evidentemente non è preso in considerazione il mio voto personale, che forse sarà considerato annullato, perchè voto palese.
Ma imperterrito continuerà nelle sue incursioni nelle TV, convinto come è dal metodo “coca.-cola”, per cui la presenza si tramuta in vendite; nel suo caso la presenza si tramuterebbe in voti, solo di voti potrà parlare, perché sono quelli che hanno un prezzo, perché sono quelli che rispondono alla logica del marchio di fabbrica.
Non potrà mai parlare di “consensi” perché appartengono al “simbolo; il consenso ha un grande valore che corrisponde alla fiducia; il consenso non si compra e non se vende, ma si ottiene, perché ha un valore, non un prezzo; il consenso viene attribuito all’autorevolezza e non al metodo “cola-cola”; quello serve solo agli imbonitori che dispongono di un pessimo prodotto e si servono dei mezzucci pubblicitari per venderlo.


Rosario Amico Roxas



Domenica, 17 febbraio 2008