Politica - Dibattito
«Gli empi si aggirano intorno»

di Paolo Farinella, prete

Riflessioni finali sulle elezioni del 13-14 aprile 2008


Genova 22 aprile 2208. - Dice il Salmo 12/11,8-9: «Tu, o Signore, ci custodirai, ci guarderai da questa gente per sempre. Mentre gli empi si aggirano intorno, emergono i peggiori tra gli uomini». Sì! sono consapevole che con queste elezioni è stato eletto il peggiore dei parlamenti dal dopo guerra ad oggi, perché in esso siedono, insieme a donne e uomini onesti e probi, i peggiori tra gli uomini e le donne che il minimo senso del pudore avrebbe dovuto tenere a distanza dalla rappresentanza delle Istituzioni. La Repubblica è votata a diventare una repubblichetta di caimani, mercenari e attricette. I segnali inquietanti sono cominciati prima ancora che il nuovo governo sia insediato. Quando si dice la fregola di arrivare in tempo!

A modo di premessa: come volevasi dimostrare

Il governo dimissionario Prodi, in data 22 aprile 2008, per permettere agli aerei di volare, aveva deciso di concedere un prestito (?!) di 150 milioni di euro all’Alitalia che su espressa richiesta di Berlusconi, prossimo primo ministro, sono diventati 300 milioni (quasi 600 miliardi di lire) per tirare a campare ancora un par di mesi, dopo le mirabolanti promesse di cordate e parenti pronti a salvare la compagnia di bandiera.  Il governo dimissionario poteva esimersi, ma il senso dello Stato e il rispetto, anche informale, dello spirito delle Istituzioni, dimostra la serietà dell’uomo di Stato che è Prodi e l’abisso che lo distanzia dal suo successore. Il quale successore non si è fatto scrupolo di usare l’Alitalia e migliaia di lavoratori per usi lettoralistici, salvo ora sapere quello che già si sapeva: la cordata non esiste, altrimenti non si capirebbe un prestito di questa ampiezza. 

Questo prestito dice molto a coloro che lo hanno votato Berlusconi. Egli ha pontificato che avrebbe ridotto le tasse, che non avrebbe mai messo le mani nelle tasche dei cittadini ed eccolo con le mani nel sacco, ancor prima di governare. Non è ancora insediato che tassa il popolo italiano di 300 milioni di euro per dare un respiro a quel colabrodo di Alitalia che lui stesso ha contribuito ad affossare con le sue improvvide uscite elettorali. Dov’è la lega? Non dovrebbe inorridire per questi 300 milioni di euro, rubati direttamente dalla tasche dei cittadini, senza nemmeno preavviso e prima ancora di andare al governo? E’ un vero primato! Se il mattino si vede dal buon giorno, ci consoliamo ad essere facili profeti: restiamo nei paraggi perché il ballo e il bello deve ancora cominciare. Quelli che lo hanno votato, ora dovrebbero scendere in piazza e chiederli conto delle sue promesse e dei suoi impegni.

Berlusconi ha gridato scandalizzato che avrebbe messo di mezzo anche i figli (miliardari) pur di mantenere l’italianità della compagnia. Ed ecco la soluzione italiana: l’Aeroflot di Vladimir Putin il «comunista» uscito direttamente dal famigerato KGB, colui che fa piangere di paura anche le giornaliste che gli fanno domande sulle sue amorevoli avventure. Aeroflot è compagnia di Stato «extracomunitario» e se diventa partner di Alitalia, questa perde i diritti di volo sia europei che internazionali.

Onore allo stratega lungimirante Berlusconi che con i soldi degli Italiani affossa la compagnia di bandiera. Dopo una campagna elettorale tesa ad eliminare dal suolo italiano ogni residuo di comunismo, dall’amena villa di Sardegna spunta Vladimir Putin, un vero modello di democratico, molto simpatico a Berlusconi che della democrazia ha perso anche l’indirizzo. Questi è l’uomo dell’italianità il liberale e liberista Berlusconi che per salvare la sua faccia fa ricorso all’aiuto di Stato interno ed estero. Non c’è che dire: il mercato prima di tutto. Non era quello che ad ogni ora del giorno faceva i gargarismi con il «mercato» e contro gli «statalisti» della sinistra che «mettono le mani nelle tasche dei cittadini»? Qualcuno può dare una risposta?

