Il cavaliere ha pubblicamente distribuito in diretta TV, in uno dei suoi tanti TG, l’ultima (ma solo in ordine cronologico) spudorata menzogna, che offende anche quel minimo di intelligenza che ci è ancora consentito utilizzare.

Ha detto che l’uso e l’abuso dei decreti non è una forma di dittatura, come non lo è la delegittimazione del Parlamento, come non lo è l’esclusione dal dibattito parlamentare dell’opposizione. Non è, o non sarebbe regime dittatoriale, perché c’è il Presidente della repubblica che deve controfirmare; solo in questo passaggio, forse per un refuso froidiano, è riuscito a non mentire, perché ha detto che il Presidente della Repubblica “DEVE controfirmare”.

E se non controfirma ? Allora dall’ovile dove è riunito il CdM viene reiterata l’approvazione di quella legge urgente; ma il Presidente della Repubblica non firma ancora ? Ecco che per la terza volta il gregge insiste nell’approvazione della legge, e questa volta il Presidente della Repubblica DEVE controfirmare.

Ma potrebbe trattarsi di una norma anticostituzionale, ecco la ragione per la quale è scattata la minaccia: “Se il lodo Schifani bis (erroneamente detto Alfano) non dovesse passare dalla Consulta, sarà il caso di rivedere tutto l’ordinamento giudiziario”, che consentirebbe di scavalcare il diritto, la logica, la democrazia e la Costituzione.

Cosa manca perché questa parvenza di democrazia si trasformi ufficialmente in dittatura ?

Forse solo la formalità del fez, della camicia nera, dell’olio di ricino, delle manganellate; ma ci siamo anche in questo: la presenza dell’esercito nelle strade non è altro che il primo passo per la militarizzazione dell’ordine pubblico.

Nell’indigesto quotidiano “Il Giornale” ho letto una difesa d’ufficio dell’operato del cavaliere, nella quale si affermava che non si tratta di leggi volute dal presidente del consiglio, ma di leggi approvate dal CdM. Approvazione per muggito generale.

Rosario Amico Roxas