Politica
Bilanci di fine anno

di Rosario Amico Roxas

La tentazione di elaborare bilanci di fine anno è grande, ma non si capisce da dove cominciare, quali bilanci formulare, su quali argomenti, su quali temi.
Ci penseranno gli “opinionisti” a farlo, da Alba Parietti a Giampiero Mughini, presentandoci un bilancio prefabbricato e conciliante con l’aspirante potente di turno.
Dalla mia modestissima postazione, nell’ultima fila del loggione, accanto a tanti altri loggionisti, osservo la scena, gli attori, gli interpreti e i personaggi che recitano; non ho gran voglia di applaudire e vedo, intorno a me, gli altri loggionisti molto restii a formulare un consenso.
Sotto di noi c’è la platea, intorno alla platea i palchi riservati, quindi uno spesso spazio di ...nulla al quale fa seguito la folla anonima dei loggionisti, composta da tantissimi “signor Nessuno”, tra i quali mi trovo benissimo.
Durante la recita, quasi a comando, si levano dalla platea e dai palchi ovazioni e applausi, raggelati dal silenzio del loggione.
Le signore esibiscono le ultime creazioni dell’alta moda, luccicanti crocifissi tempestati di brillanti che sballottolano tra i seni generosamente esposti; si alzano spesso in penosi “standig ovation” ma non per approvare ciò che non hanno nemmeno capito, ma solo per esibire lo spacco ascellare della gonna, dal quale fa malizioso capolino l’immancabile calza autoreggente.
I maschi sono buffamente imbardati in abiti da cerimonia che, addosso a loro, appaiono più una divisa forzatamente portata che un abbigliamento per l’occasione.
Spalmati nella platea notiamo malinconici personaggi i quali, al segnale convenuto dal coordinatore applaudono, incitano, e, ogni tre tornate di applausi, si alzano per l’ovazione; è il rito di fine-anno.
Tutto è scritto; gli opinionisti tesseranno nei giornali di regime le più sperticate lodi per la recita a soggetto, ricopiate pari pari da quelle dell’anno precedente, basta cambiare la data e nemmeno tutta, solo la parte che indica l’anno.
Il loggione continua nel suo assordante silenzio; finita la farsa si esce mestamente, si tratta di una recita ormai vista e rivista; purtroppo ancora questo loggione non ha capito che è giunto il momento di fischiare e stroncare, una volta per tutte, le performances degli attori che recitano da troppo tempo la medesima parte. Ancora non ha capito la grandissima forza che possiede, teme che a dirigere l’indice di gradimento siano i personaggi della platea, concordi e associati nei medesimi interessi. Quando capirà che i fischi del loggione sono in grado di stroncare qualunque carriera, che non esiste prim’attore in grado ci contrastare i fischi del loggione, allora tremerà tutto il teatro, nella speranza che non sia troppo tardi.
La storia è piena di periodici bordate di fischi del loggione; sono i fischi che hanno posto fine all’impero romano, al feudalesimo, al potere temporale della Chiesa, alle dittature fasciste, naziste e comuniste.
Nell’attesa leggiamo i bilanci dei compiacenti “opinionisti”, scritti una sola volta e riproposti per anni.

Rosario Amico Roxas(raroxas@tele2.it)



Mercoledì, 02 gennaio 2008