Politica - Dibattito
L’industria culturale

di Rosario Amico Roxas

Lo stravolgimento dei valori insiti nell’uomo ha modificato tutta l’architettura dello sviluppo umano, confinandola dentro un mondo materiale, a senso unico, che ha inglobato nei suoi ingranaggi anche le coscienze.

In questa nuova architettura c’è una frattura verticale che separa il mondo Occidentale, che dello sviluppo tecnologico ha fatto il fulcro della sua storia contemporanea, dal resto del mondo; dalla parte occidentale c’è una società massificata, dedita al capitalismo più sfrenato, in grado di condizionare l’autonomia dell’individuo; dall’altra parte il resto del mondo, che non riesce a percepire di essere diventato ostaggio della prima in una corsa insensata verso il progresso, identificato esclusivamente con il progresso della tecnologia. La società occidentale capitalistica ha ridotto ogni valore a merce di scambio, a bene di consumo, con le leggi dell’economia e del profitto che vengono privilegiate nei confronti delle leggi della natura, della pacifica convivenza e della solidarietà fra tutti i popoli.

Le idee e, quindi, le ideologie, hanno perso il loro peso sulla coscienza, sostituite con l’anti-idea della modernità; una modernità che ha colpito al cuore le coscienze, iniettando una fede cieca in una tipologia di ragione che, pretendendo di rendere gli uomini padroni di sé e della natura, li ha precipitati in un baratro irrazionale. La conoscenza scientifica si è ridotta ad una mera ricerca quantitativa, molto attenta alla correttezza formale, ma non ai contenuti, diventando, così, uno strumento della società capitalistica, che ha incarcerato nei suoi ingranaggi le coscienze e con esse lo sviluppo della centralità dell’uomo.

La frattura verticale della nuova architettura dello sviluppo si aggrava ulteriormente, in quanto inizia il percorso con l’esercitare il dominio dell’uomo sulla natura, ma sfocia, ineluttabilmente, nella volontà di dominio dell’uomo sull’uomo, della struttura sociale sulla struttura individuale.

Anche la cultura ha smarrito la sua autonomia e si è trasformata in una "industria culturale", che sfrutta ogni bene solo a fini commerciali e soffoca ogni libertà di scelta e di analisi individuale; prevale la dittatura del pragmatismo capitalistico, che dà valore solo a ciò che ha successo commerciale.

L’alternativa all’ "industria culturale", che stratifica ogni manifestazione culturale in una categoria omogenea e acritica, resta il Nuovo Umanesimo, testimone dell’esistenza, nel cuore degli uomini, di qualcosa che non si può piegare alla "volontà di potenza" del mondo capitalistico, di qualcosa che è sopravvissuto alla stratificazione massificante degli interessi materiali. Nel nuovo liberismo materialistico tutto è mercato e tutto avviene in funzione del mercato; tutto si compra e tutto è in vendita. I bisogni vengono alterati in funzione della produzione, cos’ non si produce in funzione della domanda e delle necessita, ma la domanda viene pilotato in funzione del maggior utile. Gli antichi valori che hanno pilotato il mondo vengono relegati nella soffitta della coscienza; categorie umane come la solidarietà, l’amicizia, la com-passione, non si trovano nelle bancarelle neo-liberali, perché è merce deperibile e non si trovano più venditori.

Rosario Amico Roxas(raroxas@tele2.it)



Venerdì, 18 gennaio 2008