Politica - Dibattito
Cari compagni, su De Gennaro sono senza parole. Dove arriveremo?

di Vittorio Agnoletto*

Da Vittorio Agnoletto riveviamo e pubblichiamo questa sua lettera pubblicato sabato 12 gennaio da Liberazione.


12/01/2008

Cari compagni quando mercoledì ho aperto i giornali sono rimasto sbalordito: Gianni De Gennaro, l’ex capo della polizia, nominato commissario straordinario per l’emergenza rifiuti in Campania con un convinto sostegno bipartisan. Ho immediatamente sfogliato i quotidiani, certo di trovare una dura presa di distanza da parte di Rifondazione e di tutta "la Sinistra, l’Arcobaleno".

Ma poi leggo quanto dichiara Gennaro Migliore al Corriere : "Noi manteniamo le nostre riserve sull’operato del prefetto De Gennaro a Genova... continueremo a chiedere la Commissione d’inchiesta. Ma in questo momento per noi sono più importanti i contenuti delle decisioni di Palazzo Chigi". Su Repubblica gli fa eco Giovanni Russo Spena: "Manteniamo il nostro giudizio sulle sue responsabilità al G8, ma questa prova difficile a cui è stato chiamato ora può riscattarlo sul piano della professionalità". Resto senza parole.

Poi immagino la fatica e anche alla sofferenza interiore che deve aver attraversato questi compagni quando hanno rilasciato tali dichiarazioni. Li conosco bene - Giovanni da oltre trent’anni, Gennaro da quasi dieci - e li penso compressi nel difficile ruolo istituzionale che gli è stato affidato, nella responsabilità che sentono pesare sulle loro spalle, stretti tra il tentativo di far sopravvivere questo governo e la coerenza con la loro storia ed il comune sentire di tutti noi, della nostra gente.

Non li invidio. Non voglio sottrarmi a responsabilità che sento collettive, mi sforzo di cercare di capire. Ma non posso non domandarmi fino a dove sia lecito spingersi senza rischiare di perdere per strada le ragioni stesse del nostro percorso, della nostra storia, delle nostre speranze. Più volte parlando con alcuni nostri parlamentari ho ascoltato tutta la loro drammatica sofferenza quando hanno dovuto votare sull’Afghanistan, quando hanno approvato una finanziaria che moltiplica le spese militari o il recente accordo sul welfare. Non so se questo sia l’unico modo possibile di stare al governo, non ne ho la certezza. Ma se fosse così mi domando quanti rospi dovremo ancora ingerire. Non c’è forse un limite invalicabile oltre al quale rischiamo di trasformare noi stessi in qualcosa d’altro senza averlo mai deciso, scoprendo all’improvviso di aver perso la connessioni e forse anche il linguaggio comune con molta della nostra gente? Provo a sforzarmi ma non ce la faccio. Non riesco proprio a capire la relazione che intercorre tra un ex capo della polizia, affiancato da un militare, il generale di divisione Franco Giannini, e la gestione di un disastro sociale come l’attuale situazione dei rifiuti a Napoli; la polizia e l’esercito per rispondere alle proteste della popolazione esasperata dall’assenza e dalle ambiguità, per non dire peggio, delle istituzioni locali negli ultimi anni? Ma poi, perché proprio De Gennaro? Possibile che in tutta Italia non vi fossero altre persone in grado di affrontare una simile difficile situazione? La Costituzione sospesa per tre giorni, Carlo ucciso,migliaia di pacifisti pestati a sangue, la notte cilena della Diaz, le torture di Bolzaneto e noi "manteniamo le nostre riserve"!? De Gennaro, accusato di istigazione alla falsa testimonianza perché avrebbe indotto l’ex questore di Genova a sistemare le proprie dichiarazioni relative alla mattanza alla scuola Diaz e noi diciamo che ora "può riscattarsi sul piano della professionalità"!? No,non credo proprio sia utile aspettare per veder come va a finire. Oltretutto vi é anche il rischio che, replicando il "modello Genova", anche in Campania ad essere colpita sia la popolazione pacifica di Pianura, che ha deciso di protestare per difendere i suoi diritti e non i provocatori al soldo della camorra.

Cari compagni, caro Giovanni e caro Gennaro, scusatemi ma proprio non riesco a capire. Quel tremendo luglio del 2001 eravamo là insieme, sappiamo tutti di cosa stiamo parlando: Genova non è stata una parentesi, un errore involontario, ma una scelta voluta e consapevole di chi allora era ai vertici della politica e delle forze dell’ordine. E’ inaccettabile che chi è accusato di aver tradito la fiducia che lo Stato e il Paese avevano riposto in lui come capo della Polizia, sia prima promosso capogabinetto del ministero dell’Interno e poi riceva un altro incarico di così rilevante responsabilità. E forse nel governo c’è già chi pensa di ringraziarlo ulteriormente per quanto fatto a Genova affidandogli, nel prossimo futuro, il coordinamento dei servizi segreti o la presidenza di Finmeccanica. E allora non ci chiederanno di sostenere pure questa nuova proposta? No, la nostra storia è diversa; su Genova, così come su Porto Alegre abbiamo insieme fondato l’idea che fosse possibile cambiare il mondo e anche il modo di far politica. Indipendentemente dalla nostra temporanea collocazione al governo o all’opposizione. Non c’è ragione di Stato che mi possa far cambiare idea: il maggior responsabile delle violenze di Genova non potrà mai avere la mia fiducia.

*eurodeputato Prc-Se



Martedì, 15 gennaio 2008