Politica - Dibattito
I metodi mafiosi

di Rosario Amico Roxas

Siamo al metodo squisitamente "mafioso"; non più semplici ricatti tra ubbriachi, ma minacce di stravolgere anche l’ordinamento politico, se non si ubbidisce ai dictat imposti.
E’ il metodo berlusconiano delle utlime ore.
Disponibilità al dialogo per la riforma elettorale, che deve essere accettata secondo le sue indicazioni perentorie, ma chiusura con quei partiti e politici favorevoli alla regolamentazione delle TV e alle normative sui conflitti di interesse.
Valutazione commerciale della politica!
La riforma delle TV vale miliardi di euro,quei miliardi che sono andati perduti con la sconfitta elettorale, ben il 45% del valore nominale delle azioni mediset in meno di un anno, mentre con la presidenza del consiglio avevano guadagnato il 58%, oltre agli investimenti americani, ottenuti in cambio dell’invio del contingente militare in Iraq.
Ora esibisce sondaggi secondo il proprio tornaconto e sulla loro base avanza pretese, esige
riscontri come atti dovuti in ossequio al potere.

La responsabilità è tutta da ricercare nelle attenzioni che Veltroni gli ha dedicato, ignorando che offrire una mano per il dialogo ad un pirata del genere, vuol dire solatanto rischiare che si prenda il braccio intero.

Il metodo non è nuovo, lo esercitò anche in occasione della legge per il rifinanziamento della missione in Afghanistan, peraltro da lui voluta, ma per votare quella legge pretese la dichiarazione del governo nella quale si accettava che la missione in Iraq fu una missione di pace.

Ora si continuerà a dargli credito?
Dobbiamo ancora subire questi atteggiamenti mafiosi ?
Ci faranno ancora assistere al penoso calamento di braghe pur di godere delle parole di stima di un tale personaggio ?

E... Concorso esterno.....

Il dictat di Berlusconi, con il quale pretenderebbe consentire di collaborare per la definizione della legge elettorale, ma in cambio dell’azzeramento di ogni ipotesi legislativa circa la regolamentazione delle TV e del conflitto di interessi, è un atteggiamento mafioso; non si tratta del ricatto di un disperato, ma della minaccia di chi sa di poter incendiare la casa, attentare al pubblico interesse, o perseguitare gli inadempienti rivelando scheletri nell’armadio (che non macano a nessuno).
All’atteggiamento mafioso fa da contrappunto il concorso esterno a tale atteggiamento, che è quello dei difensori d’ufficio, dei suoi portavoce, dei suoi giornali, delle sue TV, dei suoi telegiornali (con esclusione di Emilio Fede, perchè incapace di intendere e volere).
A tutto ciò si aggiunge anche la tracita accettazione al ricatto, che corrisponde al pagamento del pizzo richiesto dal mafioso.
Ma se l’Assindustria ha deciso di espellere dalla sua organizzazione i pavidi che subiscono il ricatto dei mafiosi, anche i partiti devono adeguarsi ed espellere quegli aderenti che pagano il pizzo o dimostrano tolleranza a subire, con Veltroni in testa, reo di avere affermato che senza Silvio non si legifera, fornendo un alibi "democratico" alle minacce mafiose.
Già quando la legge Gentiloni fu approvata da palazzo Ghigi, Berlusconi fece sentire la sua voce, sostenendo che 5 milioni di italiani sarebbe stati pronti a scendere in piazza per protestare contro quella legge che avrebbe messo un po’ di ordine in quel caos dentro il quale Berlusconi ha lucrato in maniera spropositata.

Rosario Amico Roxas(raroxas@tele2.it)



Luned́, 14 gennaio 2008