Ormai non si può più restare inerti e indifferenti di fronte allo scandalo e al raccapriccio che inevitabilmente suscita in tutte le coscienze libere e normali il paesaggio orribilmente sfigurato da montagne di spazzatura che invadono ed appestano le strade della città di Napoli e dintorni. Non si può (e non si deve) restare passivi di fronte allo spettacolo indecente offerto non solo dai territori sommersi da cumuli di immondizia, ma anche dalla gente di Pianura assalita brutalmente dalle forze dellordine al servizio di un potere cieco e sordo che ha fallito rovinosamente e ora tenta di scaricare (come sempre) le proprie responsabilità e i propri "sensi di colpa" criminali sulla popolazione. Un potere osceno e nauseabondo come la spazzatura! Un potere inteso non solo come ceto politico locale e nazionale, ma anche come sistema economico-affaristico costituito da un intreccio lurido e perverso, ma nel contempo "fisiologico" e inevitabile, tra capitalismo lecito ed illecito, incentrato sulla malavita imprenditoriale organizzata. Oltre al danno (ovvero i delitti e lo scempio di ordine economico-ambientale, sociale e morale), oltre alle "mancanze" e alle "inadempienze" storiche che si sono accumulate per anni, insieme ai sudici ammassi di spazzatura, la gente partenopea deve sopportare anche lamara beffa cagionata dalla fiera dellipocrisia, dallinvereconda esposizione televisiva delle "lacrime di coccodrillo" del "povero ed afflitto" governatore Bassolino. Gli spazi pubblici (invivibili da anni) di Pianura, come di altri quartieri napoletani, sono assediati e infestati da cumuli di rifiuti. Ce gente che non riesce più a varcare la soglia di casa per uscire (anche solo per fare la spesa) essendo impedita da mucchi insormontabili di immondizia. A Napoli e dintorni è in atto unaspra e feroce vertenza di massa, esplosa come una spaventosa eruzione del Vesuvio, che forse avrebbe arrecato meno danni. Su Napoli e sullintera Campania incombe un vero disastro ecologico e territoriale, una catastrofe sanitaria e sociale. Ma incombe anche uningiusta e velenosa condanna di stampo razzista, emessa da parte di un sistema mediatico-propagandistico che invece di denunciare il colonialismo storico che affligge le comunità del nostro Meridione, preferisce evocare formule precostituite, ideologicamente pregiudizievoli e compromettenti sullinferiorità e larretratezza culturale dei popoli meridionali, in particolare della gente partenopea. Gente che invece è figlia di un ricco coacervo storico-culturale generato dalla Magna Grecia ed altre antiche e raffinate civiltà mediterranee. Ho sempre associato la nozione e limmagine dellintellettuale a figure scomode e destabilizzanti come Antonio Gramsci e Pier Paolo Pasolini, mosse da una profonda e coraggiosa passione civile autenticamente rivoluzionaria, che li ha indotti ad assumere sovente posizioni fermamente critiche e controcorrente, sempre schierate dalla parte dei soggetti più deboli e indifesi, gli "umili" di Manzoni, i "vinti" di Verga, insomma i reietti e i diseredati della nostra società (ecco come si manifesta il vero anticonformismo), rispetto alle scelte e agli schemi di giudizio e di condotta predominanti. Pertanto, lancio un accorato appello per invitare tutti gli intellettuali liberi e coscienti della nostra terra, intesa non solo come Irpinia, bensì in un senso più lato che abbracci lintero Meridione, a fare altrettanto, a prendere iniziative e posizioni assolutamente scomode e irriducibili rispetto alla linea imposta dai mass-media ufficiali assoggettati ai poteri dominanti che vogliono tacere le proprie atroci responsabilità, scegliendo la strada della repressione e della criminalizzazione a scapito delle comunità locali che si ribellano giustamente ad uno stato di "emergenza permanente" che dura ormai da oltre un decennio e che è funzionale solo a logiche occulte, prettamente affaristiche e criminali.
Lucio Garofalo
Marted́, 08 gennaio 2008
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