Governo ombra

di Rosario Amico Roxas

Sarebbe più corretto chiamarlo “l’ombra di un governo”. La proposta di Veltroni di insediare una fotocopia mal riuscita di un governo è stata focalizzata bene da Di Pietro, il quale ha affermato che non intende farne parte perché si tratta di un escamotage da perdenti.
E’ proprio questa la sensazione che si nota a prima vista.
Non sono presidente del consiglio, non ho un governo, sono in minoranza (e che minoranza !), così mi invento un governo tutto mio, con ministri tutti miei, con una maggioranza tutta mia.
Evito i contraddittori, mi scanso dalle opposizioni, non riconosco minoranze, mi guardo allo specchio e mi riconosco il vincitore.
Ma la realtà è ben diversa; il ruolo di una minoranza, che tale deve rimanere senza trasformarsi in opposizione strumentale alla Berlusconi, senza ostruzionismi di principio, ma esaltando la capacità di comunicazione con il popolo (cosa che continua a mancare in maniera esasperata ed esasperante), è diventato, oggi, determinante per una corretta vita democratica.
Già le prime dichiarazioni di Berlusconi lascano intravedere le sue volontà; afferma, infatti, che lo scenario politico è profondamente mutato; c’è un’ampia maggioranza che non ha bisogno di dialogare con le minoranze. Viene prospettata la nazionalizzazione dell’Alitalia con i soldi dei contribuenti per tenere in piedi il pozzo nero che la Lega pretende, mentre Bossi, in piena crisi di astinenza della ragione, torna a parlare dei suoi fucili, che adesso sarebbero più caldi.
L’UE esalta il lavoro del governo Prodi affermando che adesso i conti dello Stato sono in regola e auspica un prosieguo su questa linea, ma da parte del PD si scarica la responsabilità della sconfitta proprio sul governo Prodi, incuranti di far capire agli elettori il lavoro che è stato fatto.
Quello di Prodi è stato un governo responsabile, serio, coraggioso, con la malaugurata incapacità di comunicare; adesso ci ritroviamo con un governo giocherellone, che viaggia speditamente verso il baratro; quando finisce con il crollare dentro la voragine profondissima, gli astanti, preoccupati gli urlano: “Come stai ? Cosa ti sei fatto ? Sei vivo ?”
E quello, mentre ancora sta precipitando sempre più in basso, risponde: “Sto benissimo, non mi sono fatto niente, anche perché non sono ancora arrivato”.

Rosario Amico Roxas



Martedì, 29 aprile 2008