La legge e il relativismo (o il relativismo delle leggi)

di Rosario Amico Roxas

La legge rappresenta l’insieme di quelle norme che gli uomini si danno per riuscire a convivere con il minor danno possibile, limitando al massimo accettabile le ragioni di controversie e di scontri.


La legge dovrebbe rappresentare l’alveo dentro il quale si svolge, senza tumulti, la vita di ogni società. Ogni codice che regolamenta la vita civile, sociale, economica si compone di una miriade di classi e sotto-classi: codice penale, codice civile, codice del lavoro, codice del commercio, codice internazionale, codice della navigazione, codice della strada, codice canonico, il tutto allungato da altri codici deontologici delle professioni e dei mestieri.
L’insieme di tutta questa miriade di norme dovrebbe rappresentare la quinta essenza delle regole e, per conseguenza, agli antipodi del relativismo. Ma non è così.
Ogni regola, ogni codicillo, ogni circolare esplicativa prevede le eccezioni che non possono essere identificate e regolamentate tutte, per cui viene lasciata ampia facoltà interpretativa ai preposti l’ applicazione delle leggi: una categoria di persone incaricata e autorizzata a identificare il giusto dal non giusto, il vero dal falso, il bianco dal neo in tutte le sue sfumature.
Il relativismo si impossessa delle norme attraverso le attenuanti generiche, attraverso la legittimità della difesa, attraverso una colpa identificata come preterintenzionale oppure colposa, con aggravanti che compensano le attenuanti o viceversa; sta di fatto che manca la certezza e con la certezza la convinzione della verità. Questo relativismo viene accettato inconsapevolmente, non è regolamentato, perché spesso non è prevedibile nelle evoluzioni o involuzioni degli eventi.
Sulla base di tale accettazione non possiamo prescindere dall’accettazione globale del relativismo, almeno fino alla soglia di quanto determinabile a livello oggettivo.
Dieci piccole leggine, che tutti abbiamo memorizzato nei primi anni della nostra vita, sono, invece, state sufficienti a dare ordine alla vita associata; e sono le uniche leggi che non ammettono relativismi, perché l’interpretazione delle eccezioni relativistiche viene lasciata alla coscienza.
Respingere il relativismo come metodo, trasforma l’ipotesi di ricerca del vero e del giusto, in una aggressione violenta alla stessa coscienza che non ritrova più se stessa; certezze che sono destinate a radicarsi nella sabbia assumono le vestigia delle pietre miliari della storia, quando, in tempi più o meno rapidi, ma sempre rapidissimi nella cronologia cosmica, saranno modificate, addirittura contraddette. Il caso più emblematico è rappresentato dalla negazione del relativismo etico, ponendo pietre miliari per identificare valori “non trattabili”. La legge degli uomini convive con il relativismo per necessità, e anche per essere sempre nella condizione ottimale di potersi sviluppare ed evolvere senza contraddirsi. Il sostenere valori immutabili e “non trattabili” conduce, invece, alla condizione di cadere nelle più opposte contraddizioni, che non passano sotto silenzio ma restano a documentare la fallibilità delle certezze umane.
Se guardiamo analiticamente i fatti della storia, adeguandoli alle nuove certezze, vedremmo affermarsi, per necessità, anche il relativismo etico.
Solo quelle piccole leggine possono vantare la continuità senza contraddizioni, perché sono semplici, tanto semplici da coinvolgere l’intera umanità .
L’odierno anti-relativismo della Chiesa di Roma è la prova delle contraddizioni di 2000 anni di “storia laica della religione”, che è sopravvissuta a se stessa grazie a quelle semplicissime leggine e all’adesione all’insegnamento che ne deriva. Tutti i fronzoli che si volessero aggiungere servono solo a creare ulteriori ipotesi di future contraddizioni, ripensamenti, negazionismi, che non sono in grado di nulla aggiungere e nulla togliere al rigore con il quale le leggi di Dio si manifestano; sono le sole leggi che non avrebbero necessitato di essere scritte, perché scolpite in maniera indelebile nel più intimo delle coscienze degli uomini e di tutti gli uomini, senza privilegi per nessuno, senza attenuanti, senza aggravanti, che rappresentano solo la porta di servizio per eludere la verità e sgattaiolare nelle interpretazioni di comodo.



Giovedì, 15 maggio 2008