Politica - Dibattito
I tempi del malessere

di Rosario Amico Roxas

Mi sciolgo, mi sono sciolto, mi scioglierò, mi sarei sciolto, sarei stato sciolto, se mi sciogliessi; passano in rassegna tutti i tempi verbali destinati all’operazione “predellino di San Babila” di Berlusconi; sono i tempi del malessere che certamente c’è, ma che si vogliono usare per fini diversi da quelli che la piazza auspica
Ma non si capisce cosa vuole, dove vuole arrivare, cosa intende fare, quali programmi intende elaborare; il vuoto più assoluto domina la scena, mentre la logica dei numeri costringe a dargli retta, quando un rigoroso silenzio sarebbe la sola risposta adeguata al comportamento.
Si tratta di numeri mediatici, inventati lì per lì e sostenuti con incredibile faccia tosta, come i due milioni di protestatari di Piazza san Giovanni: una piazza grande 8 ettari, pari a 80.000 metri quadrati, dove si sarebbero stipati due milioni di persone, con una densità superiore alle piantine di prezzemolo in una coltura intensiva che prevede 16 pianti per mq, mentre di persone se ne sarebbero accalcate ben 24 per mq (sistemati a strati); potenza della fantasia.
Numeri mediatici come le firme di condanna al governo Prodi, che variano da 8 milioni a 10 milioni; come i cinque milioni pronti a scendere in piazza ove il governo avesse deciso di regolamentare le trasmissioni TV ridimensionando mediaset; come i 10 milioni di padani pronti a marciare su Roma, ferocemente armati di fucile, agli ordini di Calderoli e Borghezio; come i 5.000 circoli della Brambilla; come i 2.500 circoli di dell’Utri.
Se tali boutades non navigassero nel ridicolo, ci sarebbe da ripensare ad un revival degli anni ‘ 20; non si rendono conto, però, che possono imitare l’atmosfera di quegli anni, ma non certo l’evoluzione. Rivolgersi al popolo per stimolarne la rabbia è una tecnica usata in tutte le rivolte di palazzo; l’ipotesi di avere il sostegno popolare conforta anche le aspirazioni più personalistiche, ma i tempi sono diversi; il popolo è pronto a protestare, ha sempre protestato e sempre protesterà; ci sarà sempre una parte scontenta, insoddisfatta, desiderosa di cambiamento, ma non certo aspirante suicida, disponibile a sostenere il primo imbonitore che cerca di vendere loro le illusioni che sognano ma che si tradurrebbero in un falso populismo di facciata che nasconde interessi molto personali. La gente che dovrà votare per sancire il dominio di Berlusconi, comincia a chiedersi: “Perché ci tiene tanto a riprendersi la presidenza del consiglio? Perché ha cominciato a chiedere le dimissioni del governo dall’indomani dell’esito delle votazioni che lo hanno visto sconfitto ?”
Cominciano a serpeggiare le risposte, che non coincidono con gli slogan con i quali si vuole condizionare la piazza.


Povero Giovanardi
C’è cascato come un tonno nel periodo della mattanza; è stato il solo a caderci, perché voleva essere il primo. Aspirava alla primogenitura dentro il nuovo partito di Berlusconi per ottenere una sistemazione di prestigio; invece ha perso la faccia. Il suo desiderato capo ci ha ripensato, non scioglie niente, non fonda niente, piuttosto getta una “rete” nella quale lui, il navigato professionista della politica, è caduto indecorosamente, proprio come un tonno.
Ora non è più nell’UDC che ha rinnegato, e non può essere nel PdL che non esiste, né potrà intrufolarsi in FI perché i primi posti sono già da tempo accaparrati…. a meno che non dovesse decidere di indossare autoreggenti, unico viatico per fare carriera nella politica da avan-spettacolo.
L’unico effetto, fin adesso documentato, della mossa mediatica di Berlusconi nell’operazione " Predellino di San Babila", risulta essere lo sbandamento del povero Giovanardi, rimasto senza un tetto sulla testa.
Dopo una vita dedicata alla sola professione mai praticata, vuoi vedere che sarà costretto a cercarsi un lavoro ?


Rosario Amico Roxas



Venerdì, 30 novembre 2007