Politica - Dibattito
Le contraddizioni di Lamberto.

di Rosario Amico Roxas

Il senatore Dini, unitamente al suo modestissimo drappello di seguaci, ha dato l’affondo al governo Prodi, negando quella manciata di voti al Senato indispensabili per mantenere una risicata maggioranza. Si tratta di un affondo preceduto da una stoccata, manovre che meriterebbero la nota affermazione: "vile, tu uccidi un uomo morto".
E’ chiaro che senza quei pochi voti il governo non si regge; un governo nato agonizzante e sopravvissuto alle intemperie di cui è stato circondato già fin dal giorno successivo delle votazioni.
La sconfitta ha bruciato la ex maggioranza, diventata minoranza, ma trasformata immediatamente in opposizione. Vennero subito coniati pochi slogan con varie sfumature, ma sempre con lo stesso contenuto volto a mistificare la realtà, ma senza proposizioni alternative, solo slogan distruttivi con cui martellare la pubblica opinione per evitare che cercasse di riflettere.
Così l’esigenza di rimettere i conti dello Stato in ordine, l’urgenza di accelerare la ripresa economica, l’esigenza di programmare una politica economica equilibrata, divenne " GOVERNO DELLE TASSE", argomento al quale il popolo italiano è, da sempre, stato molto sensibile, avendo come proprio gene prioritario quello dell’evasore fiscale in servizio permanete effettivo.
La dialettica interna alla composita coalizione di maggioranza, divenne "NON SONO D’ACCORDO SU NULLA", trasformando il dibattito necessario in democrazia, in contraddizione.
Non parliamo poi della giustizia le cui attività vennero congelate dentro una nuova formulazione dialettica a protezione degli indagati della minoranza, cosi: l’avviso di garanzia divenne "GIUSTIZIA AD OROLOGERIA", le indagini "ACCANIMENTO GIUDIZIARIO", il rinvio a giudizio "PERSECUZIONE GIUDIZIARIA", la condanna "VENDETTA POLITICA".
Ora arriva la pennellata finale da parte del senatore Lamberto, il quale, però, non si accorge di utilizzare (o se ne accorge benissimo) i medesimi argomenti-slagan, triti e ritriti, cavallo di battaglia di Berlusconi, come per esempio: "Lo sviluppo economico non si ottiene con la ridistribuzione delle ricchezze, ma promuovendo e stimolando la produzione, la competitività, la concorrenza".
Argomenti berlusconiani che pretendono agevolare le fasce opulente del paese per metterle in condizione di produrre meglio e di più, fornendo tutte le agevolazioni necessarie (depenalizzazione del falso in bilancio, precarietà del lavoro per meglio ricattare i prestatori d’opera, condoni fiscali per perdonare gli evasori congeniti etc.etc.) con la promessa, mai attuata, che il miglioramento economico di queste classi si sarebbe dilatato all’intero paese, mentre è servito solo ad aumentare la ricchezza dei singoli e a dilatare la forbice tra chi gode del superfluo e chi manca del necessario; basta vedere come, nei cinque anni di governo Berlusconi, la quotazioni di Borsa sono lievitate del 58%, fornendo un surplus di guadagno, molto modestamente fiscalizzato, del quale le fasce più deboli non hanno usufruito, pur avendolo generato subendo lo sfruttamento.
Quindi ripete il ritornello del cavaliere, secondo cui il governo Prodi avrebbe appena il 25% di consensi nel paese (penosa pappagallesca affermazione per compiacere il nuovo alleato nell’espletamento della circostanza tanto cara ai professionisti della politica: Saltare sul carro del vincitore (o presunto tale).
Poi la contraddizione suprema: viene rimproverata al governo Prodi la promessa di abbassare le tasse, a cominciare dai redditi più bassi; Dini sostiene, quindi, che le finanze dello Stato non permetterebbero tali riduzioni. Ma il suo incollamento a Berlusconi che straparla di Governo delle tasse, dando da intendere che un suo eventuale governo abbasserebbe molto di più il carico fiscale, come lo giustifica ?
Ora per Lamberto il viatico più importante è la caduta del governo Prodi; ma viatico di che ?
Forse della presidenza del consiglio di un governo delle "larghe intese" ?
Forse di un Ministero influente in grado di intervenire nelle disavventure economico-giudiziarie della consorte, che si è salvata dalla galera solo grazie all’indulto di questo governo Prodi ?
Forse qualche altra provvidenza scaturita dalle agitate meningi del cavaliere ?
Di certo emerge l’assoluta mancanza di idee, di coerenza, e di coscienza politica e democratica, mentre si fa, prepotentemente, strada l’ipotesi di un inciucio di vertice per agevolare la premura di Berlusconi di riagguantare la presidenza del consiglio.
Ma perchè tanta rinnovata premura ?
Cosa si nasconde sotto gli slogan di comodo ?

Rosario Amico Roxas(raroxas@tele2.it)



Giovedì, 27 dicembre 2007