Politica - Sicilia
Dalla mafia politicizzata alla politica mafiosa

di Rosario Amico Roxas

UNA volta l’organizzazione mafiosa si serviva della politica; il “deputato” era un esecutore degli ordini che gli venivano impartiti, non aveva nessun potere autonomo se non quello di intervenire sulle istituzioni secondo un indirizzo che gli veniva ordinato.
L’uccisione di Salvo Lima modificò la struttura centrale, evidenziando lo stato di sottomissione della politica che da minacciabile era diventata perseguibile. La politica si riorganizzò, utilizzando i poteri istituzionali al fine di stravolgere lo stato precedente: adesso è la politica che si serve della mafia.
Quando la politica attiva, quella che tiene in mano le redini istituzionali, si rese conto della propria debolezza di fronte alla rigida organizzazione mafiosa, allora cambiò registro. Fu in grado di far sentire la sua presenza servendosi di condanne esemplari, cattura di latitanti in servizio permanente effettivo, confisca di beni.
La mafia fu costretta a operare una scelta.
Precedentemente la “cupola” mafiosa era più interessata al potere, con il quale pilotava appalti, processi, connivenze, investimenti, trasformando il potere in denaro.
Fu messa all’angolo, non con una lotta per la eradicazione del fenomeno che stringe d’assedio la regione con ampie metastasi sul territorio nazionale, ma per sottometterla alla politica ricavandone profitti, protezione, connivenze nascoste.
Fu una equa divisione dei ruoli: alla politica il potere e alla mafia la trasformazione del potere in denaro, creando un flusso continuo messo a disposizione di entrambi i contraenti.
La mafia è diventata manovalanza esecutiva; i vari capi-dei-capi sono soltanto referenti e coordinatori in un progetto di penetrazione sempre più invadente.
· La possibilità di far rientrare capitali dall’estero senza pagare ammende e senza dover dichiarare la provenienza, fu uno dei regali più importanti fatti alla mafia dal dopoguerra, quando “gli alleati” affidarono all’organizzazione mafiosa financo lo sbarco in Sicilia, ricompensato con l’attribuzione di un potere politico che non aveva mai registrato. La “ripulitura” dei soldi sporchi costava alla mafia non meno del 25/30% del capitale, attraverso banche compiacenti, tra le quali la banca Rasini, tuttora inquisita, con uno storico che non si è voluto mai appurare.
· La depenalizzazione del falso in bilancio permise alle aziende “pulite” della mafia di sanare tutte le pendenze che non potevano più essere mimetizzate.
· Le sanatorie fiscali hanno restituito verginità alle organizzazione che precedentemente godevano delle protezioni dei politici sottomessi; cambiato il sistema diventarono le istituzioni ad elargire provvedimenti, in cambio dell’appoggio elettorale.
Così si vince 61 - 0.
In mano alla politica la mafia ha rafforzato la propria radicazione sul territorio transitando da fenomeno criminale a fenomeno culturale; così in Sicilia è emersa la cultura mafiosa che genera la dipendenza dei cittadini dal potente del quartiere che è referente del potente della circoscrizione, che è referente del potente del mandamento, che è referente della cupola che, a sua volta, riferisce solo al potere istituzionale diventato la super-cupola in doppio petto.

Rosario Amico Roxas



Lunedì, 18 febbraio 2008