Riceviamo da Enrico Peyretti la seguente lettera aperta che molto volentieri pubblichiamo e che invitiamo i nostri lettori a sottoscrivere.
Questa nostra lettera, nata da un incontro spontaneo di singoli credenti e di appartenenti ad associazioni ecclesiali, vuol esprimere anzitutto il turbamento, che è di molti, di fronte alle prese di posizione di autorevoli rappresentanti della CEI sulla progettata legge sui diritti di convivenza, e ad analoghi interventi negli ultimi anni. Non perché la gerarchia della Chiesa non abbia diritto di parola nel dibattito, ma perché quelle affermazioni sottraggono ai laici credenti una responsabilità che è loro propria. Questi interventi, che rendono la Chiesa parte tra le parti, possono sì produrre gli effetti desiderati nella singola occasione, ma minacciano, in una prospettiva meno immediata, ciò che ad essa non può non apparire come più essenziale: la possibilità di annunciare a tutti la buona novella, la capacità di sostenere la vitale testimonianza dei credenti, la carità di incoraggiare la buona volontà di ogni persona. Non è nostra intenzione contrapporre clero e laici, ma viceversa responsabilizzare i laici perché si assumano quel compito di mediazione della Parola di Dio con le vicende e con le scelte storiche, che «a loro particolarmente spetta», come proprio carisma ecclesiale (Concilio, Lumen Gentium, n. 31). È urgente nella Chiesa di oggi sviluppare luoghi e strumenti di autonoma elaborazione culturale, sociale e politica. La preoccupazione che esprimiamo ai vescovi non è per creare divisioni, ma, al contrario, per testimoniare vivo desiderio di unità della Chiesa. Le nostre osservazioni non riguardano perciò anzitutto il contenuto delle dichiarazioni episcopali, perché saremmo egualmente critici se prescrivessero contenuti politici e legislativi diversi. Riguarda lintervento nel dettaglio delle decisioni politiche dando ai laici prescrizioni che non attengono alla missione episcopale e ostacolano il necessario pluralismo. La ricchezza e la fecondità della fede si mostrano anche nel fatto che essa dà luogo a una molteplicità di interpretazioni e di applicazioni le quali, in una Chiesa retta dalla carità e non dallideologia, non contrastano con lunità e anzi la arricchiscono. Il prezioso compito dei vescovi nella Chiesa è proprio di essere operatori dellunità, di testimoniare che la carità sta al di sopra di ogni diversità di cultura, di costume, di orientamento sociale e politico. Ma a questo compito ci sembra che lepiscopato venga meno quando assuma posizioni opinabili di una parte dei credenti contro gli altri, o quando pretenda di imporre uniformi scelte politiche, cercando ununità forzata, non frutto di carità. Un ulteriore motivo di turbamento sta in noi nel fatto che la gerarchia si presenti come unica autentica interprete del diritto naturale e della ragione naturale. È pur vero che oggi, anche da parte laica, si avvertono i rischi di una ragione incapace di principi veritativi e normativi, e che questa situazione possa suggerire lidea che la fede debba esercitare una funzione di tutela della ragione. Ma il richiamo a principi considerati come unica verità naturale e razionale implica laccusa di innaturali e irrazionali a coloro che non concordano su quel riconoscimento. La questione del diritto naturale riteniamo non sia una priorità per la Chiesa che voglia essere annunciatrice del messaggio evangelico, il quale è più grande della natura e viene dalla rivelazione. In tema di problemi etici e sociali, testimoniare il vangelo nella vita vale più che condannare chi segue vie diverse dalle indicazioni della gerarchia. Linsistenza sulla difesa dei principi più che sulla testimonianza favorisce spesso lipocrisia di chi li difende come ideologia politica, ma ne trascura la pratica nella vita. Vogliamo infine riconoscere le gravi mancanze di carità dei laici, e di noi stessi, quando evitiamo ogni assunzione di responsabilità ecclesiale e preferiamo posizioni tendenzialmente individualistiche, oppure, al contrario, quando qualcuno si fa forte in politica dellappoggio