           

Silenzio e penitenza

Le elezioni politiche appartengono a quella categoria che Giovanni XXIII nella enciclica Pacem in Terris (1963) chiamava «i segni dei tempi», espressione mutuata da una parola di Gesù. Egli, rispondendo ai farisei che volevano metterlo alla prova, li accusa di essere bravi a prevedere il tempo meteorologico, ma di essere incapaci di discernere «i segni dei tempi» (Mt 16,3). I democratici nello spirito non hanno saputo leggere i «segni dei tempi», ma si sono trovati impotenti di fronte ad una maggioranza  che si è sollazzata in un’orgia di potere psichedelico che li ha travolti. In questo processo, la sinistra ha brillato per incapacità e incompetenza. La prova è nel «come» la sinistra ha cominciato a gestire il «post»: con la resa dei conti e il gioco antico dell’irresponsabile scaricabarile, dimostrando così  non solo di non avere ancora compreso la lezione, ma di essere invincibilmente immatura e tronfia di sé. A volte si aveva l’impressione che tutti i responsabili della sinistra fossero a libro paga di Berlusconi, perché sulle strade del Paese tutti capivano che era impossibile pretendere di governare con una «non-maggioranza» al senato, specialmente dopo le defezioni di alcuni traditori del mandato elettorale.  I responsabili farebbero bene a fare digiuno e penitenza per qualche anno, umilmente se non vogliono che sia la fine dell’inizio.

Silenzio e penitenza per capire che l’inizio della fine ha una data precisa: 17 maggio 2006 quando il governo si presentò ufficialmente al paese con n. 101 ministri, vice-ministri e sottosegretari, superando anche la famelica compagine della coalizione di Berlusconi. L’ingordigia di posti di potere ha contaminato Mastella e anche la sinistra. Fu l’inizio del Requiem, mentre Prodi serenamente dichiarava che il suo governo era «una squadra coesa e omogenea che durerà 5 anni».

La seconda data fu il 31 luglio 2006 quando il parlamento con la maggioranza dei 2/3 vara la legge 241/2006, meglio conosciuta come legge dell’indulto. Il dramma non fu l’indulto in sé, ma il modo come fu approvato e non-gestito e il tempo in cui fu varato, in fretta e furia come se le sorti del mondo dipendessero da quel provvedimento. Da segno di civiltà quale avrebbe dovuto essere, si trasformò in segnale di lassismo e di insicurezza che pervase il paese dall’«Alpi alle piramidi, dal Manzanarre al Reno». Si poteva raggiungere lo stesso scopo, modificando la legge Bossi/Fini. Invece la maggioranza, su istigazione della destra cadde nella trappola: fu complice della liberazione di Cesare Previti e dei furbetti del quartierino che non fecero nemmeno un anno di carcere. Il Paese attonito fa un nodo al fazzoletto e aspetta.

Terza data della disfatta: 13 gennaio 2007. Senato e Camera devono decidere di adeguare gli  stipendi degli eletti: tutta la maggioranza, in combutta con l’opposizione, approva l’aumento, nonostante la finanziaria del 2006 preveda una riduzione del 10%. Nel 2005 il popolo italiano sborsò 88 milioni di euro per mantenere i fannulloni parlamentari che passavano il tempo tra congressi di corrente di partito e salotti tv. Nel 2006 il costo dei politici lievitò a 92 milioni; nel 2007 crebbe fino a 96 milioni e nel 2008 si arriva all’assurda cifra di 99 milioni. Di euro. Il deputato Cesa, amico fraterno di Casini e del cristianissimo Volontè, il deputato «giaculatore», chiedeva l’indennità affettiva e Buttiglione l’indennità del gelato. Ciò significa che durante i governi di centro-sinistra la «casta» lievita i suoi costi di 11 milioni di euro, cioè 22 miliardi, una finanziaria. Nessuno della sinistra-centro o come si vuole chiamare, ha fatto «bau». Erano i giorni in cui i compunti rappresentanti di tutto lo schieramento governativo, escluso Prodi, affollavano i saloni e i salotti tv per andare a gridare che la gente non arrivava alla 4a e alla 3a settimana di stipendio e a pontificare su quello che bisognava fare. Il popolo fa un altro nodo al fazzoletto e aspetta. Si potrebbe continuare e si riempirebbe una nuova Treccani. Per amore di patria mi fermo qui.

