Politica
Il PD di fronte alle elezioni.

di Rosario Amico Roxas

Perdersi nella cascata delle parole è il gioco che si sta sviluppando in questi giorni.
Ciò significa solo abboccare come tonni principianti ai trucchetti del cavaliere che dell’arte delle parole prive di senso ne ha fatto il suo mestiere.
Dibattere un argomento non è possibile, perché le risposte sono scontate: “I disastri causati dal governo Prodi, il disaccordo all’interno della coalizione, il governo delle tasse, le mani nelle tasche degli italiani, l’esigenza di un governo stabile e duraturo”, slogan, assolutamente privi di supporti logici, di proposte, di progetti o di programmi.
Allora il PD dovrebbe finalmente agire e operare, dimenticando le componenti che costituiscono il partito; c’è già aria di correnti: Margherita e DS. All’interno dei due schieramenti poi i frazionamenti personalistici: dalemiani e veltroniani, quindi bindiani, lettiani, prodiani etc.etc. nessuno che ritiene opportuno dichiararsi, finalmente, “italiani”.
Con questa processione di santi protettori, ognuno con i suoi fedeli e/o fedelissimi, ognuno con un proprio giorno di festeggiamento, ognuno con una propria litania, stiamo consegnando l’Italia ad una banda di ladroni che ha già fatto man bassa delle leggi, della giustizia, della politica sociale, per tutelare i propri personalissimi interessi.
Il PD sta assumendo un ruolo che non è il suo; un ruolo elettivo e selettivo, lontanissimo dall’essere popolare.
Affrontare nuove elezioni in queste condizioni è un suicidio per il paese, anche se i “santi” continueranno ad avere il loro altarino.
E’ ormai da due anni che sostengo gli stessi argomenti; ancor prima che nascesse il PD, anzi proprio in vista della formazione del PD.
Siamo stati invitati a collaborare a “lafabbricadelprogramma”, dove si è dibattuta l’esigenza di una modifica strutturale di fondo, emarginando i personalismi, le correnti, le clientele e quanto altro ereditato dalla prima repubblica. Per chi avesse voglia di perdere tempo, si colleghi a quel sito, vada su “Informazione e cultura”, clicchi sul mio nome e, quindi su “messaggi” e troverà oltre 1.600 (milleseicento) articoli dove ribadisco i medesimi argomenti, sempre suffragati da eventi nuovi.
Il PD non può presentarsi da solo alle elezioni, a meno che non abbia deciso una resa senza condizioni; deve mantenere una propria identità, ma con una base operativa dilatata, ma selettivamente dilatata. Non c’è bisogno di 300 pagine di programma, basta una piattaforma di base che identifichi le priorità etiche, per proporre adesioni a quanti mostrano disponibilità a credere ancora a taluni principi.
· Primato dell’economia del lavoro sull’economia della finanza.
· Primato dell’uomo sulle macchine.
· Primato dello sviluppo sul progresso.
· Primato della pace sulle alleanze che fanno comodo solo a chi le gestisce.
· Uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge.
· Pari dignità tra le culture e le religioni.
· Principio di solidarietà alternativo alla legge del più forte.
· Meritrocrazia alternativa alla raccomandazionecrazia.
· Certezza del lavoro per i giovani contro la precarietà ricattatoria.
· Laicità dello Stato ben distinto dall’anticlericalismo radical-shic
Sulla base di una piattaforma del genere, anche se si tratta solo di un esempio, e quindi suscettibile di modifiche formali, purchè non sostanziali, si può delineare un allargamento della base del PD sotto forma di “confederazione di idee e principi”, per lasciare a tutti il diritto di mantenere la propria identità. Ma tale formulazione di principi deve essere sottoscritta e accettata, rifiutando l’adesione di quanti tradiscono la parola data per inveterata abitudine.

Rosario Amico Roxas



Martedì, 29 gennaio 2008