ecclesiastico, strumentalmente usato. La vita della Chiesa rifiorisce se ogni credente è valorizzato come responsabile nella vita della comunità ecclesiale e non è indotto a sentire la Chiesa soltanto come dispensatrice di direttive e di sacramenti. Lunità nella carità richiede una presenza dei laici ben diversa da quella che spesso oggi di fatto è proposta, dalla Chiesa universale fino allultima parrocchia. Chiediamo perciò non solo al nostro vescovo e ai presbiteri, ma anche a noi stessi credenti laici, di operare tutti insieme per uscire da un clima che non favorisce il dialogo e da una forma distorta di unità ecclesiale. La nostra iniziativa non vuole affatto definire una parte contro unaltra, ma rivolgere un appello a tutti. La situazione presente è unoccasione di riflessione: a noi pare essenziale che ciascuno assuma la propria responsabilità per una Chiesa che sia luogo fraterno e gioioso di testimonianza evangelica, dove i carismi siano molteplici e ciascuno si senta accolto; per una Chiesa che offra ai giovani non occasioni effimere di incontro, ma veri luoghi di esperienza cristiana. Una Chiesa che non rifugga dal dire parole impegnative sulle scelte morali e le loro eventuali implicazioni politiche, ma lo faccia rispettando il pluralismo e lautonomia politica dei laici e soprattutto proclamando il carattere di testimonianza, e anzi di profezia, delle sue parole senza farsi proteggere indebitamente dalla legge. Questa nostra lettera vorrebbe parlare a chi ci è fratello nella fede e a chi ci è fratello in umanità, e cerca di essere essa stessa motivo di annuncio evangelico. Per questo saremmo lieti se essa suscitasse risposte che ci possano essere di correzione e di aiuto, e avviasse una serena riflessione nelle comunità.
Torino, 15 marzo 2007
Giuseppe Elia Luciana Castellarin Claudio Ciancio Maria Antonietta Guadagnino Ugo Perone Annamaria Pastore Perone Enrico Peyretti Valentino Castellani Pierangela Peila Simona Borello Stefano Sciuto Maria Antonietta Masiello Sciuto Giancarlo Jocteau Piero Messidoro Giancarlo Prina Antonello Ronca Dina Bilotto Ugo Gianni Rosenberg Elio Mosso Michelina Facciotto Elio Roggero Maria Adele Valperga Roggero Angela Suppo Davide Ricca Andrea Beraudo Annamaria e Aldo Cutullè Paola Giani Rosa Stefania Di Terlizzi Michele Caselle Stefania Cammarata Anna Surbone Tommaso Giacobbe Caterina Zanon Andrea Coccioni Lanfranco Peyretti, socio di Cascina Archi Carla Fantino, socia di Cascina Archi Eloisa Perone Walter Cavallini Franco Sibille Giuliana Casassa Ilaria Correndo Nino Cavallo Andrea Apolloni Giulio Modena Stefano Vanzini Maryves Barberis-Vignola Cristoforo Codrino Antonio Puccio Maria Consolata Bertola Giovanni Anand Roggero Paolo Torreri Luciana Ruatta Roberto Di Lupo Isa Albalustro Katie Roggero Franco Balosso Stefano Brusasco Domenico Laruffa Maria Luisa Vallico Francesco Laruffa Gianni Schiocchet Consolata Galleani dAgliano Francesco Ballero Carlo Ballero Luca Ballero Liliana Fiorio Lucia Mina Marco Peisino Valentino Fiorio Antonio Piemontese Giovanna Gambarotta Guglielmo Stefanuto Anna M. Battaglia Ivano Piloto Gianna Guelpa Clementina Mazzucco Elsa e Guido Allice Cosmo Musolino Paolo Chicco Davide Fiammengo Emanuela Germano don Oreste Aime Emilio Mostaccio Annamaria Franchino Mostaccio Maria Luisa Pisani Giuseppe Congiu Marta Margotti Fiorella Orlandi, socia di Cascina Archi Luciano Bassignana, socio di Cascina Archi Ester Ghione, socia di Cascina Archi Laura Vaghi don Antonio Revelli Annalisa Bertolino Emanuele Ciancio Giorgio Garneri Lydia Rizzo, socia di Cascina Archi Marco Billò Piero e Piera Amore Giuseppe Bordello Piero Padovani Maria Rosa Ferrero Giovanni Ferrero Emilia Rosso Sante Altizio Domenico Raimondi Federica di Lascio Margherita Maraschini Luca Bobbio Angela Dogliotti Francesco Rocco, associazione "La Ragnatela della Solidarietà - onlus" Bruna Moriondo, associazione "La Ragnatela della Solidarietà - onlus" Roberta Russo Elena Gariglio
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Martedì, 20 marzo 2007
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