La comunicazione è democrazia

La lega e Berlusconi parlano un linguaggio greve, apparentemente simile a quello della gente comune, avulso da ogni logica di responsabilità morale e istituzionale. Essi sanno che alla gente piace sentirsi dire certe cose e usano sia il linguaggio che la gente «plaudentes»: a loro non interessa la verità dei fatti, ma l’approvazione immediata che permetta di riscuotere subito la cedola del potere. Sanno ingannare così bene che il popolo rude si lascia abbindolare da mirabolanti promesse che nemmeno «dio in terra» potrebbe mantenere. La sinistra da canto suo parla come un libro stampato, scritto in una lingua sconosciuta e d’altri tempi e con categorie che nessuno capisce più, nemmeno chi le parla.

Sentire Bertinotti o Pecoraro Scanio o Giordano significava avere l’impulso irresistibile al suicidio di massa. La prova? «Questi qua» non hanno saputo prevedere nemmeno la disfatta di Caporetto e che disfatta! Se governare è prevedere, questi sono strutturalmente inadatti a governare. Gente così è meglio perderla tra i rifiuti di Napoli. Il 60% degli Italiani si forma solo alla tv e non legge giornali o libri e non ha altre fonti di informazione. E’ veramente un problema di comunicazione e di comprensione perché la comunicazione è l’altro nome della democrazia. Anche di formazione al pensiero.

Il livello culturale degli Italiani è quello che è, ma il linguaggio dei democratici è un linguaggio di morti che credono di parlare ad altri morti con una lingua morta. Prodi ha preso come portavoce uno come Sircana che è l’anticomunicatore per eccellenza: non sa parlare e in due anni ha brillato solo per uno scandaletto da basso impero. Lo stesso Prodi, uomo serio e alieno dalla ribalta mediatica, non si è mai degnato di dire al Paese le scelte che stava facendo, non per gli interessi di una casta, ma per il bene dell’intera nazione, compresi i figli: risanamento, avanzo primario, ICI, detassazione del lavoro, ecc. Maggioranza e governo si sono chiusi nella loro torre d’avorio, impegnati a litigare e a farsi sgambetti, mentre i fascisti e i populisti si fregavano le mani, dovendo solo aspettare il cadavere del governo e della maggioranza in simil-pelle. Maggioranza, sinistra e governo non si sono accorti, che «Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur - Mentre a Roma si discute, Sagunto è espugnata ( Tito Livio, Storie, XXI,7).

Il 29 settembre 2007 il governo riduce l’ici sulla 1a casa per i redditi medio bassi e stabilisce che il prossimo governo sarà composto da 12 ministri e 48 sottosegretari (per un massimo complessivo di 60 persone), ma nessuno avverte il Paese. Ora il merito delle riforme del governo uscente se lo prende Berlusconi che miete a man bassa dove non ha seminato. Senza scrupoli morali. Ministri e parlamentari di sinistra e di governo erano quotidianamente impegnati a sproloquiare in tv, dalla mattina alla sera, e anche di notte, a dare ricette di quello che «si dovrebbe fare» e veniva voglia di fulminarli sul posto perché non si rendevano conto che erano pagati per fare «quello che si dovrebbe fare» e non per andare in tv a mostrare le «erre arrotate» o ad annunciare le rivoluzioni del prossimo millennio di una fantomatica classe operaia che si è persa per strada. Ho scritto a Bertinotti una lettera sulla questione delle spese postali dell’ex deputato udc, il «giaculatore» Volontè (non eletto, almeno questa soddisfazione me la doveva!!!) e la sua risposta mi ha lasciato impietrito ancora più del malversatore deputato UDC.

Onore alla libera Stampa

I giornalisti nostrani sono una genìa tutta particolare. Nessuno ha imposto un contraddittorio pubblico tra i due contendenti, pena l’esclusione da ogni trasmissione. Tutti proni davanti a Berlusconi che ha avuto paura di perdere come ha perso due volte con Prodi nelle due tornate elettorali precedenti.  Quando si trova anche davanti a poche ed elementari regole l’uomo va nel pallone e farfuglia, mentre eccelle nei monologhi, nelle arringhe senza contraddittorio e nei dibattiti (?) «a solo». La maggior parte dei giornalisti sono proni, anche quelli che apparentemente sembrano liberi.

