Croce celtica sì, bandiera della pace no!

di Sergio Paronetto

CHE tristezza il divieto di manifestare in piazza Brà, intimato alla "Carovana della pace", promossa dai comboniani con il motto "Nella mia città nessuno è straniero", perché l’eventuale presenza della bandiera arcobaleno costituirebbe un simbolo di parte da accantonare per "evitare situazioni di disagio e di discordia". E’ l’ennesima perla infilata nella collana del municipalismo settario e del populismo etnico della nostra città dopo il ritiro di Verona dal Coordinamento degli enti locali per la pace, la fine del Municipio dei Popoli e del premio Melegari, la chiusura della Consulta degli Immigrati, il rifiuto di partecipare alle feste-incontri con gli islamici e altro. "Dispotica e ridicola": così la "Carovana" ha definito la decisione dell’amministrazione comunale di Verona. Da parte mia tre osservazioni.

1. Di questo passo ogni manifestazione dovrebbe essere vietata o limitata perché ogni simbolo politico (dalla croce celtica alla falce e martello, dal guerriero leghista allo scudo crociato) o religioso (dalla croce alla mezzaluna, dal candelabro ebraico all’albero buddhista) può in teoria provocare "disagio" e alimentare "discordia". Ora tutti sanno che a Verona può sfilare la croce celtica (15 dicembre 2007) in un corteo con la presenza del sindaco ma è vietata l’esposizione della bandiera della pace. La Giunta comunla si rende conto in quale spirale sta facendo precipitare la cultura civile della città?

2. Non si può giudicare un simbolo senza conoscerne la storia. Una delle prime apparizioni della bandiera arcobaleno è avvenuta negli anni ’50 durante le manifestazioni per il disarmo atomico organizzate da Bertrand Russel, famoso per le sue lettere ai potenti firmate anche da Albert Einstein. In Italia, nel 1961, Aldo Capitini, fondatore in Italia del Movimento Nonviolento, trasforma la bandiera arcobaleno in simbolo della prima marcia da Perugia ad Assisi.

D’accordo con i francescani di Assisi, che diventeranno co-promotori della marcia, egli fece comporre la bandiera da alcune donne e ragazze. Oggi la marcia Perugia-Assisi, alla quale il Comune di Verona ha deciso di non partecipare, avviene per iniziativa della "Tavola per la pace" nel contesto delle Assemblee dell’"Onu dei popoli".

3. La bandiera si richiama al capitolo 9° del libro della Genesi, alla promessa di vita dopo il diluvio. Dio promette di non distruggere più la terra e ordina agli uomini di non uccidere: "chi sparge il sangue di un uomo, per mezzo di un uomo il suo sangue sarà sparso; perché quale immagine di Dio ha Egli fatto l’uomo [...] Questo è il segno dell’alleanza che io pongo tra me e voi e ogni essere vivente che è con voi, per tutte le generazioni future; io pongo il mio arco tra le nubi ed esso sarà segno di alleanza tra me e la terra". L’arcobaleno è, contemporaneamente, promessa divina e impegno umano per la vita. Indica la speranza della pace che può abitare in ogni persona e in ogni popolo. Raccoglie sette colori (sette è numero simbolico indicante moltiplicazione e totalità) proprio per evitare l’identificazione con un solo colore, una sola realtà politica o culturale, una sola nazione. Oggi, visto che il raggruppamento politico che si era appropriato dell’arcobaleno è stato elettoralmente punito e non è presente in Parlamento, a maggior ragione la bandiera può essere rilanciata come segno plurale, fraterno, universale. Shalom.

Sergio Paronetto





Sabato, 27 settembre 2008