Bossi e l’imbarazzo del Pdl

di Rosario Amico Roxas

Fini tace, Berlusconi cerca giustificazioni nella "salute cagionevole" ma il Senatùr assicura di "stare benissimo" e il suo fedelissimo Borghezio conferma il carattere costituzionalmente eversivo della strategia della Lega. Il centrodestra arranca tra schede elettorali e fucili



Bossi è capace di intendere e volere e dunque responsabile delle sue affermazioni, oppure è "malato" , non è responsabile di ciò che afferma e dunque è inaffidabile? Il dilemma non è certamente di quelli che ci tengono svegli la notte, ma varrebbe la pena scioglierlo non fosse altro perché il Senatùr potrebbe ricoprire in un futuro ormai prossimo un qualche ruolo istituzionale di notevole peso. Eppure, a distanza di 24 ore dall’ultima "sparata" sul ricorso alle armi per sventare il rischio di brogli elettorali, il dubbio è ancora vivo.

L’antefatto è presto spiegato, trattandosi di una "bega di condominio": sulla scheda elettorale, figlia della legge a firma del leghista Roberto Calderoli, il simbolo della Lega Nord è a fianco a quello della Lega Lombarda e a qualche elettore male informato potrebbe "scappare la matita" negando consensi al Carroccio. La scheda elettorale "confusa" ha spinto Umberto Bossi ad attaccare il Governo e minacciare di "imbracciare i fucili" contro "la canaglia centralista romana che sta facendo apposta a impedire il voto". Secondo il Senatùr, "i comunisti non sono cambiati, sono canaglie antidemocratiche". E dunque è lecito tornare a minacciare il ricorso alle armi: "Se fanno un broglio di questo genere, cacciamo i fucili stavolta, glielo facciamo vedere noi. Canaglia romana, centralista, attenti, decine di milioni di lombardi e di veneti sono pronti a battersi per la loro libertà contro le m... che voi rappresentate. Ci hanno ridotto ad un Paese del Terzo mondo. Altro che brogli elettorali - ripete Bossi - è una cosa preparata. E non so neppure se faranno più in tempo a ristampare la scheda. Ma state attenti a voi - conclude - state molto attenti perché la misura è colma. Siamo pronti: poi verrà il giorno in cui le chiacchiere finiscono e si andrà ai fatti".

Quindi il dubbio che abbiamo posto in apertura è più che mai legittimo: se Bossi è responsabile delle sue parole, e queste corrispondono alle intenzioni, ci troviamo di fronte un politico evidentemente estraneo alla cultura civile e democratica del nostro paese, che dovrebbe emarginato da parte di tutti a partire dal suo principale alleato. Se, al contrario, Bossi non è responsabile delle sue parole, se dice una cosa pensando ad un’altra, allora andrebbe detto agli elettori del Lombardo Veneto che non devono fidarsi della Lega, che al giuramento di Pontida seguiranno altri giuramenti di fedeltà. Insomma che è tutta una truffa.

L’imbarazzo nel centrodestra è palpabile, tant’è che di fronte a quella che è una domanda politica di un atto di chiarezza, ci si rintana dietro a improponibili "questioni di salute". Lo ha fatto Silvio Berlusconi che vista la malaparata ha negato anche di aver discusso con il suo alleato principale un suo ruolo attivo nello scacchiere governativo. "Bossi ministro? A me non ha mai chiesto niente nessuno. E poi le condizioni di salute sono quelle che sono...". Con queste parole il Cavaliere ha smentito un futuro impegno del leader del Carroccio come ministro delle Riforme. E poi, a proposito di "fucili" si è affrettato a dare la sua interpretazione: "Questo linguaggio - ha detto Berlusconi - Bossi l’ha sempre usato, Bossi ha avuto quello che ha avuto e si esprime per slogan. Quante volte ha parlato di fucili ? I fucili non ci sono. Per lui imbracciare i fucili vuol dire fare una battaglia politica forte sulle schede".

Ma con i suoi alleati, il leader del Pdl ha ribadito che il Senatur certe frasi "potrebbe risparmiarsele, perché sa che queste cose poi vengono strumentalizzate". Poi, dopo aver ribadito di voler svolgere il primo Consiglio dei ministri a Napoli di essere nei sondaggi molto avanti rispetto al Pd, Berlusconi ha ripreso una parte del ritornello bossiano facendolo suo: "gli esponenti del Pd sono sempre gli stessi, hanno lo stesso astio nei confronti di tutti, sono i comunisti di sempre con la concezione padronale dello Stato. Bisognerà cambiare generazione per vedere un mutamento".

Il silenzio di Gianfranco Fini, le osservazioni "affettuose" di Berlusconi dedicate allo stato di salute cagionevole di Bossi (peraltro smentite dall’interessato in persona che dichiara di "sentirsi benissimo"), rivelano rapporti personali non proprio brillanti all’interno del centrodestra. Bossi sornione esterna senza tregua e ogni nuova dichiarazione, anche la più conciliante, è uno schiaffo agli italiani. E’ il caso, per esempio, delle sue affermazioni riguardo agli alleati di An e Mpa: "Concilieremo, concilieremo... Quando si governa dipende dal numero di parlamentari che si hanno. Se si ha un forte numero di parlamentari si fa il programma al governo in corso d’opera. Non è mica detto che quello che è scritto viene realizzato e non è mica detto che quello che non è scritto non si possa realizzare".

E le dichiarazioni di Borghezio confermano il carattere costituzionalmente eversivo della strategia della Lega:"È incauto pensare di escludere Bossi dal prossimo Governo, perchè un Governo senza Bossi non darebbe a noi Patrioti Padani la garanzia piena che il nostro progetto di libertà viene portato avanti, con la trasformazione del vecchio Stato centralista in un moderno Stato federale, prima tappa verso l’autoderterminazione della Padania", afferma in una nota il capo delegazione della Lega Nord al Parlamento europeo. "In caso contrario - sottolinea Borghezio - sarebbe evidente fin sul nascere che il prossimo Governo non avrebbe proprio nulla di nuovo, ma sarebbe la realizzazione della vecchia filosofia del Principe di Salina. Dietro alle parole titubanti di chi mette in forse la presenza di Bossi al Governo c’è il terrore dei gattopardi dell’Italia che non vuole il vero cambiamento. Roma ladrona - conclude - è sempre la stessa e vede il Braveheart (cuore coraggioso, ndr) come il pericolo pubblico numero uno. E fa bene...".

Rosario Amico Roxas



Martedì, 08 aprile 2008