Di fronte alle ripetute accuse di «giustizialismo» contro Di Pietro, nessuno ha avuto la decenza di ricordargli che nel maggio 1994, vinte le elezioni, Berlusconi offrì ad Antonio Di Pietro, ancora fresco di manette, il ministero degli Interni e a Piercamillo Davigo il ministero della Giustizia, ricevendo due fermi rifiuti. Manipulite aveva solo due anni e tre mesi. Di fronte alla strombazzata abolizione ici, nessuno gli ha ricordato che il governo Prodi l’ha già eliminata per i redditi medio bassi, ma lo lasciano sproloquiare a ruota libera, gongolanti e scodinzolanti. Di fronte ai gargarismi con le opere pubbliche nessuno gli ha ricordato che fece inaugurazioni finte e più volte negli stessi cantieri, preparati apposta per la bisogna: tanto gli Italiani dopo il voto perdono la memoria.

Nessun giornalista in campagna elettorale gli ha fatto la fatidica domanda: da presidente del consiglio, come intende risolvere il problema della sentenza della Corte di Giustizia europea che condanna l’Italia a pagare una multa di 400.000,00  euro al giorno (sì! quattrocento mila euro al giorno), perché rete4 non va sul satellite per lasciare le frequenze a Italia7 che ne ha diritto da 12 anni? Chi pagherà questa multa: Berlusconi di tasca sua o gli Italiani di tasca loro? E’ una tassa imposta agli Italiani o un obolo degli Italiani all’oratorio di Arcore?

Mi dicono, ma non sono sicuro, che Berlusconi abbia messo le mani anche sul 30% del giornale «Il Secolo XIX» di Genova, allargando sempre più i tentacoli sui quotidiani regionali, ma di valenza nazionale: è un modo diretto e indolore di condizionare la libertà di stampa. Ne è un fulgido esempio il giornale di proprietà del fratello «Il Giornale» che scrive una montagna di bugie e travisa sempre eventi e parole a difesa della causa del «padrone». Da Montanelli a Giordana è un precipizio di onorabile dignità giornalistica. Prendo atto che gran parte della stampa è serva e schiava per opportunismo e sarebbe ora, come dirò più avanti che tutti coloro che non hanno votato Berlusconi in quanto lo considerano incompatibile con la democrazia e il liberalismo d’annata, spegnessero definitivamente le sue tv, così da colpirlo al cuore: nei suoi interessi, l’unica vera ragione della sua politicante politichetta, oltre al narcisismo vanitoso di essere fotografato tra i «grandi» (?!), magari su una pedana rialzata: «Rialzati, Italia!» per scendere all’altezza della sua statura mignon.

 

Scuola di etica politica

Urgono scuole di politica in tutto il territorio nazionale che preparino donne e uomini nuovi con un solo obiettivo: il «bene comune» del popolo, a cominciare dai poveri e dagli emarginati dal mercato, che dovrebbero essere i privilegiati in una nazione di giustizia e di diritto. Si è fatta volutamente una enorme confusione tra globalizzazione e progresso, identificando questi due processi solo con il dato economico. In questo modo si distruggono le identità culturali dei singoli popoli e li si appiattisce sull’altare del moloch del denaro e del successo dei più furbi e dei più forti.  No! il mercato non è la soluzione, ma lo strumento della dittatura di una oligarchia che diventa sempre meno numerosa e sempre più ricca.

Tutti i partiti nati dalla Costituzione, presenti nel governo uscente,  negli ultimi due anni, non hanno saputo fare una analisi della realtà e si sono buttati sulla «gestione» del potere e del sottogoverno, dismettendo la grande tradizione della formazione politica proiettata a medio e  lungo termine. I politici non s’inventano né nascono come funghi sotto i castagni, ma crescono e  si formano come le idee, i pensieri, la cultura: lentamente e con fatica, con sforzo e impegno, studiando e studiando e studiando.

