Infallibilità e immunità

di Rosario Amico Roxas

Si tratta delle due facce di una medesima medaglia; rappresentano l’emblema del potere che si autoreferenzia, si autoassolve, si auto afferma; un potere che non accetta di essere messo in discussione, che non tollera contraddittori, che non permette dibattiti.

Dopo Giovanni Palo II il modo cattolico si sente orfano di una guida sicura; tocca con mano le contraddizioni che non permettono di identificare il pastore, troppo volte coinvolto in ruoli che Cristo non aveva inserito nel suo insegnamento.

- Aveva escluso il dotto distributore di dottrina affermando “Ma voi non fatevi chiamare Rabbi, perché siete tutti fratelli”;
- Aveva escluso, ancora più decisamente, qualsiasi ruolo che prevedesse un esercizio di potere temporale: “Ma il mio regno non è di questo mondo…”

Così interviene l’infallibilità, anche questa non preannunciata da Cristo, che aveva preferito privilegiare la testimonianza; una infallibilità che si dilata oltre i canoni degli interventi ex cattedra, per coinvolgere indicazioni estranee alla dottrina originale di cristo, con l’aggravante del sostegno di una minacciata scomunica contro gli inadempienti; come è accaduto con la lettera “crimen sollecitationis” dove si imponeva e si impone un silenzio molto simile all’omertà, per nascondere i misfatti della pedofilia, permettendo una monetizzazione verso le vittime in cambio della connivenza. Le condanne successive rimangono parole di opportunità, prive di contenuto se quella lettera non viene revocata e dissacrata.

Una infallibilità che insiste sulle radici cristiane dell’Europa, in coro con il razzista Pera, come se il cristianesimo fosse una caratteristica somatica dei popoli europei e limitatamente ai popoli europei, riducendo il cristianesimo a categoria antropologica distintiva.

Una infallibilità che travalica l’insegnamento di Cristo e ne propone una esegesi storica, e, in quanto tale, necessariamente limitata nello spazio e nel tempo; così è la Storia che testimonia la presenza di Cristo, non più la Fede. L’infallibilità che si avvale anche del dovere dell’ubbidienza, esautorata dal convincimento; dovere di ubbidienza che segnò la sua stessa fine già con Galileo, condannato all’ubbidienza per evitare il rogo.

L’immunità è l’aspetto laico dell’infallibilità; copre i fatti e i misfatti di qualunque genere perché non attribuibili a quattro persone che ricoprono le massime cariche dello Stato. E’, chiaramente, una infallibilità laica; così un “corruttore” che assume una di quelle cariche diventa un “convincitore”, oppure un ladro, diventa un “legittimo prelevatore”, non sono certo i giochi di parole che mancano.

Mancano totalmente i concetti che farebbero da contrappunto a questi abusi; concetti che si sviluppano intorno alle massime cariche, sia religiose che laiche, che vorrebbero le cariche religiose la “testimonianza” e per quelle laiche l’ “esempio”.

Rosario Amico Roxas



Venerdì, 25 luglio 2008