Magistrati di frontiera

di Rosario Amico Roxas

Un magistrato impiega 8 anni per scrivere una sentenza, provocando la decadenza dei termini e facilitando, così, la libertà per mafiosi riconosciuti e condannati.

Ma attenzione a generalizzare.

Stiamo parlando di un magistrato a Gela, in periodo politico quando il governo si premurava solo ad attaccare i magistrati diventati tutti comunisti, persecutori, pronti alla giustizia ad orologeria, accusati di persecuzione giudiziaria, di vendette politiche; quindi assolutamente abbandonati dalle istituzioni, anzi sotto attacco delle medesime.

Accade che c’è un processo a Gela, città che bisognerebbe antropologicamente analizzare; città fuori dagli schemi della sociologia strutturale. Una città dove la vita di un uomo vale una foto e 300 euro; città dove si sono scontrati mafia e stiddari.

E’ ben noto che moltissimi giovani sono disoccupati, ma circolano in moto, la sera in pizzeria, dispongono della piacevole compagnia di disponibilissime ragazze; come ? C’è l’amico di turno che fornisce l’argent de poche, che risolve i problemi contingenti, che si merita la gratitudine. Quando è il momento mette all’incasso quella gratitudine, anche perchè "l’ingrato" che ha accettato gli aiuti, le sovvenzioni, viene castigato peggio dei nemici del momento.

In questo clima di incertezza, di solitudine istituzionale, sotto l’aggressione dello stesso governo, da una parte si chiede l’adempimento di un dovere,, mentre dall’altra si utilizzano tutti i metodi più o meno convincenti perchè quel dovere non venga compiuto.

Non voglio fornire giustificazioni, ma elementi di comprensione perchè alla condanna "legale" non si aggiunga anche quella morale.

Deve risultare chiaro che solo chi non vuole essere controllato, perchè teme di essere scoperto, può sperare nella delegittimazione della magistratura.

Tutto ciò sta avvenendo dall’alto, da quella posizione da dove, invece, si dovrebbe tutelare il delicato compito dei magistrati esposti alle minacce da una parte e alle accuse dall’altra con il proposito di delegittimarne l’attività.

Non si può confondere e unificare il dovere con l’eroismo.

Il dovere dell’eroismo non può essere contrattualmente imposto, specie quando mancano i presupposti della solidarietà da parte delle istituzioni, ma, al contrario se ne percepisce l’ostilità.

Rosario Amico Roxas



Mercoledì, 18 giugno 2008