Berlusconi ha fondato un finto partito dal predellino di una macchina (bandiera straniera), in una piazza, nell’ora di massimo ascolto dei tg. Il suo primo partito fu inesistente perché da sempre è «roba del padrone»: non si discute, non si verifica, si ubbidisce solo e si esegue «usi ad ubbidir tacendo». I forzitaliani non si rendono conto di essere i nuovi schiavi di un padrone, ma forse lo sanno e godono anche, se le donne che egli offende appena apre bocca lo votano con entusiasmo. Manca il pensiero, manca il pensare. Manca l’analisi logica. Manca l’elaborazione del pensiero abbinata alla conseguenze logiche. Manca la dignità della ragione perché il sistema mediatico berlusconiano  ha come obiettivo di impedire che possano emergere le ragioni della dignità.

Venti anni di tv berlusconiana hanno succhiato il midollo dell’anima di intere generazioni e di conseguenza hanno prodotto un massa indistinta, un nuovo sottoproletariato (in)culturale che mantiene nel lusso colui/coloro che li impoverisce e li depreda anche alla luce del sole. Se frotte di giovani donne e uomini fanno la coda per essere ospiti della De Filippi e alcuni rinunciano anche al lavoro pur di esserci nel mariano rodeo o nei reality di bassezza abissale, è segno che il futuro è veramente lugubre.

La rappresentanza etica

In parlamento per volontà di popolo siedono 70 condannati o inquisiti per ogni serie di reato, dalla mafia alla malversazione pubblica, alla truffa ed evasione, ecc. Molti di questi sono stati messi in lista apposta per porli al riparo della immunità parlamentare che questa maggioranza, compresa la lega, rafforzerà. Chi li ha votati, secondo la morale cristiana, quella che viene invocata nelle piazze come «valori cristiani», è complice e responsabile «in solido» degli stessi reati e malaffare, in base al principio che è ladro tanto chi ruba quanto chi para il sacco. Ladri e corruttori possono presidiare la legalità e la giustizia?

Chi ha votato Berlusconi e Casini sa che da oggi pagherà di propria tasca uno stipendio non inferiore a 15.000,00 mensili cadauno, oltre che agli altri 68 condannati e inquisiti, anche a Cuffaro, condannato in 1° grado per associazione mafiosa e a Dell’Utri condannato in via definitiva per false fatture, falso in bilancio e frode fiscale e interdetto dai pubblici uffici? Chi li ha votati sa che Dell’Utri è ancora sotto processo per concorso esterno in reato di mafia? Ecco i «valori cristiani» urlati da Casini, a giugulare tesa, e sbandierati dalla destra. In totale fanno circa 1 milione e 72 mila euro al mese a 70 «onorevoli» delinquenti o indagati. Sì! il Salmo 12/11,9 citato all’inizio, fotografa esattamente la situazione: «Mentre gli empi si aggirano intorno, emergono i peggiori tra gli uomini».

Nella passata legislatura l’avvocato privato di Berlusconi, Gaetano Pecorella, prendeva lo stipendio di senatore, ma passava le giornate nei tribunali ad difendere il suo assistito, fu nominato anche, ex abundantia cordis e per buon peso, presidente della commissione costituzionale e fu lui a varare tutte le leggi di salvaguardia del suo cliente.  Nella nuova legislatura la commissione costituzionale non si potrebbe dare a Marcello dell’Utri e la commissione antimafia a Totò Cuffaro? Questi due signori «onorevoli» sono l’emblema del nostro parlamento e delle nostre esportazioni culturali e giuridiche all’estero.

Il popolo italiano, a mio modesto avviso, ha perso il senso di appartenenza ad una comunità, ad una polis con un destino comune e ha lasciato vincere l’individualismo e l’interesse immediato. Settanta inquisiti, condannati e delinquenti sono parlamentari per decreto elettorale, cioè rappresentanti nobili dell’intera Nazione e a noi tocca anche doverli chiamare «onorevoli». E’ un punto di non ritorno.

