Politica - Dibattito
La delusione PD

di Rosario Amico Roxas

Le iniziative di dialogo intraprese da Veltroni hanno profondamente deluso molti aderenti al PD che avevano creduto ad una nuova fase politica, finalmente, svincolata da decisioni verticistiche; invece stiamo tornando indietro verso gli albori della prima repubblica.
Se al cavaliere fosse riuscita l’operazione “spallata” sulla finanziaria, oggi non starebbe seduto ad un improbabile tavolo di concertazione con il PD; si è presentato a tale tavolo con tutta la forza della comunicazione di massa di cui dispone, più per intimorire l’avversario che per convincerlo. Infatti non ha convinto la base PD.
Da anti-politico che pretende di fare politica, Berlusconi ha assunto il ruolo, tutto improvvisato, del conciliatore, dell’uomo aperto al dialogo, del populista in servizio permanente effettivo.
Su queste basi si è aperta una trattativa che non può portare da nessuna parte, perché troppo diversi gli intenti, i metodi, i programmi e, principalmente, gli interessi.
Lo stesso Cesa ha certificato che il cavaliere nei cinque anni di governo ha tutelato più gli interessi privati che quelli pubblici (…e se lo dice Cesa…!).
L’incontro Casini, Fini, Montezemolo, invece apre spiragli totalmente diversi; sia Casini che Fini sono usciti rafforzati dalla “pulizia etnica” scaturita dalle pressioni esterne del cavaliere: la fuoriuscita di Storace da AN, con un modesto seguito, ha fatto pulizia dei nostalgici che tanto piacciano al cavaliere; mentre la fuoriuscita di Giovanardi dall’UDC ha eliminato la quinta colonna berlusconiana insediata in quel partito.
Si ipotizza, così, la formazione di un polo di equilibrio, lontano dagli estremismi e dai fondamentalismi politici.
L’estrema sinistra al governo ha ampiamente dimostrato di non possedere quella cultura di governo necessaria a pilotare la politica dei “piccoli passi” di conquista, con una coalizione fortemente articolata, pretendendo “tutto e subito”, creando, così, le condizioni per arrivare a “niente e per sempre”.
La vocazione del PD, così per come è scaturita dalle attese popolari, è quella di un programmato sviluppo socio-economico “equilibrato”, che soddisfi, insieme, le legittime attese delle classi più deboli e la programmazione futuribile di ripresa economica in un regime di libero commercio, pur se controllato nelle sue applicazioni.
L’aspirazione generalizzata è quella di una integrazione, di reciproca solidarietà, in grado di superare quella lotta di classe della quale si è pasciuto il bipolarismo inventato da Berlusconi che oggi rinnega, ma solo perché risultato perdente.
Cambiare la camicia con cravatta con una proletaria “polo” non basta per fare accettare le ipotesi di così repentino cambiamento, perché intatte rimangono le ragioni di sfiducia globale, come intatte sono rimaste le motivazioni che perfezionano il conflitto di interessi.
Il PD non è scaturito da esigenze personalistiche, almeno nelle intenzioni di quanti abbiamo votato con convinta partecipazione; non è nato per fare da sponda passiva alle improvvisazioni della politica-spettacolo o al lavaggio del cervello della pubblicità martellante; ha una vocazione genuinamente popolare, per far sì che il popolo abbia un governo e non, come vorrebbe Berlusconi, che un governo abbia un popolo che lo sostiene per poter proseguire nel suo personale itinerario, gabellando le proprie iniziative come espressioni della volontà popolare.
E’ già accaduto negli anni ’20 del secolo scorso.

Rosario Amico Roxas

(raroxas@tele2.it)



Venerdì, 07 dicembre 2007