Il profeta Isaia, otto secoli prima di Cristo aveva descritto il compito di un capo di governo: «Non giudicherà secondo le apparenze, ma giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli oppressi del paese. La giustizia sarà fascia dei suoi lombi» (Is 11,3-4). Chi è in grado di vedere Berlusconi cinto della fascia della Giustizia? Nello stesso tempo, il profeta Michea, contemporaneo di Isaia, aveva messo in guardia: «Le loro mani sono pronte per il male; il principe avanza pretese, il giudice si lascia comprare, il grande manifesta cupidigia e così distorcono tutto. Il migliore di loro non è che un pruno; il più retto una siepe di spine» (Mic 7,3-4). Dopo dieci secoli siamo al punto di partenza. La Lega è la vera erede del fascismo, anche nel look: ha cambiato solo colore alle camicie e ne ha assunto il linguaggio: consiglio federale, segretario federale, ecc.

Libertà! (per modo di dire).

Si dirà che questa è democrazia! Lo è, infatti e nessuno la discute. Basta però non dimenticare che fu democrazia anche quella che nel 1933  portò Hitler al governo con il 44% dei suffragi e che, da noi, fu democrazia pure quella che nel 1922 votò alla camera la fiducia a Mussolini con 316 voti a favore contro 116 contrari e 7 astenuti. Basta non dimenticare che Mussolini teorizzò la sua dottrina con la massima fascista: «Nulla senza di me, nulla contro di me». Egli è l’ispiratore diretto del liberista Berlusconi che ha un concetto così alto della libertà da moltiplicarla all’infinito sull’esempio del suo maestro e duce. Mussolini aveva lo stesso concetto ed esprimeva lo stesso pensiero: «Ma che cosa è questa libertà? Esiste la libertà? In fondo è una categoria filosofico-morale. Esistono le libertà: la libertà non è mai esistita» (Discorso in Parlamento 15 luglio 1923, III, 196). Berlusconi per dare corpo a questa «scienza», infatti, fonda la «Casa delle libertà» per approdare al predellino della fondazione del «Il popolo delle libertà».

 Il 13/14 aprile 2008 è morto il «bene comune», la visione d’insieme, la prospettiva del futuro e hanno vinto la paura e l’incapacità di una valutazione profonda. I nonni hanno tradito i nipoti, i genitori i figli e tutti i problemi si sono scaricati su di loro: in nome di un illusorio beneficio immediato (che non arriverà).  E’ come se uno volesse salvare la propria casa, nel momento stesso in cui tutta la città brucia da ogni lato: o si salva la città insieme o insieme si perisce, case comprese. Poiché gli Italiani hanno la memoria corta, forse è bene conservare questi fogli in testimonianza profetica perché verranno giorni in cui molti rimpiangeranno le scelte che hanno fatto, pagheranno conseguenze amare e vorranno dimenticare di non essere stati all’altezza di capire «i segni dei tempi». Noi gl’impediremo di dimenticare.

Vecchio fascismo e nuova rivoluzione

Invio questa riflessione anche al Professor Nicola Tranfaglia, che, per i suoi articoli critici sulla lega ha ricevuto sul suo sito, lettere minatorie insieme ad insulti triviali e osceni: chi non ha argomenti di ragione ricorre spesso all’insulto, dimostrando che se non stiamo attenti, sentinelle vigili, potrebbe iniziare un nuovo vecchio fascismo, votato da coloro che hanno sperimentato il primo. La storia è veramente una grande maestra perché è in grado di insegnare niente a nessuno.

Al professore Tranfaglia, tutta la mia stima, la mia solidarietà e la mia vicinanza in questo tempo, in cui la ragione è smarrita e offuscata, mortalmente colpita dal virus berlusconiano che propone uno stile di vita vacuo, effimero, parolaio, roboante, tronfio, tracontante e triviale, come dimostrano 25 ore su 24 le tv del narcisista «egotico» che vive del bisogno endocrino di essere sempre il «più bello del reame». 

C’è una sola sollevazione rivoluzionaria che potrebbe cambiare le sorti del nostro futuro: è un click, un gesto semplice, ma capace di spegnere una pantomima e una commedia. Chi si lamenta di Berlusconi deve sapere che lo finanzia direttamente e finanziandolo ne alimenta la protervia e la degenerazione democratica. Credo che possa bastare semplicemente decidere di spegnere le tv di Berlusconi come impegno di vita, come catarsi dello spirito, come resistenza al dispotismo di un politicante di «picciol statura». Come per la mafia, l’unico modo per contrastarlo è l’interesse economico, o meglio finanziario: boicottare le sue tv.

Fede e politica

Nello Yankee Stadium di New York, domenica 20 aprile 2008, papa Benedetto XVI ha detto che la fede non deve essere separata dalla politica. Dal punto di vista della fede, a mio avviso, ma anche ad avviso della dottrina sociale della Chiesa, ha perso il cristianesimo perché la maggioranza ha scelto la via facile dell’idolatria. Ha votato i cultori del «dio Po» e i loro riti celtici, ha votato per uomini e padroni che hanno fatto della illegalità e della menzogna la condizione della loro vita. Ha votato per chi usa la religione come spada insanguinata per uccidere chi non pensa secondo il vincitore. Ha votato per un progetto di distruzione della casa comune che si riconosce nella suprema Carta costituzionale. Ha votato per uomini sottomessi e condannati per mafia.

Nulla potrà essere più come prima perché è stato seppellito il senso etico dello Stato e della convivenza. Se questo è il risultato, la Chiesa ha fallito alla grande perché è venuta meno al suo dovere di formatrice di coscienze e di discernimento, finendo per favorire i neopagani che vogliono una religione civile senza Cristo e senza Vangelo, e scendendo a compromesso con chi fa carta straccia della dottrina sociale cristiana che ruota attorno al supremo «valore» del «bene comune» e a quello altrettanto invalicabile della dignità della persona, presa nella sua singolarità, italiana o straniera nulla importa, perché l’una e l’altra hanno semplicemente lo stesso diritto naturale di cittadini e di figli di Dio.

 E’ compito della Chiesa essere coscienza critica di ciò che accade, specialmente se riguarda il destino di chi non ha voce e di chi sarà sempre di più ai margini della convivenza. Nelle zone della lega si usano gli immigrati per produrre ricchezza, ma in alcuni posti li trattano come schiavi peggio delle bestie. Vorrei che per miracolo in un solo giorno tutti gli stranieri  andassero via dall’Italia per vedere questo nobile popolo celtico col sedere per terra e le «fabbrichette» alla malora. Gli stranieri che sprezzantemente si bollano come «extracomunitari» producono il 6,5% del PIL e mantengono lo standard di vita di chi li vuole espellere.

E’ compito della Chiesa dire che certe scelte sono incompatibili con i fondamenti della fede cristiana perché la bugia non diventerà mai verità né l’inganno giustizia, né la persona merce. Non era questa l’accusa contro il comunismo marxista che dava più importanza ai mezzi di produzione (= fabbrichetta) che alla persona (= immigrato, operaio)? Nei prossimi anni avremo più poveri e miserabili, mentre i ricchi diventeranno sempre più ricchi e i figli pagheranno il prezzo dell’instabilità e dell’insicurezza, perché nella storia non si è mai sentito dire di un ricco, il quale ha fatto la sua ricchezza rubando a coloro che lo hanno votato, che, una volta al governo, abbia fatto gli interessi dei poveri: i poveri pagheranno amaramente i benefici dei ricchi e lo dovranno fare senza nemmeno lamentarsi. Anzi è meglio portare le bandiere.

Da oggi in poi nessuno potrà più appellarsi alla giustizia, al senso etico della convivenza e alla moralità dell’agire politico e sociale. Nessuno potrà più lamentarsi di fronte allo sfacelo dello Stato e delle Istituzioni democratiche che già si profilano e che sono state messe in cantiere.

Alla fine della vita, i credenti che ogni giorno fanno abluzioni con «i valori cristiani» saranno giudicati proprio su quei «valori» che in queste elezioni, molti hanno dimenticato, tradito e seppellito: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero straniero e mi avete accolto; nudo e mi avete vestito; malato e mi avete visitato; ero in carcere e siete venuti a trovarmi» (Mt 25,35). Ecco i «valori cristiani» che non tramontano mai: Gesù s’identifica con i più poveri, gli stranieri, gli ammalati e gli esclusi. Quando impareremo questo e sapremo tradurlo in progetto sociale, allora e solo allora, possiamo cominciare a dire di avere iniziato un cammino di fede e di democrazia e di avere sconfitto il virus del berlusconismo, la vera piaga italiana di questo inizio di terzo millennio.

Ma con Eduardo De Filippo, possiamo sperare perché anche per noi «ha da passa’ ‘a nuttata»!

La Sicilia, un popolo senza speranza

Una parola sulla Sicilia. Personalmente, darei alla Sicilia la secessione che i Siciliani invocano, affinché si governino con le loro esclusive risorse, con o senza ponte: se vogliono la mafia se la tengano, ma non a spese della nazione. Voglio vedere il ponte sullo stretto con l’attuale sistema viario e ferroviario che rende l’isola immobile, scaraventandola sempre più verso l’Africa con tutto il rispetto per questo tragico continente. In Sicilia, nel 2001 Berlusconi fece cappotto: prese 60/60 parlamentari. Ciò significa che la mafia votò e fece votare compatta per lui che ne divenne il referente sicuro e fidato. I processi e le condanne di Dell’Utri ne sono la conferma convalidata. Oggi avviene la stessa cosa, per interposta persona: tramite il Lombardo siculo che guarda caso per la Regione si è alleato a Cuffaro, neo-condannato in 1° grado per mafia e per questo neo-senatore a base di cannoli.

La cerniera di collegamento si chiama Marcello Dell’Utri, condannato a sua volta per favoreggiamento mafioso e per questo senatore favorito del nuovo parlamento. Dell’Utri e Berlusconi hanno inneggiato al mafioso Mangano chiamandolo «eroe» perché omertoso: dal carcere cioè non fece i loro nomi. Anche Casini, che tanto cuore e vene giugulari impegna nei valori cristiani, per raggiungere almeno un quorum regionale si affida alla intercessione dei mafiosi con la benedizione di tutti quei cattolici devoti che fanno dell’identità cristiana un vessillo da processione. Viva Santa Rosalia! Viva Sant’Agata! Viva la mafia!

La Sicilia è senza speranza. Vi sono due soluzioni soltanto: o la si abbandona a se stessa e ai Siciliani  in modo che senza il foraggio nazionale crolli la parvenza di economia fasulla che la mantiene o la si militarizza con la presenza costante dell’esercito per almeno dieci anni, con un azzeramento totale di ogni potere colluso e dei contributi dello Stato nazionale. Commissariare l’intera isola. I Siciliani devono scegliere: o la mafia o lo Stato. Tertium non datur. Qualcuno potrebbe pensare che lo stesso discorso debba valere per la Calabria  e la Campania. Forse o, come dice la brava Paola Cortellesi: «Discutiamone! Parliamone!». A me basta spluciar l’idea.

Due PS.

1.      Avevo espresso anch’io un malessere sul fatto che la scelta del governo Prodi di fare svolgere le elezioni il 13/14 anziché il 6/7 aprile fosse stata dettata dalla necessità di fare maturare la pensione per i parlamentari. Alcuni amici competenti in materia, mi informano che non è così. Nella finanziaria del 2007 è stabilito che per maturare la pensione bisogna che la legislatura sia di cinque anni, diversamente non si matura nulla. Ne prendo atto con gioia e riparo ad un giudizio ingeneroso contro il governo Prodi, ma resta anche qui l’accusa di non averla saputa comunicare.

2.      La Dott.ssa Emma Marcegaglia dovrebbe essere incoronata regina di Confindustria al posto di Montezemolo. Bene. Auguri con una piccola nota di famiglia, tanto per fare comunicazione.

Nota sulla famiglia Marcegaglia: Emma, papà Steno ed mamma Palmira formano il CdA della Marcegaglia SpA insieme al fratello Antonio che nei giorni scorsi ha patteggiato (= ha ammesso il reato) una condanna ad 11 mesi di reclusione per una tangente di 1 milione 158 mila euro pagata nel 2004 a Lorenzo Marzocchi di Enipower (Tribunale di Milano, Gup Paola Belsito, Agenzia Rueter divenerdì 28 marzo 2008 13:41). La pena detentiva è stata sospesa. Nell’ambito della stessa inchiesta, hanno patteggiato una pena anche la Marcegaglia SpA, azienda di famiglia (e quindi anche la Emma) e la Cct (Caldareria Costruzioni Termomeccaniche - ora Steam Generators). Post scriptum: all’epoca della tangente, Antonio Marcegaglia era anche vicepresidente della CCT srl, (per ulteriori particolari v. articolo su Unione Sarda del 28 marzo 2008). Solo per pignoleria. Governo e Confindustria vanno a braccetto.



Giovedì, 24 aprile 2008